capitolo 2.

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Mi alzo il cappuccio sulla testa e mi stringo le braccia al petto nel tentativo di ripararmi dal vento, mentre aspetto che Cassie mi raggiunga alla porta principale della scuola.

All'uscita arrivo sempre prima io al nostro solito punto di incontro, visto che ovviamente io non vedo l'ora di allontanarmi da quel luogo. Lei invece si trattiene sempre in classe a parlare con i professori, e io certe volte mi chiedo come possa non esaurire mai le domande su argomenti così noiosi.

So già che dovrò aspettare parecchio, così recupero le cuffiette dalla cartella mentre uno degli ultimi gruppetti di ritardatari scende i gradini dell'entrata ridacchiando.

Sto per accendere la musica ma mi rendo conto che, pur essendo ancora fermi sugli scalini, i ragazzi hanno smesso di parlare.
Incuriosita, mi volto verso la loro direzione e mi ritrovo ad annegare nelle due iridi più belle che io abbia mai visto.

Sta sorridendo.

A me.

Si avvicina lentamente e noto che non ha un'espressione amichevole, ma di scherno. Mi sa che è tornato per un altro round di insulti.

«hey, guardate! Il castoro di cui vi ho parlato prima!» esclama rivolto ai suoi amici, dietro di lui.

Non voglio scontrarmi con uno sconosciuto mentre sono ancora dentro i cancelli della scuola.

I ragazzi ridono, mentre io mi giro dall'altra parte e mi dirigo a passi rapidi verso casa.

Dietro di me li sento ridere ancora più forte, e anche se ormai sono abbastanza lontani, vengo raggiunta da un'altra frase:

«scappa pure, vai a costruire le tue dighe, ma poi togliti i pezzetti di legno dai denti!»

Questo è troppo.
Mi giro di scatti e torno sui miei passi, andando rapidamente verso di lui e caricando il mio pugno con tutta la rabbia dell'umiliazione subita.

Lo colpisco in piena faccia, sentendo uno sgradevole scricchiolio e temo che provenga dalla mia mano, perché nell'impatto provo una fitta lancinante al polso.

Lui vola all'indietro e sbatte violentemente il sedere sulla ghiaia del vialetto, lasciandosi sfuggire un gemito.
Dal naso gli sta colando una cascata di sangue, e mi rendo conto che il preoccupante rumore di prima proveniva da quello.

Ma da dove viene tutta questa forza?
Sono in difficoltà a sollevare la cartella ma riesco a stendere il ragazzo più muscoloso della scuola?

Non so se devo sentirmi un dio o se è meglio che inizi a correre.

Credo che opterò per la seconda, visto che noto solo ora il volto sconvolto di Cassie, che evidentemente ha avuto il privilegio di osservare la scena dall'alto del quinto gradino. «Abby! Ma che sta succedendo?» grida.

Non sarei mai in grado di dare una spiegazione a quello che è appena successo, né a lei né a nessun altro.
Inizio a correre furiosamente verso casa mia, ignorando i patetici lamenti del ragazzo pesto e gli scioccati richiami della mia amica che cerca di raggiungermi.

Non vedo l'ora di stendermi sul letto e dimenticarmi tutto ciò che è accaduto oggi.

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