Dimostramelo

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Quando suonò la sveglia non volevo alzarmi. Mi sentivo male, avevo un buco al posto del cuore.

Mi ero rigirata nel letto per buona parte della notte e quando finalmente avevo chiuso gli occhi il mio sonno era disturbato e agitato. In quei pochi mesi mi ero abituata a dormire con il peso del corpo di Leonardo sulla schiena, mi ero abituata a sentire le sue mani che tentavano di svegliarmi nel cuore della notte perché il desiderio lo privava del sonno.

Quella mattina il mio letto era freddo. Allo stesso modo era freddo il mio cuore.

Mi ritrovai a pensare a una frase che mi aveva detto tanti anni prima mia nonna: "l'amore fa soffrire". Mi stupii di quel pensiero. L'amore? Soffrivo in quel modo perché, da una semplice cotta, il mio sentimento per Leonardo si era trasformato in amore?

Eppure quando lui mi aveva detto "ti amo" mi ero sentita arrabbiata. Possibile che anche Leonardo provasse qualcosa di profondo? Possibile che i baci e le carezze che mi dedicava fossero dettati dai sentimenti e non solo dal desiderio? Se in me qualcosa stava cambiando era così lontana l'eventualità che stesse accadendo lo stesso a lui?

Scacciai immediatamente tutti questi dubbi. Mi convinsi che era inutile rimuginarci sopra, tanto ormai mi ero rovinata con le mie stesse mani allontanando Leonardo.

Mi sedetti sul letto. Ero veramente giù di tono quel giorno, ero esausta e instabile. Non avevo alcuna voglia di andare a lavoro. Mi alzai e presi dal mio ufficio un cartellino. Scesi in negozio e lo appesi alla porta. Quel giorno sarei rimasta chiusa in casa a elaborare il lutto.

***

Leonardo la sera prima era tornato a casa con la madre, in silenzio. Stava rimuginando sull'esortazione ricevuta: "Oh insomma! Se la ami cercala, batti il chiodo, non ti arrendere. Era una gran bella ragazza!". Era davvero bella. E pensare che l'ultimo pensiero avuto prima di schiantarsi tra la ghiaia era andato a lei, alla curva del suo seno sopra di lui, al modo in cui si mordeva le dita per non venire subito durante l'amplesso. Poi la botta e quasi non l'aveva sentita a causa dell'irretimento provocatogli da quei pensieri.

Sapeva di aver detto "ti amo" con una tempistica sbagliata, ma gli era uscito dalla gola senza che se ne accorgesse. Eleonora non gli aveva creduto, ma la sua esclamazione non era stata calcolata, gli era uscita quasi fosse una supplica: "Ti amo." equivaleva a "Non te ne andare."

Inoltre non riusciva ad accettare totalmente l'idea di non correre più delle gare. Le parole della madre lo stavano facendo riflettere, magari era davvero il momento di rallentare. Ne valeva la pena per Eleonora? Forse, da quando le aveva sentito pronunciare la parola "pausa" lo aveva preso una frenesia d'animo incontrollabile e doveva porvi fine. Doveva vederla. Doveva riaverla. Doveva, subito.

Si agitò sul sedile dell'auto e fu come se un coltello lo trapassasse dalla scapola al petto. Doveva vederla, ma non quella sera. Metà del suo busto era violaceo e faceva troppo male.

Il giorno dopo non andava meglio, la prima cosa che fece fu inghiottire un antidolorifico. Si cosparse tutti gli ematomi con le pomate prescritte dai medici, ma il dolore era ancora più pungente della sera prima. Non aveva comunque intenzione di rimanere a letto come un infermo. Voleva andare da Eleonora e l'avrebbe vista a costo di farle un'improvvisata in negozio!

A metà mattina passò di fronte alla sua vetrina, ma trovò solo una targhetta a informare che sarebbero rimasti chiusi. Era a tal punto arrabbiata con lui da non poter lavorare? O forse le era successo qualcosa e stava male?

Il cervello di Leonardo vagliò svariate possibilità, non riuscendo comunque ad arrendersi al fatto che non l'avrebbe vista. Le doveva parlare, la voleva vedere. Agì d'istinto. Scavalcò il cancello che separava il piccolo giardino dalla strada. Il busto pulsava ad ogni sforzo, ad ogni movimento, ma lui non si sarebbe calmato fino a che non le avrebbe parlato. L'avrebbe obbligata a discutere se necessario, per quanto riguardava le corse in moto in primo luogo. In secondo luogo, non si sarebbe scusato per quel "ti amo", se lei voleva lasciarlo lo avrebbe fatto perché LEI non provava lo stesso sentimento, non perché lo accusava di mentire. Ed era effettivamente possibile che lo avrebbe lasciato, in ogni caso.

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