16. Sotto il vischio

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Si baciano tutti, regalano i fiori e fanno auguri al mondo
Come per compensare ogni rimorso
Non so per te chi sono e dove mi metti di posto
È che volevo essere il primo per un ultimo secondo
🌻🌻🌻🌻

Il Natale per Manuel era sempre stato il miglior periodo dell'anno.
Aveva queste stelline negli occhi, che non erano tanto differenti dalla volta celeste che amava ammirare a naso all'insù.

Non apprezzava i fidanzati di sua madre, ma quando erano presenti quantomeno lei gli permetteva di sparpagliare le lucine intermittenti per tutta casa e accenderle sul serio.
Babbo Natale gli portava un giocattolo un Natale si e l'altro no.
In quelli no, si limitava a una maglietta e un pantalone- oggetti estremamente inutili e noiosi a parer suo-, e non perché facesse il cattivo, Anita gli aveva spiegato, ma perché semplicemente aveva bisogno anche lui di ristoro, mica poteva produrre montagne di giochi e fare il giro del mondo tutti gli inverni!

Ma Manuel non era mai stato uno materialista da piccolo. Era tutta la vita che tiravano la cinghia, che saltavano da una casa all'altra e possedevano il minimo indispensabile di ogni cosa.
Non si affezionava mai agli oggetti, perché da un giorno all'altro sarebbero potuti sparire quando mangiavano per troppo tempo roba scadente; in compenso, come per magia, almeno l'assenza di quelle cose veniva rimpiazzata da cibo di miglior qualità che lo manteneva al limite del normopeso.

A lui quindi bastavano una cioccolata calda in braccio alla sua mamma, qualche vecchio gioco da tavolo o una spada di legno (un ramo secco ritrovato in balcone) per essere felice.

Per Simone invece il Natale era notoriamente un periodo triste che faceva da monito al fatto che avesse una famiglia sfasciata, che suo padre non sarebbe venuto a festeggiare e che Floriana gli avrebbe dato quel set del nuovo Piccolo Chimico dicendo che era anche da parte di Dante.
Di buono almeno c'era che sua nonna infornava dei biscotti alla cannella che a lui piacevano tanto, e lo distraeva ogni volta che sua madre scappava per delle conferenze all'estero.

A prescindere dalla loro condizione, erano due i pensieri costanti ricorrenti:
Chissà com'è avere una famiglia unita.
Chissà com'è avere un papà.

E come succede a tutti, quei bambini crebbero. E quando si cresce, le festività sembravano più monotone, più grigie.

Eppure oggi quel tavolo era piuttosto affollato- il quadretto perfetto di una grande famiglia rumorosa.
All'appello non mancava nessuno: dagli anziani ai giovani, dai padri alle sorelle ritrovate.

Lombardi, seduto affianco a Virginia -messa a capotavola- stava dicendo: "Buonissimi questi peperoncini abruzzesi"

Manuel fece uni smorfia del fondo della tavolata
"Ammazza prof, se magna sta roba domani se arza sur ces-" Anita gli pestò un piede sibilando tra i denti il suo nome, mentre Viola e Simone quasi si soffocarono col cibo.
"Cioè," si corresse "non la facevo un amante del piccate."

"So essere pieno di sorprese anch'io" si pulì la bocca con l'angolo del tovagliolo "Certi palati si contraddistinguono per saper apprezzare ogni tipo di arte culinaria, dalla più aspra alla più delicata" spiegò pavoneggiandosi.

"Mhmh" Manuel ingollò il suo terzo pezzo d'agnello, e l'uomo lo guardò spezzante.

"Al contrario di altri... che certamente non possono muovere critiche di alcunché."

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