Capitolo 7 - Luna piena

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Ivy

Mi sveglio lentamente, schiudendo gli occhi a fatica, per le forte fitte di mal di testa.
La luce filtra dalla finestra, così mi copro con la coperta.

«Allora sei viva» dice una voce che conosco fin troppo bene.
Mi metto a sedere di scatto, scioccata da quello che mi circonda.

Sono in una stanza dalle pareti grigie, un letto matrimoniale dove sono seduta, una libreria piena di libri e CD, un armadio ricoperto di sticker, che mi è familiare.
Ma la cosa che mi interessa di più è la luna piena che c'è raffigurata nel soffitto.

Mi giro verso la voce che ha appena parlato e vedo Ryan che mi guarda, appoggiato allo stipite della porta a braccia incrociate.
Questa posizione mette in evidenza i suoi bicipiti.
Mi guarda come se fossi l'ultima cosa al mondo che dovrebbe stare sul suo letto.
Cosí mi alzo.

Pessima idea.

Mi viene un forte giramento di testa, ma lui prontamente mi afferra e mi fa risedere sul letto.

«Quanto hai bevuto ieri?» mi chiede con la sua classica voce da "Hai combinato una cazzata".
«Abbastanza da non ricordarmi che cavolo sia successo. Oddio, no! Ho baciato J!» dico, coprendomi il viso con le mani.

Una miriade di ricordi mi assale.

«Lo so, ero davanti a te» dice lui con un'ombra che gli passa per il viso.

«Potresti spiegarmi cos'è successo? Non ho fatto e detto niente di grave vero? Oltre ad aver baciato il mio migliore amico?» dico, ma lui distoglie in fretta lo sguardo, perso nei suoi pensieri.

Ryan

La notte prima.

Josh e Paul sbattono fuori quel coglione che cercava di provarci con lei.
Che cercava di toccarla.

La guardo con tutta i nervi fuori dal limite, ma il nostro contatto visivo dura poco, perché vomita sulle mie scarpe.

«No! Scusa» dice cercando di pulirle, ma prima che tocchi lo schifo in mezzo alle mie scarpe, la afferro «Lasciami stare» dice lei spingendomi, ma non mi muovo.

«Devo fare pipì» piagnucola, ma non appena fa un passo, rischia di cadere, così mi lancio verso di lei e la prendo in braccio, con le mani strette in pugno in modo che non tocchi le sue gambe nude, troppo nude, dato che il vestito si è alzato talmente tanto che per poco non si vede l'intimo.

Inizio a camminare, usciamo dal Black Moon e la poggio sul sedile del passeggero. Le afferro l'orlo del vestito e glielo abbasso fino alle ginocchia.
Metto in moto e parto verso casa mia.

Non la porto a casa sua perchè conosco suo fratello, e non posso correre il rischio di essere ucciso.

«Se guidi così velocemente ti vomiterò sul cruscotto» dice lei reggendosi la testa.

Inizia a ridere.
Ride fino a piangere.

«Che cosa c'è da ridere? Sei ubriaca marcia, non ti reggi in piedi e fra poco mi svieni su quel sedile» dico nervoso, ma lei continua a ridere, tenendosi la pancia.

«Sto pensando a come faccio finta di odiarti, quando in realtà non appena ti ho visto con quella ragazza, ho baciato il mio migliore amico per ripicca. Ah, sono proprio una pazza» dice lei continuando a ridere.

Tengo gli occhi fermi verso la strada, per evitare il suo sguardo, in modo tale che non capisca quanto le sue parole mi hanno fatto perdere un battito.

Arriviamo a casa mia, la prendo in braccio, entro nella mia stanza e la poggio nel mio letto.
Apro l'armadio e prendo una mia maglietta «Mettiti questa» dico porgendogliela.

«Aspe-» dico ma lei ha già tolto il vestito, rimanendo solo col reggiseno e le mutandine nere.

Abbinati.
Di pizzo.

Distogli lo sguardo.

Continuo a guardarla, i miei occhi passano dai suoi occhi così verdi, alle clavicole. Poi ai suoi seni delicati, ai suoi fianchi e alle sue gambe.

Tremendamente bella.

Distogli lo sguardo Ryan.

Vado di scatto in cucina a prenderle dell'acqua.
Quando torno in camera mia inizio a parlare: «Io dormo sul diva-» ma non finisco perché lei ha indosso la mia maglietta, ed è distesa, addormentata sul mio letto.

Se il diavolo tentatore avesse un volto, allora sarebbe il suo. Così angelico mentre dorme, ma che fa di tutto per farmi fare pensieri troppo impuri.

Vado verso di lei, mi calo sulle ginocchia e le sposto una ciocca di capelli dal viso.

«La mia luna piena» sussurro.

Mi alzo e vado verso la cucina, ma la sua voce mi ferma «Sono ridicoli» dice e quando mi volto i suoi occhi sono aperti a fessura «Cosa?» chiedo confuso.

«Questi momenti in cui smettiamo di odiarci»

Presente

Ivy

«Niente, eri così ubriaca da non reggerti in piedi, so che tuo fratello ti avrebbe ammazzata, così ti ho portata qui. Lì c'è un'aspirina, prendila. Vestiti e ti riaccompagno a casa» dice velocemente che non capisco metà delle parole.

Mi rimetto il vestito della sera prima e lascio la maglietta sul suo letto.

Usciamo di casa e mi riaccompagna a casa mia. Esco dall'auto, vado verso la porta d'ingresso, ma mi blocco, mi volto verso di lui, che mi sta ancora fissando perso nei suoi pensieri.

«Grazie» dico, poi apro la porta e la richiudo alle mie spalle.

«DOVE CAVOLO ERI FINITA?» urla mio fratello alzandosi dal divano e venendomi incontro «Ti ho telefonata tutta la notte, ho chiamato J ma non risponde. Dove. eri. finita.» inizia mio fratello ad urlare.

«Ho dormito fuori» dico «Dove?» mi chiede «Niente di interessante» dico io «Ah davvero? E quindi è per questo che sei arrivata con Ryan Lawrence?» mi sgrida.

«Si e allora? Ieri mi sono ubriacata perché sto passando dei giorni di merda, ogni minuto ho paura che John Clue potrebbe spuntare da un momento all'altro! Se non fosse stato per Rey a quest'ora sarei morta» dico io, ma mi pento di quello che ho appena detto.

E di come ho chiamato Ryan.

Con il soprannome con cui lo chiamavo da piccoli.

«Potevi almeno avvisare» dice, ma la sua maschera di fratello protettivo si spezza e mi abbraccia.

«Come facciamo con John?» chiedo, abbandonandomi tra le sue braccia.

«Non lo so, un modo lo troveremo»

Non sapevamo ancora in che casino siamo entrati.


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