15. Polvere

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Ti lascio andar via
Ma se la corrente ti riporta qui
Lo sai che io ti dirò
Uè deficiente
Negli occhi ho una botte che perde
E lo sai perché
🌻🌻🌻🌻



La stanza d'ospedale era un luogo avvolto da luce soffusa e bianca, accogliente solo nell'illusione di un conforto che non poteva offrire.

Manuel giaceva immobile nel letto, il volto pallido e le ferite visibili giusto per chi osasse guardare oltre l'apparente quiete del suo respiro.
Lo scontro con Valerio l'aveva lasciato in coma per due giorni, due giorni di incertezza in cui Simone aveva vissuto nell'attesa di un risveglio.
La sua voce echeggiava nel proprio cranio come un sussurro lontano, un richiamo che non riusciva a distinguere dal suono del bip ripetitivo dei monitor.

Quando finalmente Manuel aprì gli occhi, il tempo sembrò distendersi.

Simone si trovava sprofondato in una poltroncina accanto al letto, i capelli ebano in contrasto col bianco della felpa, il viso contratto persino mentre dormiva.
Aveva detestato ogni secondo di quella attesa snervante, in un costante stato di dormiveglia.

"Ei" mormorò l'altro con voce flebile.

Si ridestò di soprassalto, un misto di sollievo e preoccupazione dipinti in faccia.
"Finalmente sei sveglio."

Il maggiore mise su un'espressione confusa, fissandolo e: "Chi sei?"


Simone sentì un gelo discendere lungo la schiena mentre si sforzava di controllare il panico.
"Sono- sono Simone! Manuel, non mi rico-"

La tensione si sciolse quando una risata rantolò fuori direttamente dal suo diaframma.

"Vaffanculo!"

"Dai, me dispiace!" Manuel allungò il braccio aprendo e stringendo il pugno come un bambino che richiede il suo giocattolo preferito "Vié qua..." la sua mano cercando quella dell'amico.

Suo malgrado, lui l'assecondò, stringendola mentre scuoteva il capo "Ho cambiato idea guarda... tornatene a dormire che si stava meglio."

Un bagliore nella visione periferica di Manuel catturò la sua attenzione mentre gli faceva una boccaccia.

"Girasoli?"
Chiese debolmente, notando il vaso sul comodino.

Un secondo dopo starnutì, assalito dal devajù del giorno precedente al suo compleanno, quando il suo diario ed un pizzico di sfiga l'avevano condotto in quel campo rigoglioso.

Il giallo brillante dei fiori contrastava con l'atmosfera sterile dell'ambiente, affiancato da un koala di pezza -portato dai suoi compagni di classe- che stringeva un cuoricino rosso.

Simone annuì con il primo sorrisetto che faceva da giorni
"Pensavo ti avrebbero messo allegria. Sai, seguono sempre il sole cercando la luce e quindi..." Manuel ascoltava attentamente arricciando il naso come un coniglietto. D'un tratto si sentì un po' sciocco e lasciò perdere "... boh. Ha funzionato?"

Le labbra dell'altro si sollevarono e si aprirono in un sorriso.
"Seh, ha funzionato" gracchiò in balia di quelli che parevano un milione di granelli di sabbia disseminati nelle corde vocali.

Il corvino si affrettò a prendere un bicchiere d'acqua.
"Piano, bevi lentamente" gli consigliò, portandolo alla sua bocca con premura.

Manuel sorseggiò il liquido, sentendolo fresco scorrere nella gola, alleviando la secchezza.

"Grazie" mormorò, il calore della gratitudine mescolato al rimorso.

"Senti," Simone prese un respiro tremolante "lo so che è stato Valerio a farti questo. Ma mi dici che cavolo è successo? Possiamo denunciarlo se-"

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