17. Due e ventidue

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I said I won't lose control, I don't want it
I said I won't get too close but I can't stop it
Oh no, there you go, making me a liar
Got me begging you for more
Oh no, there I go, startin' up a fire
🌻🌻🌻🌻

Quella notte era diversa, lo si avvertiva nell'aria frizzante dell'inverno.
Carica d'elettricità e buoni propositi per l'anno nuovo, di bollicine e spumante tracannato in modo esagerato.

Simone era letteralmente crollato sul proprio giaciglio, ubriaco e reduce dai festeggiamenti di capodanno.
Non s'era tolto la camicia azzurra a righe che gli scopriva il petto a regola d'arte, né i pantaloni scuri dalla quale essa s'era sfilata.
I mocassini lucidi erano l'unica cosa che aveva avuto la decenza di lanciare sotto la finestra per 'farli respirare'— secondo la sua logica ebbra e sconclusionata come le frasi che pronunciava.

Quella notte era diversa, ma Manuel non sapeva il perché.
Il cielo notturno tratteneva il respiro, e la terra, immersa nella luce argentata, tremava sul bordo di un sogno in procinto di nascere.
Aveva dimenticato la prudenza in un bicchiere di Sant'Orsola e gli occhi addosso al profilo di Simone.

La stanchezza gravava sulle proprie spalle in egual misura, eppure quando vide la sua mano ciondolare dal bordo del materasso si mosse senza rendersene conto.
Era come se il corpo non fosse comandato dalla ragione, l'aveva fatto e basta: un secondo prima era nel proprio piccolo spazio vitale, quello dopo s'era allungato per entrare nel suo, sfiorando coi polpastrelli quelle dita chilometriche.
Il suo palmo era meno ruvido di quanto ricordasse, e si stupì dei brividi che gli fecero accapponare la pelle ed evaporare la stanchezza— seppur per poco, rimpiazzati da un tepore confortante.
Udì distante il ticchettio flebile della prima pioggerella dell'anno.


Cosa m'hai fatto?
Pensò. O forse lo disse ad alta voce.

Simone
Simone
Simone


Quel breve contatto lasciò un'eco nella sua mente, come un codice che non poteva decifrare completamente perché analfabeta, prima di prima di sprofondare nel sonno— o meglio, nel ricordo.


8 luglio - Roma

Si svegliarono alle 8:00 in punto per andare al mare.
Contro tutte le probabilità, Simone appariva piuttosto loquace quella mattina, e per una volta Manuel desiderò che tornasse ad essere il perfettone silenzioso che aveva incontrato.
Si aspettava che lo smascherasse, che gli rinfacciasse quanto era coglione e avesse capito ciò che aveva fatto in quel bagno; che l'avesse sentito, che avesse trovato qualche prova schiacciante.
Si sentiva colpevole.
Si sentiva sporco.

Manuel infatti taceva ed evitava il suo sguardo. Il tremore alla gamba lo faceva assomigliare ad uno scapestrato uscito dal centro di recupero, così come le borse sotto agli occhi.
Aveva tentato di placare i pensieri per quanto possibile, ma lo scompiglio interiore era difficile da domare.

Bevve il suo caffè per disperazione, tanto peggio di così non poteva andare.

Ding

Sobblazò.

Sobblazò

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