capitolo 1

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«Kristine dai! Cosa ci sarà di male nel passare un po' di tempo con tuo fratello e tuo padre!» esclamò mia madre con un'accento americano.
Ormai non li vedevo da circa 15 anni da quando i miei genitori si sono separati, io e mia madre siamo partite per l'America avendo origini americane, fino ad ora siamo rimaste nella casa di mia nonna, ma da quando l'abbiamo portata in una casa di riposo le spese tra cui le bollette sono diventate insostenibili a livello economico.
Mentre mio padre e mio fratello sono rimasti in Italia, eravamo una famiglia felice, a livello economico eravamo messi bene, non dico che eravamo ricchi ma almeno avevamo un tetto sopra la testa; quando da un giorno all'altro tra una litigata e l'atra mia madre decise di chiedere il divorzio da mio padre e quindi di conseguenza dividere me e mio fratello, avevamo un rapporto bellissimo, che però è stato rovinato.
Avevamo sempre alloggiato nella casa di mia nonna, però da quando le hanno diagnosticato l'alzheimer abbiamo dovuto portarla in una casa di riposo dove si prendessero cura  di lei, ormai non si ricordava neanche il nome di mia madre e certe volte si dimenticava di avere acceso i fornelli, cosa grava perché poteva scoppiare un incendio.
Quindi la signora qui davanti a me nonché mia madre, con la scusa di farmi prendere un aereo che attraversasse l'oceano per farmi arrivare da mio padre, e riuscir di conseguenza a pagar le bollette,  ha deciso di farmi andare dalle uniche persone che non vedevo da circa una quindicina di anni.
Mio padre e mio fratello.
Era presto saranno state circa le tre del mattino quando mia madre mi lasciò davanti all'aereoporto, e dopo avermi fatto un discorso durato ore, per poco non perdevo il volo, riuscii a entrare passare i controlli e andare verso il gate.
Verso le cinque del mattino mi imbarcai nell'aereo, dopo essermi accomodata, crollai in un sonno profondo tanto che prima che atterrassimo l'hostess mi dovette svegliare.
Uscii dall'aereoporto e un'ondata di vento caldo mi colpì in pieno, bèh è luglio, cosa pretendi Kristine, nell'aereo l'aria condizionata era la mia morte, molto probabilmente mi sarei presa una broncopolmonite.
Diedi un'occhiata per vedere se fosse già arrivato mio padre, e dopo pochi secondi intravidi una chioma bionda e come non riconoscerla.
«Kristine!» mi chiamò una voce stridula.
«Carola, ciao.»
Carola, donna indipendente, si è sposata circa tre volte, le quarte nozze erano imminenti, una donna bionda, un biondo che non si vedeva molto in giro, un biondo platino che però lei aveva dalla nascita e che era riuscita a preservare fino alla sua età attuale;
alta, ma non troppo, snella con delle gambe da far invidia, con l'abbronzatura sempre presente sulla sua pelle, aveva gli occhi di un verde raro, un verde marcio.
Carola in poche parole?
La nuova futura moglie di mio padre.
Già mio padre dopo aver divorziato da mia madre ha deciso di ricostruirsi una sua famiglia, e così dopo neanche un anno dal divorzio dei miei lui già era fidanzato con lei Carola.
Nelle nostre telefonate papà me ne aveva parlato molto, l'aveva definita come una donna indipendente, intelligente e bella.
Sinceramente non so ancora cosa pensare di lei, per carità sono felice per papà, ma è ovvio che Carola non mi stia molto simpatica.
Dopo di lei intravidi la figura di mio padre, era sempre stato alto, ma vestito di nero la sua figura si snelliva.
È un uomo sulla cinquantina con una barba ben curata che gli contorna la parte bassa del viso, aveva gli occhi scuri, portava gli occhiali e aveva i capelli ben pettinati all'indietro, con un gel applicato sopra.
Carola dopo avermi abbracciato si spostò e fece spazio a mio padre, che mi abbracciò.
«Ciao Tesoro.» disse lui.
«Ciao papà.» gli risposi.
«Da quanto tempo, come stai?» mi chiese lui
«Tutto bene. E tu?» risposi fredda.

In love- Daniel DaddettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora