Capitolo 4 - Sillow High

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Un suono infernale mi risveglia dal sogno che stavo facendo, in cui ero la fidanzata di Lorenzo Zurzolo.

Ma che ore sono?

Tiro un pugno al telefono che continua a suonare e la sveglia si stacca.

7:00.

Oh no.

Oggi inizia la scuola.

Chissà che strano effetto avrò quando entrerò in quelle mura che non vedo da 4 anni.

Mi alzo dal letto e vado in bagno, mi lavo la faccia, i denti e metto un po' di crema sul viso, il mio unico trucco della giornata.

Scendo giù, prendo il latte e lo verso in una tazza in cui intingo dei biscotti al cioccolato che mio fratello ha fatto ieri sera.

Quel bastardo si è diplomato 2 anni fa.
Ancora sta dormendo, come vorrei essere lui.

Suonano il campanello.

Ma chi è alle 7.30 di mattina?

Guardo dallo spioncino ma non vedo nessuno.
Apro la porta, esco fuori ma non vedo nessuno, ma uscendo calpesto qualcosa.

Una lettera.

La prendo e la apro, ma quello che c'è scritto mi fa andare in confusione.

Scappare dai problemi non li fa svanire nel nulla.

Ma che cazzo.

«Oddio, questa scuola cade sempre più a pezzi» dico a Liv che è vicino a me davanti al portone della Sillow High, l'unica scuola superiore che esiste in questa città. «Non dirlo a me. Ci vado da 5 anni, tu sei stata abituata alle scuole di New York» dice sbuffando e mi viene una botta di nostalgia, ricordando la mia vecchia vita a New York.
«Pronta all'ultimo anno?» dice e io annuisco «Andiamo» dice lei prendendomi per mano.
Andiamo verso i muretti della scuola, i famosi muretti: qui si possono notare tantissime scritte,murales e graffiti. Qui si scoprono tradimenti, amicizie e amori segreti.

Nonostante tutto mi è mancato questo liceo.

Andiamo verso il nostro gruppo dove vediamo Julio seduto sul muretto che flirta con una ragazza e Peter che si bacia un ragazzo.
Ed è qui che mi viene voglia di mettermi col primo che capita, solo per fare finta di avere una vita sentimentale attiva.

Vedo Julio che mentre parla con la ragazza bionda, guarda fisso vicino a me, e noto Liv guardare lui. «Ok, cosa mi sono persa? Tu e J?» chiedo, lei sbarra gli occhi «Noi due dobbiamo fare un pigiama party in cui ci raccontiamo tutte le cose che sono successe in questi 4 anni» dico io «Non c'è niente da raccontare, abbiamo scopato una volta da ubriachi e adesso siamo amici come prima» risponde lei e io sbarro gli occhi.
Lei e J?!

Prima che io possa dire qualcosa suona la campana e tutti gli studenti entriamo dentro la scuola «Ci vediamo a pranzo, devo passare dalla segreteria a prendere i miei orari» dico e gli altri mi salutano e vanno nelle rispettive classi.

Sono l'unica ragazza nel corridoio, vado in segreteria e mi faccio dare l'orario. In prima ora ho un'ora buca, dato che c'è religione e io non seguo questa lezione.
Vado alle macchinette e mi prendo un cappuccino, giro l'angolo per andare a sedermi nella panchina del cortile ma sbatto contro qualcuno, versandogli tutto il cappuccino addosso.

«Cazzo! Scusa, non pensavo ci fosse qualcuno!» affermo mortificata, ma non appena alzo gli occhi per vedere chi è il malcapitato mi si gela il sangue nelle vene.

Ho appena versato del cappuccino bollente nella felpa bianca di Ryan Lawrence.
Lui mi fissa con uno sguardo pieno ma allo stesso tempo vuoto di emozioni. Noto uno sguardo sorpreso ma che poi viene mascherato dal vuoto più totale.
«Stai più attenta!» mi dice e la sua voce è come me la ricordavo, ma più profonda.

Cavolo quant'è cambiato in questi anni...

Devo evitare assolutamente un altro contatto con lui o potrei morire, così faccio l'unica cosa stupida che potessi scegliere: ignoro tutto, giro i tacchi e cammino verso la direzione opposta.

Ma una presa salda mi circonda il polso, facendomi voltare verso la sua direzione.
«Dove pensi di andare?» mi dice trascinandomi con lui «Ma che stai...» ma lui mi strattona più forte e mi fa entrare nel bagno dei ragazzi.
Le parole mi muoiono in gola quando vedo togliersi la felpa, rimanendo solo con la canottiera nera, che lascia poco spazio all'immaginazione.
Vedendo il suo tatuaggio dei fulmini da vicino, noto delle piccole margherite disegnate sopra le linee, che a loro volta coprono delle cicatrici.
Mi lancia la felpa che io prendo al volo «Lavala» dice.
Ma mi prende per il culo?
«Ti sembra che sia una lavatrice? Me la porto e te la ridò domani» dico e lui ride «Testarda come sempre vedo» mi dice sarcastico e questo commento mi fa perdere un battito.
«Il caffè ti fa schifo, quindi se te la lavo ora sentirai la puzza per tutto il tempo, quindi te la riporto pulita e profumata» dico io e lui smette di ridere «Ah ma allora ti ricordi di me?» dice e la sua è una battuta, una sfida.
«Potrei dire la stessa cosa di te» dico io e lui si avvicina «Cosa dovrei mettere? Fa freddo» dice e io apro lo zaino e gli lancio la felpa di emergenza che porto sempre «E' di mio fratello, quindi riportamela domani» dico e tralascio il fatto che mio fratello odia quando prendo le sue felpe, figuriamoci che le presti a qualcuno «So quanto Nate odia quando gli prendi le sue felpe e per adesso ti voglio viva» dice lui e io smetto di sorridere.

Perchè sembra tutto così normale?
E' come se non avessimo smesso di parlare 4 anni fa.

Penso che anche lui si sia accorto della cosa, infatti si infila la felpa e se ne va sbattendo la porta del bagno.

Adesso mi chiedo: siamo di nuovo amici? conoscenti? ci odiamo o tolleriamo la reciproca compagnia?

Quanto odio di essere tornata in questa città!

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