Capitolo 6

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Isabel è andata alla festa di compleanno della sua amica del cuore, protestando per tutto il tragitto perché hanno invitato anche Tina.

Se ho capito bene quella bambina le ruba i giocattoli un giorno sì e l'altro pure e l'ha presa in giro perché suo papà è vecchio.

In un certo senso quella bambina ha ragione, Simón è decisamente più grande di tutti gli altri padri dei compagni di Isabel. Solo che, a quanto dice mia figlia, questa Tina ci mette proprio la malignità. Per quanto una bambina di quell'età possa farlo.

"Il mio papà non è vecchio, lui è il papà più bellissimo del mondo." protesta Isi, mentre mi racconta una di queste discussioni.

La lascio a casa della sua amica come da accordi con la mamma della bambina e vado da Zulema. Mi fermerò da lei solo un'oretta o due, fatico ancora a staccarmi da Isabel e a lasciarla con altre persone che non siano le sue maestre.

"Ti vedo arrabbiata." mi dice Zulema, appena mi vede sulla soglia della sua porta.

Lo sapevo, lei mi conosce meglio di chiunque altro. Anche di me stessa, perché mi sono resa conto di essere arrabbiata solo quando me lo ha fatto notare lei.

Le racconto di Isi, di quello che mi ha detto su Simón. Ed è normale che dica queste cose, è solo una bambina e gli vuole bene.

"Ma a te non va giù il fatto che lo consideri un padre modello dopo ciò che vi ha fatto."

"Sbaglio a sentirmi così? Dovrei essere meno egoista, essere felice per il loro rapporto e..."

Mi tende la mano e io la guardo confusa.

"Vieni, ti porto in un posto." mi dice.

È una sorta di palestra in cui ci sono tanti, tantissimi sacchi da box.

"Vai, sfogati." mi dice.

"Cosa?"

"Prendi a pugni uno di quelli, urla, sfogati."

"E tu?"

"Io mi godo lo spettacolo, voglio vederti tirare fuori la grinta come facevi un tempo."

Indosso i guantoni e inizio a tirare pugni ad un sacco, mentre Zulema mi guarda.

"Non sei più forte come una volta, lo sai?"

"Di cosa stai parlando?"le chiedo, ansimando per la fatica.

"Sei diventata un agnellino, mi fai pena."

"Come, scusa?"

"Mi fai pena."

La rabbia arriva con più intensità che mai quando Zulema pronuncia quelle parole.

Colpisco il sacco sempre più forte, pensando a quanto sia umiliante essere innamorata di una persona come Zulema. Una persona che fugge e che ti insulta appena inizi a fidarti di più di lei e a credere in un futuro insieme.

Per non parlare di Simón, che finge di essere la persona più buona del mondo e invece è subdolo e perfido.

Ma io non riesco proprio a smettere di amarli entrambi, nonostante sia una follia.

"Bionda, direi che può bastare."

"Perché?"

"Stai picchiando il sacco da dieci minuti e non ti sei mai fermata."

"Sul serio?"

"Sì, ora lascia un po' di divertimento anche a me e vieni a sfidarmi." dice, indicando due spade appese al muro.

Non ho speranza contro di lei, però voglio dimostrarle che sono più in gamba di quello che crede.

E succede l'incredibile: riesco a disarmarla.

"Ti ho lasciato vincere, avevi bisogno di un po' di autostima." afferma.

Io non so se crederle o no. In effetti avrebbe senso dato che lei è una delle samurai migliori del mondo, ma decido di non indagare.

"Scusami, mi distruggi l'autostima per poi cercare di ricostruirmela?"

"Ti ho detto che mi facevi pena solo perché volevo farti tirare fuori il carattere."

È sempre la solita, per farmi del bene mi fa un po' di male. Forse mi sta insegnando a vivere, forse nella vita per essere felici bisogna prima soffrire un po'.

"Non lo pensavi?"

"No, non mi hai mai fatto pena."

"Sei una stronza."

"Lo so."

Ma in realtà non è più stronza come prima.

Ripenso a quando mi allenava per uccidere le persone che mi avevano rovinato la vita.

Mi trattava male, era fredda e distaccata, una volta mi ha quasi spezzato un braccio.

Sembra passato un secolo da allora ed è diventata una delle persone più importanti della mia vita.

"Ti voglio." le dico.

E non intendo solo sessualmente, io voglio lei.

Con i suoi pregi e i suoi difetti, con i suoi sbalzi d'umore e la corazza che, secondo me, si è costruita per non soffrire.

Sono semplicemente innamorata di lei.

"Oggi no, bionda."

"Cosa significa?"

"Forse è meglio che non ci vediamo per qualche giorno."

"Perché?"

"Perché ho da fare fuori città, tornerò fra una settimana o due."

"Sai che una settimana o due è più di qualche giorno, vero?"

"Come sei precisa e noiosa..."

Guardo il calendario appeso alla parete.

"Vai dalla tua famiglia per Natale?"

"Non ho famiglia e sono musulmana."

"Va bene, però puoi dirmi dove vai?"

"No, sono affari miei. Ho bisogno di stare un po' da sola, tutto qui."

"Questo significa che sparirai per una o due settimane senza farti sentire?"

"Esatto."

"Sei sempre la solita stronza."

Mi vengono le lacrime agli occhi.

Perché? Perché le importa così poco di me?

"Hai ragione, sono sempre la solita stronza."

Dopo averlo detto si avvicina e mi bacia.

Vorrei allontanarla, vorrei dirle che non può risolvere tutto così, che mi deve rispettare e che non può sparire quando le pare e piace per settimane senza darmi sue notizie.

E invece cedo, ancora una volta. E faccio l'amore con lei fino a quando le nostre anime e i nostri corpi sono talmente uniti da essere una cosa sola.

Revenge ~ Volume 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora