Capitolo 6 - Emily

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«Ciao Giulia. Hai fatto tardi» annuncio appena la sento rientrare in casa.
«Ciao Emily. Scusami se ti ho lasciata sola tutto il pomeriggio. Purtroppo è stata una giornata frenetica in ufficio, e poi ho dovuto accompagnare anche Vittorio in aeroporto. Ha un viaggio di lavoro importante in questi giorni. Tu hai già cenato?».
«No. Ti ho aspettata».

Mentre apparecchio la tavola, percepisco i movimenti della mia amica intenta a cambiarsi nell'altra stanza.

Dopo una lunga giornata di lavoro, si libera dagli abiti d'ufficio e indossa un pigiama morbido.

I suoi occhi stanchi si illuminano quando nota i toast già pronti per essere gustati.

Infine, ci sediamo a tavola.

I pane tostato emana un profumo invitante.
Il gusto del formaggio fuso e del prosciutto, si fondono insieme sposandosi perfettamente con la fetta croccante.

Ritorno con la mente ai giorni dell'università, quando condividevamo una piccola casa con una cucina sempre aperta.

Il pane per tramezzini era un must nella nostra dispensa.

Quando la sera arrivava e la fame ci assaliva, ci rifugiavamo in cucina.

Troppo stanche per cucinare, ma troppo affamate per rinunciare a qualcosa di delizioso, i toast farciti erano la nostra salvezza.

Aprivamo il frigorifero e tiravamo fuori tutto ciò che trovavamo: formaggio, prosciutto, pomodori, melanzane sott'olio. E li nasceva la "magia", inserivamo tutti gli ingredienti tra due fette di pane e li tostavamo fino a renderli dorati e croccanti.

Quel momento, sedute a tavola, rappresentava un'ode alla semplicità e al piacere di condividere un pasto insieme.

È così anche adesso.
Come un ritorno al passato, questa cena ci dà l'opportunità di parlare, di tante cose. Il trasferimento, il nuovo lavoro e anche della mia storia con Andrea.

Le parole si intrecciano con le emozioni, e inevitabilmente i miei occhi si riempiono di lacrime

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Le parole si intrecciano con le emozioni, e inevitabilmente i miei occhi si riempiono di lacrime. Le confido tutto, senza tralasciare alcun particolare e le emozioni negative degli ultimi mesi affiorano, come onde che si infrangono su una scogliera. Mi sento sopraffatta, scoraggiata, incapace di essere amata e desiderata.

Lei mi ascolta, con gli occhi pieni di comprensione. Le sue mani stringono le mie, e improvvisamente mi sento meno sola. Grazie al suo sostegno, forse potrò guarire e ricominciare.

«Ora però, parliamo di cose positive, che ne pensi della nuova scuola?»
«Mi piace molto. I ragazzi sono simpatici. Non ho ancora conosciuto tutti i colleghi, ma quelli che ho incontrato oggi mi sono sembrati molto gentili».
«Meglio così! Il dirigente scolastico, invece, che tipo è?»
«Si chiama Francesco Moretti ed è anche un insegnante di Letteratura. È un uomo sulla cinquantina ed è sposato con la professoressa d'inglese, Emma. Poi, ho conosciuto anche Liam, il professore d'informatica».
«E lui? Che tipo è?»
«Educato».
«Educato? In che senso, scusa?»
«È composto, rispettoso e non si lascia mai sfuggire una parola fuori luogo. Inoltre, ascolta gli altri senza mai interromperli e poi...»
«Ho capito. Educato. Quindi noioso!» mi interrompe
«No, non è affatto noioso! Potrebbe sembrare un nerd, ma non uno di quelli strani, anzi, è carino! E poi, ha una voce così bella e profonda. Mi incanterei ad ascoltarlo  per ore, se recitasse poesie».
«Recitasse poesie? Hai una visione strana degli uomini, lo sai?» scherza.

Effettivamente ha ragione.

Negli uomini, oltre ai tradizionali criteri di bellezza, adotto un approccio di tipo scientifico.

Sarà una deformazione professionale.

La voce? Deve essere un mix tra Luca Ward e Riccardo Rossi.

Il profumo? Deve evocare l'odore di una foresta pluviale e di un biscotto al cioccolato appena sfornato.

E l'altezza? Beh, deve essere proporzionale alla distanza tra la Terra e la Luna, ovviamente.
Mi sento irresistibilmente attratta dai ragazzi più alti di me, ma questo non è difficile. Sono tutti molto più alti di me, visto che sono alta un metro e tanta voglia di crescere.
Sì, proprio così. Quando mi guardano dall'alto in basso, penso: "Ah, ecco un uomo che potrebbe aiutarmi a raggiungere gli scaffali più alti al supermercato!"
E poi, diciamocelo, chi non vorrebbe un fidanzato che possa letteralmente "guardare oltre" i problemi della vita quotidiana?

«Quindi è carino?» chiede, interrompendo il corso dei miei pensieri.
«Direi di si. È alto, moro, con grandi occhi verdi, e una cicatrice che gli taglia quasi a metà il sopracciglio sinistro, donandogli un aria misteriosa. Ha un leggero velo di barba che gli incornicia l'ovale perfetto e un bel fisico scolpito. Sicuramente fa sport perché ha delle belle braccia forti. Muscolose» lo descrivo con novizia di particolari.

«Gli hai fatto una radiografia, per caso? Non è solo carino allora! Gli hai guardato addirittura le braccia!»
«Ma cosa dici, non gli ho fatto nessuna radiografia e solo che quando mi ha abbracciata, mi sono aggrappata a lui e ho sentito le sue braccia muscolose. Tutto qui».
«Ti ha abbracciata? E tu ti sei aggrappata a lui? Emily vedo che non perdi tempo!» conclude stupita, alzando decisamente un po' troppo il tono della sua voce.

«Che stupida, che sei! Non mi ha abbracciata di proposito. Nella metro dei ragazzini mi hanno spinta praticamente nelle sue braccia e mi sono aggrappata a lui, solo per non cadere. Non ti dico che imbarazzo che ho provato!»
«Quindi, cosa ne pensi di lui? Ti piace?» chiede Giulia, con uno sguardo curioso.
«In questo momento della mia vita,» rispondo, «l'amore è l'ultima cosa che voglio. Non ci penso proprio a lui in quel senso. Non voglio altri problemi».

Giulia alza un sopracciglio. « E lui la pensa allo stesso modo?»
«E perché mai dovrebbe essere interessato a una come me? Mi conosce appena».
«Emily, ma cosa dici? Sei bellissima, intelligente, dolce e solare».
«Ah, se solo fosse davvero così! Probabilmente con Andrea sarebbe andata diversamente!» rispondo sospirando.

Giulia scuote la testa.
«Andrea è stato un stupido! Presto si renderà conto di quello che ha perso. E poi, ti sei accorta che gli uomini si girano a guardarti quando entri in una stanza, vero?»

«Mi guardano perché sono buffa, non perché sono bella! Lo sai. Siamo cresciute insieme. È sempre stato così! Non ricordi che i maschietti mi prendevano sempre in giro? Sei sempre stata tu quella bella e corteggiata».

«Sinceramente non capisco perché non riesci a scrollarti di dosso questa immagine di te stessa. D'accordo a dieci anni eri un po' goffa e in sovrappeso, ma sei cresciuta e sei sbocciata come un fiore. Sei bellissima ora. Devi imparare a essere più sicura di te stessa!»
«Okay va bene» l'assecondo alzando gli occhi al cielo. «Sono bellissima!» aggiungo sarcastica.

Tanto non ci crederò mai!

Da qui a qui, moltiplicato all'infinito - Love found again series (vol.1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora