Empiria stava camminando per le strade del centro di Ancient City. Nell'aria c'era un venticello che le scompigliava leggermente i lunghi capelli blu facendoglieli ricadere davanti al viso. Era una ragazza semplice e silenziosa, come lo era quasi sempre d'altronde, e sembrava che avesse la testa tra le nuvole, che vivesse in un suo mondo, in un mondo isolato da tutto il resto. Ed era proprio così. Lei si sentiva estranea dalla cittadina in cui viveva, si sentiva come se non appartenesse a quel luogo, a quelle persone.
Di solito, quando passeggiava per le vie del paese, pensava di essere una persona inutile, di essere debole, di non essere in grado di fare molto, ma soprattutto percepiva dentro di sé un grande vuoto, come se le mancasse qualcosa, un qualcosa in grado di completarla.
Ultimamente, però, era come se dentro Empiria si stesse creando uno spazio, era forse un briciolo di speranza che le suggeriva che, in realtà, lei era destinata a qualcosa. a qualcosa di più grande.
Stava continuando a camminare quando ad un certo punto si fermò di colpo. All'improvviso sentiva come se in quel preciso momento dovesse incontrare qualcuno, qualcuno di specifico, ma in realtà non aveva la minima idea di chi fosse. Inspiegabilmente, però, sapeva il luogo che doveva e aveva bisogno di raggiungere, quindi decise di riprendere il passo e di dirigersi verso la destinazione."Devo assolutamente raggiungerlo. Adesso, subito." disse ad alta voce parlando con sè stessa e aumentando sempre di più i suoi passi.
Dopo aver continuato a camminare per circa cinque minuti, si fermò davanti a quella che era la sua destinazione: la biblioteca di Ancient City. Restò un attimo fuori dalla porta d'ingresso perché la sensazione che doveva incontrare qualcuno di specifico, in quel momento, si fece più forte. Si girò un attimo verso la piazza e restò a guardare la gente che passava. Poi, il suo sguardo si posò su un ragazzo con capelli color verde acqua che, con la testa bassa, si stava dirigendo verso di lei. Empiria restò lì ferma a guardarlo, era più forte di lei, ne sentiva il bisogno. Poi, d'impulso, le venne un lampo, un pensiero: forse era lui la persona che doveva e che aveva bisogno di incontrare. Dentro di sé sentiva che quel ragazzo era uguale a lei, che provava le sue stesse emozioni e che pensava di sé stesso proprio quello che lei pensava di sé stessa.
Ad un certo punto lui alzò la testa e i suoi occhi si posarono proprio su Empiria. il ragazzo continuò ad avanzare senza mai staccare lo sguardo da lei e quando la raggiunse, si fermò. I due continuavano a guardarsi, i loro occhi brillavano ed entrambi, per la prima volta, si sentivano bene con loro stessi. Il ragazzo, scrutandola, riuscì a cogliere la semplicità e la purezza di cui era fatta e ne rimase estasiato. Le qualità di quella ragazza che riusciva a percepire, lo rilassavano, lo facevano sentire a proprio agio e questo a lui bastava. Negli occhi verde acqua di Empiria, lui ci vedeva sé stesso e questa sensazione non l'aveva mai provata con nessuno. La stessa cosa valeva per lei quando guardava negli occhi blu di lui ed era semplicemente piacevole.
"Ciao." disse quasi spontaneamente il ragazzo.
"Ciao." rispose lei accennando un lieve sorriso.
"Io mi chiamo Empiria." continuò la ragazza volenterosa di fare la sua conoscenza.
"Io invece mi chiamo Onirio." rispose lui altrettanto entusiasta.
"Hai un nome particolare." dissero entrambi contemporaneamente. Poi, d'impulso, si misero a ridacchiare insieme, rafforzando quella convinzione nel sentirsi a proprio agio con l'altro.
"Scusa, ma adesso dovrei entrare." disse Empiria.
"Anche io." affermò lui.
Si avvicinarono insieme alla porta d'ingresso ed entrarono nella biblioteca. Essa era stata costruita su due piani. Era un luogo molto suggestivo e pieno di ispirazione e curiosità. Era costituito da numerosi scaffali di legno e ognuno di essi traboccava di libri di ogni genere e categoria. Su entrambi i piani, al lato della stanza, c'era un piccolo spazio con tavoli lunghi e sedie per chi voleva soffermarsi per un tempo prolungato. Dal soffitto pendevano lampadari antichi, in stile barocco e con una certa eleganza che lasciava affascinato chiunque si soffermasse a guardarli.
Ad un tratto sia Onirio che Empiria si ritrovarono suggestionati da uno strano alone che li circondò e che solamente loro potevano vedere e sentire. Sembrava magia anzi, per loro era magia e senza pensarci più di tanto, si misero a seguire quella scia arrivando in un'ala più riservata della biblioteca, dove quasi nessuno metteva piede poiché era tutta trasandata e polverosa. Quando arrivarono in quella stanza, la presenza magica che sentirono poco prima si fece più potente. Onirio si mise a guardare i due scaffali presenti in quella stanza e cominciò a spostare lo sguardo leggendo i titoli sui dorsi dei libri. Empiria si avvicinò ad una vecchia e piccola scrivania, piena di
ragnatele, ma che scaturiva una strana curiosità. Aprì i cassetti e trovò solo dei vecchi fogli tutti sgualciti e sotto di
essi un piccolo diario tutto stracciato. Sfogliandolo e guardando più attentamente le pagine, però, trovò una chiave all'interno di un buco della medesima forma.
"Guarda cosa ho trovato!" esclamò attirando l'attenzione di Onirio.
"Mmm...interessante." affermò lui decisamente attirato dalla presenza di quell'oggetto in un posto così trascurato.
"Non ho mai visto una chiave così." disse Empiria.
"Nemmeno io. Questa chiave sembra molto vecchia, lo si può notare semplicemente guardando il modo in cui è fatta." rispose Onirio riferendosi ai vari intarsi e alle varie decorazioni applicate ad essa.
"Guarda che bella." disse Empiria facendo vedere l'impugnatura della chiave costituita da due ali intrecciate tra di loro.
Onirio tornò a guardare i vari libri quando, tra di essi, ne scorse uno più piccolo attaccato al muro, come se fosse incollato ad esso, il cui titolo recitava: "DESTINO". Poi, spostò la sua attenzione al buco della serratura presente sopra il suo dorso.
"Empiria, vieni qui.".
Lei si avvicinò e non appena vide il foro sul libro inserì la chiave al suo interno. In un attimo, un bagliore di luce uscì da esso estendendosi per tutto lo scaffale e quest'ultimo si trasformò in una specie di portale.
Trasportati dalla curiosità immediata, i due ragazzi lo attraversarono senza esitazione. Subito dopo si ritrovarono in una stanza che sembrava sospesa nel vuoto e al centro di essa trovarono un piedistallo, sopra al quale era poggiato un libro chiuso rivestito con una copertina, in parte di
color blu e in parte di color verde acqua. Decisero di aprirlo e non appena lo fecero, da esso comparve un saggio signore anziano con al collo un grande medaglione.
"Eccovi qua. Vi stavo aspettando." disse con voce pacata.
"Ci stava aspettando?!" esclamarono i due ragazzi sorpresi e un po' confusi.
"Certo che vi stavo aspettando. Voi siete i prescelti." disse l'anziano.
"Tempo fa ci fu una profezia: un giorno, un ragazzo e una ragazza sarebbero giunti in questo luogo magico e misterioso e avrebbero compiuto il loro destino di guardiani e protettori di questa città." continuò il saggio.
Empiria ed Onirio erano sempre più confusi, ma dentro di loro stavano sentendo una lieve convinzione del fatto che quello che stava dicendo quel signore fosse vero.
"Lei chi è?" chiese Onirio.
"Mi chiamo Astrio e tempo fa anche io fui un guardiano. E adesso è il vostro momento."
Il saggio, poi, si sfilò il medaglione dal collo, lo tenne in mano e lo fece vedere bene ai due ragazzi.
Non appena loro lo guardarono fisso, esso si illuminò di un fascio di luce e all'improvviso, nella loro testa, comparve una sfilza di immagini e scene riguardanti Astrio, ai tempi del suo ruolo di guardiano. Videro, per la maggior parte, scene di combattimento contro ciò che all'epoca era considerato il male, ma videro anche momenti di pace e tranquillità durante i quali l'anziano, in quello che all'epoca era il suo rifugio, si occupava della sua meditazione giornaliera. In questo modo incanalava dentro di sé una grande quantità di autocontrollo ed equilibrio, che erano e sono i due elementi fondamentali per svolgere in maniera efficiente il compito stabilito.
Quando l'intera visione finì, i due ragazzi restarono per qualche secondo in silenzio, senza parole, era come se fossero a corto di fiato. Quando riuscirono a ritrovare le parole, fu Onirio il primo ad aprire la bocca per parlare:
"Cosa abbiamo appena visto?" chiese.
"Il mio passato." rispose Astrio.
"E noi dovremmo essere in grado di fare quello?" chiese Empiria riferendosi in generale all'intera visione, ma più precisamente alla lotta contro il male.
"Io non ci posso credere. É una cosa impossibile, io non ce la posso fare, non ce la faccio. Non sono in grado di fare particolari cose e soprattutto non mi sento in grado di compiere tutto questo." continuò lei quasi in preda al panico.
Onirio, invece, era più calmo e rimase in silenzio mentre Empiria esponeva le sue preoccupazioni. All'improvviso si decise a parlare e si può dire che affrontò la cosa in una maniera più positiva, quindi chiese: "Lei, quindi, è sicuro che siamo proprio noi due ad essere i prescelti?".
Il vecchio saggio accennò un lieve sorriso e annuì leggermente con la testa.
"Al cento per cento." rispose con determinazione e sicurezza. In seguito, Astrio spezzò a metà il medaglione che teneva a collo e porse ciascun pezzo ai due ragazzi.
"Mettetevelo al collo." disse.
Onirio obbedì e, una volta che lo fece, si sentì pervadere da una strana sensazione, da una sensazione diversa da quelle che provava di solito. All'improvviso si sentì sicuro di sé stesso, la sua solita fragilità si stava trasformando in un'insolita determinazione e, soprattutto, la sua poca autostima che di solito ha di sé stesso, cominciò a crescere.
Quello che stava provando in quel momento era nuovo, era magico, sentiva di poter fare cose che fino ad un momento prima non si immaginava di fare.
"Può essere fattibile." disse ad un tratto riprendendosi da quella specie di trance. Empiria si girò verso di lui incredula, forse perché prima, quando lo aveva incontrato, le sembrava un ragazzo come lei, insicuro di sé stesso.
"Ma come?" domandò parlando con sè stessa con tono fragile e indeciso. Era indecisa perchè dentro di sé sentiva una piccola goccia di coraggio che la spingeva a credere di potercela fare, ma allo stesso tempo sapeva che per tutta la sua vita, fino a quel momento, si è sempre sentita debole e insicura finendo per considerarsi una persona incapace di fare di più.
"Empiria, puoi farcela... Non sei fragile, non sei inutile!" le disse Onirio sapendo cosa stava pensando, poiché era quello che anche lui aveva pensato di sé stesso fino a quel momento.
"Ragazzina, ricorda che non sei sola." affermò Astrio.
Quando l'anziano disse quella frase, ad Empiria le si illuminarono gli occhi e si girò verso Onirio, perché sapeva che il vecchio saggio stava alludendo a lui. Quando incrociò il suo sguardo, si ritrovò a provare tutte le sensazioni e le emozioni che aveva provato quando lo guardò per la prima volta. A quel punto capì tutto: quello era il suo destino, quella cosa alla quale non aveva mai creduto.
Tutte quelle sensazioni negative che aveva provato fino a quel momento erano il suo destino, il suo incontro con Onirio era il suo destino, trovare quella chiave antica e quel portale magico e segreto era il suo destino, tutto quello che aveva detto Astrio era il suo destino. Poi si mise la sua metà del medaglione al collo e in un certo senso si sentì come se fosse rinata. Ad un tratto le due metà del medaglione si illuminarono per qualche secondo e Astrio capì, in quel preciso istante, che entrambi erano pronti.
"Siete pronti. E ricordatevi che i medaglioni vi accompagneranno sempre, ma non saranno loro a determinarvi, non saranno loro a definirvi, questo spetta a voi stessi." disse facendo un occhiolino indirizzato ad Onirio. Il ragazzo capì, quindi, che tutte le sensazioni che aveva provato una volta indossato il medaglione, non erano determinate da esso, ma dal fatto che aveva iniziato a credere un minimo in sé stesso.
Questo lo convinse maggiormente a credere di essere in grado di fare di più. In seguito, guardò Empiria e le disse:
"Ce la farai, così come ce la farò anche io. Ce la faremo insieme." detto questo, i loro occhi si illuminarono di una scintilla immensa e, guardandosi, si sorrisero a vicenda.
Mostrarono, finalmente, quella consapevolezza di sapere chi fossero e quale fosse il loro posto nel mondo e soprattutto avevano compreso quale fosse il loro destino.
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Pillole
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