Capitolo 13 - William

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Nel momento in cui il mio cellulare squillò avrei voluto togliermelo dalla tasca e buttarlo il più lontano possibile. Avevo finalmente preso il coraggio di fare un passo per avvicinarmi a Noelle, ed ecco che il mio capo ricominciava a tartassarmi nell'unico momento della mia giornata che non era dedicato al lavoro. Decisi che era ora di prendere il coraggio anche per fare un'altra cosa. Gli avrei detto tutto della mia situazione. Avevo paura delle conseguenze, sapevo che avrei potuto essere licenziato, ma volevo fare quello che mi sentivo dentro. Dovevo comunque rispondere alla telefonata. Purtroppo.

"Ciao William, disturbo?" mi chiese James.

"No, nessun disturbo." risposi cercando di nascondere il fastidio nel mio tono di voce.

"Volevo solo avvisarti che la riunione di domattina è stata anticipata alle nove anziché alle undici. Questioni urgenti. Buona serata, ci si vede domani." detto questo attaccò il telefono senza nemmeno aspettare una mia risposta. Aveva interrotto il mio momento con Noelle per avvisarmi di una stupida riunione a cui non avevo comunque intenzione di partecipare, nove o undici che fosse. Sentii la rabbia salire sempre di più, così mandai una mail alla sua segretaria. Chiesi un colloquio con James per il prima possibile e fortunatamente rispose subito dandomi disponibilità per il giorno dopo.

Quando tornai in salotto, era vuoto. Noelle stava lavando i piatti in cucina, e ormai il momento era passato. La salutai e andai a dormire, non senza immaginare come sarebbe stato effettivamente baciarla.

🎄❤️✨

Alla mattina mi svegliai carico per affrontare James, era giunta l'ora di confrontarlo. Indossai il mio completo migliore, ripassai il mio discorso e salii in macchina pronto per il nostro incontro. Arrivato davanti al palazzo dove si trovavano i nostri uffici lo guardai tirando un respiro profondo, ero ben consapevole che quella avrebbe potuto essere l'ultima volta che mi ci trovavo davanti. Ma ero pronto a dare una svolta a questa situazione. Entrai e presi l'ascensore per arrivare al quarto piano, dove si trovava il suo ufficio. Bussai alla porta aspettando una risposta.

"Si accomodi pure Carter." lo sentii dire dall'altro lato della porta.

"Ha chiesto di vedermi?" mi chiese non appena mi sedetti di fronte alla sua scrivania.

"Buongiorno James. Sì, ho chiesto un colloquio con lei perché c'è una cosa di cui vorrei parlarle."

"Buongiorno anche a lei. Mi dica pure."

"Volevo solo aggiornarla sulla mia situazione. Mi sono preso la libertà di cambiare alloggio in quanto stare in hotel mi rendeva difficile continuare a lavorare in una situazione di benessere. Sono a conoscenza delle conseguenze che ne deriveranno, ma mi sembrava corretto portare alla sua attenzione tutto ciò." dissi sicuro. Sapevo già come rispondere alle sue domande seguenti, mi ero preparato a dovere.

James mi guardò per alcuni momenti in pieno silenzio, fissandomi serio.

"Sa che ciò mi costringe a licenziarla, vero?" replicò lui rompendo il silenzio. La frase, detta così, mi fece un certo effetto, ma già sapevo che saremmo giunti a questo punto e non avevo paura di continuare il mio discorso.

"Sì, e già che ormai so che molto probabilmente non avrò indietro il mio posto di lavoro, mi lasci dire che mi sembra una regola alquanto inutile e poco efficiente. Perché costringere i suoi dipendenti a stare tutto il giorno chiusi in un ufficio, per poi mandarli a riposare in un hotel uguale al loro ambiente di lavoro? Non avere momenti di stacco completo può portare ad un calo del rendimento lavorativo. Inoltre, può nuocere allo stato generale di salute emotiva della persona." continuai sicuro. Devo ammetterlo, avevo fatto anche un paio di ricerche. Avevo un'occasione per farmi ascoltare da James, e non avevo intenzione di sprecarla.

Un coinquilino per NataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora