Anno nuovo, vita nuova. Così dicono.
Di solito la considero una cazzata, dopo Capodanno non cambia mai niente. L'1 gennaio è uguale al 31 dicembre e a tutti gli altri giorni.
Ma questa volta no. Perché ho iniziato l'anno con Zulema e credo che tra noi durerà.
So che mi illudo tutte le volte e ci rimango sempre male, ma so che ora è diverso.
Anche se quando mi sveglio non è più nel letto e ho paura che sia scappata di nuovo.
Vado in cucina dove trovo lei e Isi, entrambe in camicia da notte, che fanno colazione.
Ridono tantissimo e non posso fare a meno di pensare che Zulema sarebbe una madre stupenda. Di sicuro lo era con sua figlia, mi sarebbe tanto piaciuto conoscere quella bambina, o ragazza, non so nemmeno quanti anni avesse quando è morta...
Per fortuna quelle due mi distraggono da questi pensieri tristi.
"Zulema, c'è la mamma." sussurra Isabel.
"Metti il bicchiere dalla mia parte."
"Cosa state combinando voi due?" chiedo.
"Assolutamente niente." mi risponde Zulema.
Ma poi vedo una piccola bottiglia di Estathè al limone, che avevo proibito di bere a Isabel per la grande quantità di teina che contiene.
"È meglio se non commento." sbuffo, ma alla fine non hanno fatto nulla di male.
"Tranquilla, mamma. Lo bevo solo quando viene Zulema." risponde mia figlia, ridendo.
È bello vedere che stanno bene insieme.
"Simón?" chiedo.
"Papà dorme ancora."
Questo mi tranquillizza, non so perché.
"Adesso è meglio che io vada." dice Zulema.
"No, non andare via." piagnucola Isi.
"Tornerò presto, promesso."
Dà un bacio sulla guancia alla piccola e uno sulle fronte a me.
"Mi scriverai?" le chiedo.
"Sì, oppure ti chiamo più tardi."
"Va bene..."
"Non scappo più, biondina."
"Davvero?"
"Non lo so, ma voglio provarci sul serio."
"A fare cosa?"
"A starti accanto come meriti."
Fa un cenno di saluto a Simón che è uscito dalla sua stanza e va via.
"Isabel, preparati, andiamo al luna park." le dice lui.
"Preparati anche tu se vuoi venire con noi." aggiunge, guardando me.
Annuisco e mi vesto, portiamo la bambina al luna park. Facciamo tante giostre, mangiamo zucchero filato, ad un certo punto Simón vince anche un pupazzo per nostra figlia, sembriamo quasi una famiglia normale.
Simón mi guarda, ridendo.
"Che c'è?"
"Hai dello zucchero filato sul naso."
Sorrido e mi pulisco, mentre Isabel sta puntando un altro pupazzo gigante e ci chiede di vincerlo per lei.
"Spariamo insieme?" mi chiede lui.
"Perché dovremmo?"
"Per fare più punti e vincere quel pupazzo."
Iniziamo a sparare e cerco di ricordarmi come si fa. È davvero tanto tempo che non uso una pistola o un fucile.
Mi tornano in mente i momenti in cui io e Simón eravamo criminali, felici e innamorati.
"Bimba, sei stata pazzesca."
"Come sempre."
"Stai diventando più brava di me."
"L'allieva ha superato il maestro."
"Voglio farti un regalo, te lo meriti."
"Non devi farmi sempre regali..."
"C'è qualcosa che desideri?"
"Un bambino."
Lo dico senza pensarci, accorgendomi poco dopo di quanto sia stupida questa frase.
Ho 24 anni, sto con Simón da soli 2 anni e facciamo una vita folle, non proprio adatta ad un bambino.
Per non parlare del fatto che lui non vorrebbe mai un figlio con me, anzi forse mi manderà a fanculo dopo aver sentito ciò che gli ho detto.
"Stavo scherzando... Io..."
"Va bene." risponde.
"Che cosa?"
Devo aver sentito male.
"Va bene, facciamolo."
E ci abbiamo provato, ci abbiamo provato davvero. Abbiamo cercato questo bambino con tutte le nostre forze, decisi persino ad abbandonare la vita da delinquenti se fosse arrivato. Lo abbiamo desiderato entrambi.
Dopo un anno ho gettato la spugna. Se a 24 anni, giovanissima, non riuscivo a concepire forse non era destino che diventassi mamma.
Avrei voluto fare una visita specialistica, ma Simón mi ha detto che era andata meglio così, che lui non voleva figli e aveva deciso di farlo solo per far contenta me, ma aveva capito che tutto ciò era terribilmente sbagliato.
E io, come una cretina, ho messo da parte questo mio sogno.
Non avrei mai pensato di rimanere incinta sette anni dopo. Come non avrei mai pensato di finire in coma per colpa di Simón.
Adesso però, mentre spara quei proiettili finti per colpire il bersaglio, mi sembra che ad ogni colpo ferisca di nuovo me. Quel rumore, quel suo gesto, ogni cosa mi ricorda il giorno in cui l'ho supplicato di non farmi del male e lui ha premuto comunque il grilletto.
Sento ancora quei colpi nella mia testa...
"Mamma, stai bene?"
La voce di mia figlia mi riporta alla realtà.
"Sì, è tutto ok."
Sommando i nostri punti vinciamo il pupazzo di Stich gigante e torniamo a casa.
Ho davvero bisogno di passare un po' di tempo con Zulema. Mentre penso questo lei mi scrive.
- So che hai bisogno di svagarti, vado a sciare questo weekend. Vuoi venire con me? Ovviamente puoi portare anche Isi. -
Ne parlo con Simón, che stranamente non si arrabbia e mi chiede semplicemente di farmi sentire mentre sarò via con la bambina.
Certo, non scapperò allontanandola da suo padre. Ma voglio godermi il weekend con mia figlia e la donna che amo.
Rispondo a Zulema.
- Ne parlo con Isabel, ma sarà felicissima di venire in montagna con te. -
- Perfetto, partiamo domani allora. -
- Va bene, Zule. Ti amo. -
Forse potevo anche evitarmi l'ultima frase, però ormai è a conoscenza dei sentimenti che provo per lei.
Sono libera di dirlo, sono libera di dire che amo follemente questa donna.
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Revenge ~ Volume 2
FanfictionDietro la rabbia c'è il dolore. Dietro il dolore c'è l'amore. Sequel di Revenge 💛🖤