Capitolo 26.

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Nota: In questo capitolo sono presenti contenuti sessuali espliciti.


Nella mia vita avevo avuto paura diverse volte, molte delle quali, quella paura era ingiustificata o spesso superficiale.

I più esperti diranno che la paura non è mai superficiale, ma credetemi, tra un esame di economia e quella di morire, preferivo di gran lunga la fifa preesame.

«Voglio vedere mia madre. Voglio essere certa che stia bene, che è al sicuro. Una telefonata non mi basta.»

«Lily, te lo giuro su Dio, se dipendesse da me ti ci porterei anche sulle spalle fino a casa dei tuoi. Ma Troy ha ragione, non possiamo correre rischi. E farti uscire da qui equivale a dare la possibilità a quello psicopatico di prenderti alla sprovvista e fare solo Dio sa cosa. Quindi la risposta è no.» strinse la mascella così tanto che credevo gli si sarebbero spaccati i denti.

Il fidanzato della mia migliore amica stava di fronte a me nell'immenso open space di casa di Troy, con le braccia incrociate e una finta aria da duro che non gli si addiceva per niente.
Camden Walker poteva avere anche una voce roca e possente, ma il suo visetto angelico e i lineamenti delicati non lo rendevano affatto minaccioso, nonostante la sua buona volontà di intimorirmi per placarmi.

Quel pomeriggio ero rimasta con lui, perché nessuno si sentiva tranquillo a lasciarmi da sola. Come se non avessi quasi venticinque anni. Ripensai allo sguardo di rimprovero di Troy quando, prima di lasciarmi per andare ad un'importante riunione di una qualche azienda che gestiva sua madre, mi aveva avvisata che con gente del genere non si scherzava, e che mi avrebbe tenuta d'occhio come un falco.

«E poi c'è Phoebe con lei, adesso. E anche Nora e Azura. Ci penseranno loro a prendersi cura dei tuoi genitori. Loro sanno che sei qui. Devi solo fidarti di noi e lasciare che Troy prenda quel bastardo. Solo allora sarai al sicuro.»

Mi uscì fuori una risata sarcastica, che non mi apparteneva. Non verso chi mi voleva davvero bene, come Camden. «È appena uscito di prigione, eppure guarda un po': le sue minacce mi arrivavano forti e chiare anche quando era dietro le sbarre, per cui non mi rifilate che verrà acciuffato e consegnato alla polizia, perché questo non risolverà le cose. Niente le risolverà.» risposi duramente, con voce rotta.

Va bene, d'accordo, ammetto che avere una crisi di nervi proprio mentre mi trovavo da sola con Camden non era stato programmato per metterlo alla prova. Avevo perso definitivamente il controllo di tutta la situazione, e non era un buon segno.

Fino a quel momento avevo tenuto botta. Mi ero semplicemente obbligata a farmi forza e affrontare giorno dopo giorno, per Ben. Per non fargli pagare i nostri errori. Per garantirgli una vita diversa da quella a cui era stato inizialmente destinato, e che io e Vicky avevamo fatto il possibile per cambiare, per costruirgli o almeno spianargli una via sicura e più felice.

Ma adesso qualcosa stava cambiando.

Dominic si stava avvicinando alla realtà, così come i miei genitori e i miei amici.

E quella era decisamente la cosa che avevo temuto di più, in tutti quei lunghi e difficili anni.

«Lily, fai un respiro profondo e ascoltami.» Camden si inginocchiò davanti a me, che, seduta sul divano, versavo lacrime come se fossero vetrini da gettare in mare.

«Gli amici, secondo te, a che cosa servono? Noi non siamo i tuoi genitori. E non siamo la polizia. Ma siamo coloro che ti difenderanno a costo di tenere quel figlio di puttana dentro una cella d'isolamento a vita. E ce ne accerteremo giorno dopo giorno, a costo di passare ogni fottuto giorno in carcere per guardarlo e ricordargli che razza di merda sia.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 14, 2023 ⏰

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