Manganelli, nirvana e portoni

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Ero molto in ritardo per l'appuntamento con Leonardo, lo sapevo nonostante non avessi guardato l'orologio con precisione. Uscii velocemente di casa e corsi a prendere la mia bici. Afferrai saldamente il volante. Pensai a quanto fosse strana una bici col volante, ma non c'era tempo! Pedalai a più non posso verso la periferia del paese. Sentivo di aver dimenticato qualcosa di fondamentale, ma avevo troppa fretta per pensarci in quel momento.

Mi persi in mezzo alle viuzze e alle strade di campagna aumentando il mio ritardo. Fui attanagliata da uno stato di profonda ansia.

Stavo per disperare, quando vidi la casa che stavo cercando. Rimasi stupita, Leonardo abitava proprio nella stessa casa del mio primo fidanzatino.

Bussai alla porta e immediatamente mi aprì, mi fece segno di entrare salutandomi con un semplice "ciao". Era strano: al posto del suo atteggiamento provocatorio aveva assunto un'aria assolutamente innocente, quasi fanciullesca. Inoltre mi stupii del fatto che la casa era rimasta esattamente la stessa la quale avevo conosciuto quindici anni prima, televisore anni novanta compreso.

Sentii una voce di donna provenire dalla stanza affianco, una voce che accese un ricordo indefinito nella mia memoria:

- Leonardo presentami la tua amica!

Era sua madre! Avrei preferito non incontrarla, una profonda inquietudine mi attanagliò il petto.

Rimasi impietrita e inorridita. Una donna esattamente identica a me era entrata nel salotto e parlava, ora lo ricordavo, con la voce della madre del mio primo ragazzo, lo stesso che aveva abitato in quella casa. Indietreggiai di qualche passo per la paura. Non capivo cosa stesse accadendo.

- Tu devi essere Eleonora! Piacere di conoscerti!

La "me stessa" che parlava si avvicinò tendendomi la mano. Ero paralizzata dal terrore.

Istintivamente mi girai verso uno specchio che prima non avevo notato, situato alla mia destra, e vidi riflesso il viso appuntito e scarno dei miei quindici anni. Il cuore mi scoppiò quasi dal petto e mi misi a urlare...

Mi svegliai in un sussulto, completamente bagnata di sudore. Respirai più volte, tentando di convincermi che fosse solo un sogno. La stanza era buia ed io ero coperta fino al naso dal piumone dentro al mio letto. Nonostante ormai fossi sveglia e perfettamente lucida il senso di angoscia che mi aveva pervaso nel sogno continuava ad attanagliarmi. Cercai di ricordare i dettagli rimasti nella mia memoria: la casa, il mio viso sulla donna o il mio stesso viso più giovane nello specchio.

Era ovvio che il mio inconscio mi stava mandando un chiaro messaggio: "Non metterti con un ragazzo più piccolo". Il mio viso era sul corpo della madre di Leonardo, Freud avrebbe avuto tanto da dire al riguardo.

Fu come se mi fossi svegliata da uno stato di sonnambulismo, ripensai in maniera analitica a quello che mi era successo nell'ultima settimana. Ma che cosa stavo facendo? Io e Leonardo ci conoscevamo da una settimana appena e avevo già rischiato di andare a letto con lui. Avevo spento il cervello. Forse il mio era un tracollo ormonale, vista la lunghezza della mia astinenza dal sesso.

Lui diceva di non volere una storia di solo sesso, se anche fosse stato vero, io cosa volevo? Stavo impazzendo.

***

- Milli preparati perché ti sto per sganciare una bomba.

Avevo bisogno di un parere, di parlarne con qualcuno e Catia era ancora in viaggio di nozze. Così chiamai Milena.

- Ti ascolto... Dimmi.

- Ho quasi fatto sesso con Leonardo ieri sera.

Cadde il silenzio dall'altra parte della cornetta.

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