Capitolo 18

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-sono nato a Città del Messico.- incomincia a raccontare la bestia. -i miei genitori erano due poveri contadini, che vivevano di quel poco che riuscivano a coltivare nell'arido appezzamento di terra che gli era stato lasciato in eredità dalla famiglia. Avevano qualche albero di pere, un po' di pomodori, delle angurie e dei mandarini, ed era tutto ciò di cui si nutrivano al tempo. Io sono nato con delle gravi malformazioni perchè ero malnutrito. Inoltre, quel poco che coltivavano lo vendevano al mercato del paese, ma i soldi che ne ricavavano li dovevano dare ai narcotrafficanti per poter comprare la droga.
Insomma, era davvero un periodo difficile per la mia famiglia, e io odiavo vederli così tristi per via dei pochi pomodori e mandarini che riuscivano a vendere.
Così, quando compii 18 anni, seppi di avere l'età giusta per poter lavorare, e portare a casa anch'io la mia parte, per poter rendere orgogliosi i miei genitori. Così entrai nel cartello, e diventai un bravissimo spacciatore, anche perchè il mio strano aspetto malformato spaventava tutti quelli che volevano mettersi contro di me. In poco tempo divenni un capobanda, e miei genitori non erano mai stati così fieri.

-senti...- lo interruppi. -scusa se ti fermo, ma cos'ha a che fare tutto questo con me?

-pazienta, ragazza, e ti prometto che alla fine di questa storia avrò risposto a tutte le tue domande.
Insomma, ero un grande imprenditore e avevo reso felice la mia famiglia, sembrava un sogno. Purtroppo, ogni bel sogno prima o poi finisce.
Un giorno arrivò in città un forestiero, un poveraccio, che sembrava non avere nessun genere di abilità, nè fisica nè tantomeno cerebrale. Il giovane si presentò alla mia porta, avvolto in stracci logori e nascosto in volto dal sombrero più grande che io avessi mai visto, e mi pregò di potermi servire umilmente. Io, col cuore pieno di compassione, lo feci entrare e gli diedi del pesce, che egli sbranò voracemente mentre ancora si dibatteva. Poi gli misi in mano un mocio e un secchio d'acqua, e gli dissi che il suo compito sarebbe stato quello di lavare di lavare i pavimenti, ogni tanto, quando aveva voglia di guadagnarsi un pesce. Restò con me diverse settimane, lavava tutti i pavimenti una decina di volte al giorno e mangiava tutto il pesce che gli concedevo, si trascinava da un capo all'altro della casa penosamente, senza parlare, con fare cupo e concentrato. In breve, aveva imparato che il mocio non gli era più utile del suo stesso corpo: era molto più veloce quando rovesciava il secchio d'acqua e sapone e si metteva a strofinare i pavimenti con la sua grossa pancia sporgente. La sua folta peluria marrone era ottima a questo proposito, e divenne talmente bravo che i miei pavimenti iniziavano ad assottigliarsi a causa di tutto quello strofinare. Ma io non me ne accorsi finchè non fu troppo tardi.
A maggio, un grosso affare venne chiuso fra la mia banda e i più gentili sbirri della città, portandoci ricchezza e gioia, così invitai i miei vecchi amici e collaboratori per una festa a casa mia. Bevevamo e ridevamo e ascoltavamo musica tutti insieme felici, e quel giorno il ragazzo mocio non si fece vedere in giro. Era un peccato, pensai, perchè mi sarebbe piaciuto festeggiare insieme a lui la nostra fortuna, avrei voluto dagli un paio di pesci in più del solito. Solo dopo capii perchè non era lì presente insieme a noi. A un tratto il dj della festa fece partire la canzone a cui tutti noi eravamo più affezionati e l'emozione si fece largo fra la folla, cantammo tutti a squarciagola e ballammo a ritmo di musica. La canzone era da poco iniziata quando venne la parte preferita da tutti noi: tranquilla maman sto con lei che sta shakerando, shakerando, aaaah shakerando...- il signor bradipo si asciuga una lacrima di commozione che sta scendendo dai suoi grandi occhi umidi, mentre canta il motivetto mormorando sconsolato. -con la musica alta e le nostre grida nessuno si accorse del pavimento che stava scricchiolando, e poi tutto accadde con una rapidità sconcertante. Il pavimento sotto inostri piedi cedette, ci ritrovammo tutti catapultati di sotto, e dopo un terribile rumore angosciante tutto si fermò, la musica, le risate, il canto, la gioia, persino la luce non c'era più, eravamo circondati dalle tenebre.
Il silenzio era assordante.- fa una lunga pausa, in cui mi accorgo che il suo respiro è affannoso e le sue fauci contorte da una smorfia addolorata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 11, 2023 ⏰

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