Sogno Chris, i suoi occhi verdi, i suoi bellissimi capelli, il suo sorriso meraviglioso... e poi sogno che mi tira un ceffone in piena faccia proprio mentre stavo per baciarlo. Questo mi fa svegliare di scatto.
Dove diavolo sono?
Mi guardo attorno. Una... casa calda e accogliente?
Mi prendo la testa fra le mani. Pensavo di essere morta, insomma, quella creatura gigante e puzzolente che mi ha seguita per tutta Miami, alla fine era riuscita a prendermi. E io, ubriaca, non avevo potuto fare nulla per impedirglielo. E quindi, cosa significa tutto questo?
Mi metto a sedere sul morbido divano di stoffa blu su cui ero adagiata. L'ambiente attorno a me è piacevole, fresco, luminoso. Mi stropiccio gli occhi e sbadiglio. Cavoli, devo assolutamente mangiare qualcosa o altrimenti svengo.
Mi alzo ed esco cautamente dalla stanza, trovandomi in un corridoio lungo che mi porta in un bellissimo salotto. La cosa che mi colpisce di più di questo posto è il soffitto altissimo, sarà almeno il doppio di una casa normale, e inoltre chiunque viva qui dev'essere ricchissimo a giudicare dal lusso da cui sono circondata. Però non dev'essere qualcuno dedito alle pulizie: ci sono ciuffi di peli ovunque, per terra, sui mobili, sulle mensole, dappertutto.
Cammino verso la cucina e improvvisamente calpesto, con il piede scalzo, qualcosa di umidiccio e viscoso che mi fa venire i brividi. È una pozza di saliva?? Porca vacca, in questa casa deve vivere il cane più grande mai visto!
Mi asciugo il piede sul tappeto e decido di andare a prepararmi un panino.
Trovo tutto l'occorrente nei vari sportelli della cucina: pane in cassetta, sottilette, un po' di prosciutto. Proprio quello che ci vuole dopo una gran bevuta. Se da qualche parte trovassi anche un'aspirina, sarebbe il massimo, perché ho un mal di testa tremendo.Mentre mangio, sento qualche rumore sospetto attorno a me. Solo che ogni volta che mi metto in ascolto, non sento più nulla. Che strano. Vabbè, sarà la mia immaginazione, credo. Comunque, mi viene in mente che manca un po' di maionese in questo panino.
Mi volto verso il frigo e mi metto a cercarla, solo che in mezzo a tutte le altre cose che sono lì dentro non riesco a capire se potrebbe esserci anche la maionese oppure no. Però sarebbe strano, insomma tutti hanno la maionese. Eppure guardo in ogni angolo e non riesco proprio a vederla da nessuna parte.
D'un tratto, mi blocco d'istinto. Sento un respiro pesante dietro di me. In un attimo un odore acre e penetrante ha sostituito tutta l'aria della stanza e adesso mi sento quasi soffocare. Non ho il coraggio di voltarmi, resto pietrificata, non so cosa fare.
Un ringhio rompe il silenzio.
Un atro ringhio, più forte e insistente, segue il primo, e poi la bestia ne emette altri, tanti, facendomi percepire tutta la sua rabbia e peggiorando la mia asfissia con l'alito fetido che esce dalle sue fauci. Inizio a tremare.
Mi volto lentamente e incrocio gli occhi feroci della creatura. È a pochi passi da me, con un'aria tremendamente minacciosa, e i suoi denti e artigli mi fanno annodare le viscere. È uguale al mostro che ho incontrato nel bosco, poche ore fa, prima di svenire. È la stessa raccapricciante creatura spaventosa che è qui per finire il lavoro che aveva iniziato. È arrivata la mia fine... non posso farci nulla... Mi vengono le lacrime agli occhi pensando che questi potrebbero essere davvero gli ultimi istanti della mia vita.
La creatura muove le braccia. Mi rendo conto solo ora della strana postura in cui sta. Le grandi zampe posteriori sorreggono parzialmente il tronco, mentre quelle anteriori, lunghe e flessibili, arrancano sul pavimento come a voler trascinare in avanti il corpo. I piedi non si sollevano da terra per più di qualche centimetro, e avanzano lentamente e inesorabilmente verso di me, tracciando il mio destino.
Un altro ringhio fortissimo mi percuote, e inizio a piangere per la paura. Oh, come vorrei che i miei amici fossero qui ora per aiutarmi! Tom, dove sei? Perché non vieni a salvarmi?
I secondi passano, e poi i minuti, e io non posso fare altro che ripensare alla mia vita e sperare di averla vissuta al meglio, di aver fatto del bene, e di non avere rimorsi.
La gigantesca creatura continua a procedere verso di me, percorrendo i pochi centimetri che ci separano con una estenuante lentezza. Infine, i suoi artigli anteriori mi raggiungono e io mi raggomitolo per terra, coprendomi la testa con le braccia, singhiozzando.
La sua possente lunga zampa si avvicina piano piano, puntando le sue grinfie verso il mio corpo, e io aspetto con ansia l'impatto che non posso evitare.
Sta per graffiarmi, sto per morire.
E invece no.
La traiettoria è leggermente più alta della mia testa, va a raggiungere lo sportello del frigo dietro di me. Che abbia sbagliato mira?
Un profondo grugnito esce dalle viscere della creatura, facendomi trasalire. La sua zampa si ritrae e la creatura inizia lentamente a voltare il capo, girandosi nella direzione opposta.
Alzo la testa e mi rendo conto: ha chiuso lo sportello del frigo.
Ma cosa...?
Pensavo che volesse uccidermi, e invece voleva solo chiudere il frigo? Cos'è, ha paura che sprechi troppa corrente?
Mi alzo in piedi di scatto e corro per sbarrargli la strada: -hey, fermati! Mi devi spiegare, come mai non mi hai colpita?
Il mostro incrocia il mio sguardo ed emette un altro ruggito, stavolta più calmo dei precedenti.
-cerchi di dirmi qualcosa? Non ti capisco. Proviamo così, io ti faccio le domande e tu rispondi con un verso se la risposta è sì, con due versi se la risposta è no. Siamo d'accordo?
La creatura ringhia, profondamente, ma con una certa gentilezza che riesco a percepire dal suo tono, e così capisco che per lui va bene.
-ottimo. Allora, sei tu che mi hai rapita?
Un verso in risposta. Dunque adesso è certo, è la stessa creatura che mi ha inseguita tutta la notte fino a trovarmi nel bosco.
-questa è casa tua?
Due versi. No. Che stupida, come ho potuto pensare che questa fosse la casa di un megamostro peloso? Come diavolo avrebbe potuto comprarla, con le sue banconote fatte di peli giallastri intrecciati? O con la carta di credito che ha ritirato in banca, senza che ovviamente nessun commesso si sia chiesto cosa cavolo ci fa una creatura simile con un conto corrente?
Basta con le domande sciocche, Abby.
-c'è un modo in cui puoi comunicare con me?- gli chiedo, così magari avrebbe potuto spiegarmi tutta quanta la storia.
Un verso. Lentamente la sua lunga zampa si protende verso di me. Le dita si muovono, formando il numero tre.
-tre... tre parole? Stiamo facendo il mimo?
Due versi. No, non ci ho azzeccato.
-mmh vediamo, tre... potrebbero essere giorni, minuti, ore?
Ancora no. Rifletto, ma non mi viene in mente nulla.
-certo che potresti darmi altri indizi. Vabbè, andiamo avanti, mi vuoi uccidere?- chiedo, giusto per essere sicura.
Due versi. Ottimo, non corro alcun pericolo per fortuna. A questo punto potrei anche andarmene, ma qualcosa nel mio intuito mi sta dicendo che c'è un motivo se sono qui. Ma come faccio a scoprirlo? Sto qua non parla, non mi farà scoprire niente di utile. Decido di farmi un giro per la casa.
Devo assolutamente sapere cosa sta succedendo.
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Il Lamento Del Narvalo
Teen FictionAbby è una ragazza timida, con pochi amici, ha una vita tranquilla, ma è felice così. Un giorno il suo mondo viene stravolto da un ragazzo arrogante dagli occhi magnetici al quale Abby non potrà più smettere di pensare. Tutte le sue certezze, i suoi...