capitolo 13

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Arrivammo a casa, decidemmo di cucinare qualcosa invece di ordinare come gli ultimi giorni passati.
«Che ne dici se cuciniamo una pasta al pesto?» mi propose Dadda.
Io annuii e successivamnete andammo in cucina.
Io adoravo il pesto, soprattutto la pasta.
Prendemmo una pentola ed una padella, in una mettemmo dell'acqua a bollire.
Nell'attesa mi appogia sul mobile della cucina con le braccia incrocate.
Dadda mi guardò, sentivo i suoi occhi costantemente puntati su di me.
Lasciò il mestolo nel lavandino, che guarda caso era dietro di me.
La sua vicinanza mandava a fottere tutti i miei pensieri.
Poggiò inizialmente, la mano sinistra accanto al mio fianco destro.
Poi mentre con l'altra mano appoggiava il mestolo nel lavandino mi guardava negli occhi.
Quella oscurità nei suoi occhi l'avrei riconosciuta tra   un miliardo di persone.
Poggiò l'altra mano accanto al mio fianco sinistro.
Poi guardò le mie labbra, e decisi di schiuderle.
Ebbe un brivido, lo notai subito dalla pelle del suo collo.
Decisi di alzare un dito e percorrere la sua pelle scoperta vicino al suo viso.
Mentre lui ancora mi guardava fisso in cerca di un contetto visivo.
Che poco dopo trovò da parte mia.
Successivamente con un braccio mi cinse la vita per tirami più vicina a sé.
Vidi i suoi occhi luccicare, e capii subito quali erano le sue intenzioni.
Con una mano preso la sua guancia per avvicinarlo di più.
Ormai i nostri nasi erano gli unici ostacoli per le nostre bocche.
Quando toccai il suo viso, lui si lasciò andare e chiuse completamente gli occhi godendosi quel momento.
Piegai leggermente il collo per far combaciare perfettamente i nostri visi.
Prendendo coraggio mi avvicinai alle sue labbra fino a che non sentii  la sua lingua intrufolarsi nella mia bocca.

In love- Daniel DaddettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora