capitolo 7.

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Sono ore che stiamo volando e io non ho ancora trovato il coraggio di dire una sola parola: così tante domande mi frullano per la testa che non so da dove iniziare.

Il tricheco non ha mai smesso di canticchiare da quando siamo partiti.

Ormai è sera e il sole sta tramontando. Phil si sta dirigendo proprio nella sua direzione.

Abbiamo sorvolato kilometri e kilometri di campi coltivati, di tanto in tanto intervallati da piccole cittadine che si ingrandivano più aumentavamo la distanza fra noi e l'ospedale da cui eravamo partiti.

Voliamo a un'altezza tale da non poter distinguere le case e le strade, e un paio di volte ho intravisto in lontananza degli aerei di linea con una traiettoria più bassa della nostra.

A un certo punto la terra lascia il posto all'oceano, che in questo momento sembra non avere una fine, ed è qui che mi decido ad aprire bocca.

«dove stiamo andando?» grido, per sovrastare il rumore del vento.

«non posso dirtelo» mi urla di rimando. Meno male che doveva risolvere tutti i miei dubbi.

«perché mi stai portando via?»

«per aiutarti. Eri in pericolo in quel posto. Non sai di cosa può essere capace quel ragazzo, è malefico»

«che ti ha fatto?» non so se mi interessa davvero sapere tutto questo, visto che ci sono buone probabilità che sia tutto nella mia immaginazione. Ma tanto vale passare il tempo così, visto che sembra che il viaggio sarà molto lungo.

«mi ha rovinato la vita. E lo farà anche con te se ti farai trovare. Ti nasconderò dove nessuno verrà a cercarti, e con un po' di fortuna non servirà altro.»

«tu sai cosa mi è successo? Quando ero sul pontile, e sono caduta...»

«non sono nella tua testa, Abby» mi interrompe. «non posso sapere cos'hai sognato. Ma so per certo che qualsiasi cosa fosse, non era frutto della tua mente. È stato Chris.»

Cosa... Cosa intende dire con "Non sono nella tua testa"? Mica mi sarò inventata tutto... oppure sì? Effettivamente sembra che la mia immaginazione si stia prendendo un po' troppe libertà ultimamente...

«Chris? E cosa mi ha fatto?» non ci capisco più niente.

«al Dipartimento hanno dei sieri che possono iniettare sogni, pensieri e idee. Lui aveva progettato tutto: la caduta nella tua stanza, il coma. I sogni. E addirittura il risveglio traumatico e il suo presunto tradimento. Tutta opera sua. Non sono ancora riuscito a scoprirne il motivo, ma ti giuro che non gli lascerò portare a termine il suo stupido piano! Farò di tutto per tenerti al sicuro, te lo prometto.»

Mi commuoverei per queste sue parole dolci, se non fosse una creatura immaginaria che ho appena conosciuto e che mi ha rapita per portarmi chissà dove.

Lui sembra captare i miei pensieri.

«Abby, ti prego. Devi fidarti di me. Anzi, a dirla tutta dovresti fidarti solo di me. Capisco che ora sei in dubbio, ma saprai presto che sto dicendo la verità.»

Mi da l'idea di essere sincero, anche se mi sembra tutto così assurdo. Una settimana fa ero la persona più normale del mondo e ora sto parlando con questo tricheco volante.

Per il momento scelgo di accontentarlo, di provare a fidarmi di lui. Infondo, la mia vita ora è nelle sue mani. O meglio, ali.

«posso farti una domanda?»

«certamente»

«come puoi essere un tricheco parlante con le ali?»

«non sono un tricheco. Sono un Imagotarino, ti prego di non dimenticarlo mai.» imagoche? Me ne sono già dimenticata. «ma in fondo... non sono nemmeno questo. Io sono umano, proprio come te. O meglio, lo ero. Poi è arrivato Chris e mi ha rapito per ordine del DASCCFMLS. Per anni mi hanno tenuto prigioniero, torturandomi con ogni sorta di esperimento. Quando hanno finito, il mio aspetto era quello che vedi oggi. Non potrò più tornare alla mia vera forma.»

«oddio. Ma è orribile! Phil, mi dispiace davvero tanto.» la sua storia mi angoscia molto, soprattutto perché è probabile che farò la sua stessa fine.

«ormai è inutile piangerci sopra, posso solo evitare che succeda anche ad altre pers... oh, merda!»

La sua faccia è terrorizzata e io mi guardo intorno per capire cosa possa essere successo.
Sotto di noi c'è una piccola isoletta piena di alberi e sabbia, e noto con orrore che si sta avvicinando pericolosamente a noi. Stiamo precipitando!

Sono paralizzata dalla paura, ma ancora una volta lui sembra leggermi nel pensiero e mi risponde alla domanda che non ho il coraggio di porgli.

«ho un crampo alle ali! Sono troppo vecchio per queste cose ormai. Oddio oddio oddio, moriremo tutti!»

La sua affermazione aumenta il mio panico, mentre il vento mi fischia nelle orecchie e mi colpisce la faccia a una velocità talmente alta che sento la pelle che si deforma.

Mi tengo avvinghiata al suo pelo con tutte le mie forze, ma all'ultimo il tricheco, o qualunque cosa sia, vira di scatto io perdo la presa, rotolando lontano da lui e andando a finire sull'orlo di una scogliera a picco sul mare. Riesco per miracolo ad aggrapparmi a una roccia, provo a tirarmi su, chiamo aiuto, ma infondo chi potrebbe sentirmi da quaggiù? Comincio a pensare che questa sia davvero la fine...

Un'ultimo colpo di vento violentissimo mi sospinge verso il vuoto, e io non ho più forze rimaste per oppormi.

Il Lamento Del NarvaloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora