capitolo 6.

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La luce proviene da una fastidiosissima lampada puntata dritta sulla mia faccia.

Non appena i miei occhi si abituano mi guardo intorno, e scopro di essere distesa su un letto bianco, in una stanza bianca, con sconosciuti vestiti di bianco che mi trafficano attorno.

Sono in ospedale.

Vedendomi sveglia un'infermiera mi sorride dolcemente. «ben tornata! Come ti senti?»

«ho mal di testa... che mi è successo?»
Non ho assolutamente idea del perché sono finita qua.

«hai sbattuto la testa. Il ragazzo che ti ha portata qui dice che sei scivolata. È il tuo fidanzato?»

«Chris? Sì, stiamo insieme. Eravamo al mare ma... non ricordo molto. Ho bisogno di parlare con lui, è qui?»

«certo, è lagg... oh.» si blocca fissando qualcosa fuori dalla porta.

Seguo il suo sguardo e vedo una biondina avvinghiata a uno che la sta palpando sotto la maglietta.

Chris.

Sento le lacrime bagnarmi le guance mentre ripenso a tutti i momenti perfetti che abbiamo passato insieme: dal nostro primo incontro al mio armadietto, alla romantica passeggiata in spiaggia di ieri, e poi anche... un attimo. Perché non ricordo nessun altro 'bel momento'? Sarà la botta in testa, penso... ma resta il fatto che lui mi sta tradendo proprio davanti al mio letto d'ospedale!

L'infermiera si rende conto della situazione ed esce dalla stanza, diretta a passi decisi verso di loro.

La vedo afferrare il ragazzo per il colletto e spintonarlo indietro, per allontanarlo dalla magrissima spilungona che emette un gridolino confuso.

La donna indica verso la mia direzione e riesco a sentire il suo tono arrabbiato anche se non distunguo le parole.

Chris rimane a bocca aperta e inizia a camminare verso di me, ma l'infermiera lo blocca e mi raggiunge per prima.

«quello stronzo vorrebbe parlare con te. Lo vuoi vedere o lo mando fuori a calci?»

Cerco di trattenermi per non crollare in una crisi di pianto davanti a tutti, non voglio umiliarmi ulteriormente. Lei si avvicina e mi cinge dolcemente con le braccia, stampandomi un soffice bacio sulla fronte.

«resti in coma per una settimana e quello lì è già che se la spassa con una ragazza qualunque. Non piangere, tesoro. Gli uomini sono fatti così. Non merita le tue lacrime.»

La mia attenzione si è focalizzata sulla prima frase.
«c-come? Una settimana? Ma ieri... in spiaggia. Era ieri.»

Mi guarda, comprensiva, e sta per ribattere ma un forte rumore rimbomba per la stanza.

Si sentono delle urla in corridoio e intuisco che dev'esserci in corso una lotta fra il ragazzo e gli uomini della sicurezza arrivati per condurlo fuori dall'ospedale.

Qui dentro prendono molto sul serio la volontà dei pazienti.

Chris sta gridando. Vorrei potergli ficcare qualcosa in bocca per zittirlo. In questo momento la sua voce mi provoca fitte di dolore al cuore e vorrei solo rannicchiarmi su me stessa e piangere fino a prosciugarmi.

Mi tappo le orecchie, ma questo non mi impedisce di sentirlo.

«perché non posso entrare? Devo vederla! Abby... l'Agenzia! Le devo parlare, per ordine dell'Agenzia!»

D'un tratto riprendo il controllo del mio respiro e dei miei pensieri.

L'Agenzia Segreta! Come ho fatto a dimenticarmene?

«fatelo entrare!» strillo, per sovrastare il frastuono.

In tutta risposta ricevo lo sguardo sconvolto della dottoressa. «ma lui...»

«non mi interessa.» taglio corto. «ci sono cose più importanti.»

Annuisce e lo va a chiamare.
Poco dopo lui entra tutto affannato e con un occhio nero.
Non voglio provare pietà per lui, non dopo quello che mi ha fatto, ma è più forte di me e mi ritrovo a dover reprimere l'impulso di gettarmi fra le sue braccia per consolarlo.

No, Abby, non pensarci più o rischi di cadere di nuovo nella sua trappola!

Stringo le mani a pugno e concentro la mia attenzione su un punto indefinito della parete di fronte a me, perché se dovessi incontrare di nuovo quegli occhi stupendi, che oggi sono grigio-verdi, rischierei di annegarci dentro.

Si siede sul mio letto e io attendo che inizi a spiegare.

«ho una brutta notizia, Abby.»

«fantastico, un'altra.» esordisco, e sono io stessa sorpresa dalla freddezza della mia voce.

«ti prego mantieni la calma. So che adesso è difficile ma...»

«dillo e basta.»

«hai subito un trauma cranico, per la brutta caduta. Il direttore dell'Agenzia ha reclamato la proposta di lavoro.»

«cosa?! Per un trauma cranico? Ma è già guarito. Guarda, posso camminare!» mi alzo di scatto dal letto e trotterello un po' per la stanza come dimostrazione. «sono ancora forte, so fare la ruota e le capriole e...»

«non puoi cambiare la situazione. Quello che è fatto è fatto.»

«stai dicendo che è colpa mia?» sono incredula.

Lui distoglie lo sguardo.

«tu c'eri. Tu hai visto com'è andata. Sono stata risucchiata dal mare e...» un'improvvisa consapevolezza mi colpisce in pieno petto, facendomi mancare il respiro. «e tu non lo hai impedito.» sussurro.

«Abby...» tende la mano per toccarmi, ma io lo respingo.

«no! Come hai potuto?» le lacrime mi scorrono sul volto, ma la situazione mi è ogni istante più chiara. «tu lo avevi programmato. Chissà da quanto tempo ti vedevi con quella gallina. Volevi togliermi dai piedi e hai deciso di annegarmi!»

«Abby ora esageri non...»

«magari hai offerto un lavoro anche a lei, no? Maccerto! Sei atletica e forte e bla bla bla, dici le stesse cose a ogni ragazza, non è vero? Non posso crederci! Ti credevo diverso dagli altri!»

Avrei voluto aggiungere molto altro ma un improvviso scricchiolio risuona intorno a noi, precedendo una cascata di schegge di vetro che si riversa nella stanza rendendo l'ambiente tanto luccicante da offuscarmi la vista.

Metto a fuoco una grossa figura marrone con dei canini lunghi sporgenti verso il basso, che si erige fiera dall'altra parte della finestra.

È un... tricheco. Con le ali. E mi sta sorridendo.

«ma che cazz...» È forse colpa del trauma cranico? Lancio un'occhiata a Chris, e a giudicare dalla sua espressione sta assistendo anche lui alla stessa scena, sembra paralizzato.

«ciao, mi chiamo Phil. So che sei confusa e hai bisogno di risposte, e se vieni con me ti prometto che ti spiegherò tutto. Ma devi sbrigarti, non siamo al sicuro qui.»

Sembra ignorare volontariamente la presenza del ragazzo, e per questo si guadagna immediatamente la mia piena simpatia.

Non mi ci vuole troppo tempo per convincermi: decido di assecondarlo, se non altro per allontanarmi da tutto questo casino...

Chris non mi ferma.

Salgo sulla sua groppa e lui spicca il volo.

Il Lamento Del NarvaloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora