🏔️Capitolo 9❄️

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💗SANEM💗

Sollevo delicatamente il vestito e lo porto alla luce rendendomi conto che non è un vestito normale.

«Can?» lo richiamo, meravigliata da questo regalo inusuale.

«Questa sera sarai la mia “Noel Baba”» risponde serio, ma con un sorriso che gli va da un orecchio all’altro.

«Sei pazzo? Non lo indosserò mai» dico imperterrita, continuando, però, ad accarezzare la morbidezza del velluto rosso che ho tra le mani.

«Ho vinto la scommessa, Sanem. Dovrai indossarlo.»

«La scommessa non è valida, eri perfettamente consapevole che questo posto mi sarebbe piaciuto.»

«E tu sarai altrettanto bellissima con questo vestito!»

«Non adularmi, Can! Non se ne parla. E poi… hai visto quanto è corto?» gli faccio notare, in modo da fargli cambiare idea.

«E per questo hai anche delle calze coprenti che potrai utilizzare. Ho pensato a tutto» risponde, facendomi un occhiolino.

«Te lo cavo quell’occhio!» borbotto tra me e me.

Ripongo il vestito nella scatola. Nonostante la sorpresa, mi viene da ridere se penso a me vestita a quel modo.

***

Mentre Can è sotto la doccia, mi accoccolo sul divano in salotto davanti al camino acceso. Approfitto per chiamare i miei genitori. Trascorreranno la serata con alcuni amici del vicinato; anche per questo non ho esitato ad accettare la proposta del mio ragazzo, sapendo che non sarebbero rimasti soli. Leyla, invece, è stata invitata a casa di Emre dai nostri suoceri.
Per la prima volta trascorreremo questa festa separati e mi prende una lieve malinconia, seppure io sia felicissima di cominciare il nuovo anno accanto a Can.

«A cosa pensi?» mi domanda, sedendosi sul divano vicino a me e portandomi tra le sue braccia.

«Ho appena finito di parlare con i miei genitori.»

«Va tutto bene?»

«Sì, mia madre era molto indaffarata a preparare per la cena.»

«Sei pensierosa.»

«È la prima volta che non festeggiamo insieme l’arrivo del nuovo anno.»

«Capisco! Se vuoi torniamo in città.»

«Non dirlo nemmeno per scherzo. Sono pazzamente felice di essere qui con te, Can! Non sai davvero quanto!»

«Per me anche è diverso. Per la prima volta non sono da solo. Per la prima volta non vedo l’ora che scatti la mezzanotte e cominciare a vivere con te nuove speranze, sorridere a ciò che il futuro ci riserva.»

Mi scosto quel tanto da poterlo vedere in viso. «Trascorrevi questo giorno da solo?» gli chiedo tristemente.

«Ero sempre in viaggio, sempre all’estero. Difficilmente riuscivo a trovarmi nei paraggi per trascorrere questa festa con la mia famiglia. Eppure, quando succedeva, non vedevo l’ora di ripartire, di tornare a dedicarmi alla mia vita in mare o in esplorazione di posti nuovi.»

«E con… con Aicha?» domando nervosa ma curiosa di capire il perché di tanta solitudine.

«Beh, per me non era importante festeggiare. Ovviamente, ovunque mi trovassi, avevo qualche amico conosciuto sul posto, per cui non restavo mai da solo. Ma proprio perché non vedevo l’ora che tutto finisse, per me non era nemmeno importante raggiungere Aicha per un giorno, o far sì che fosse lei a venire da me. E così è stato per le mie precedenti relazioni. Mai nessuna ha avuto un’importanza tale da farmi fare qualche pazzia.»

☃️Solstizio❄️d'inverno🏔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora