Capitolo 17

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We were too close to the stars
I never knew somebody like you, somebody
Falling just as hard
I'd rather lose somebody than use somebody
Maybe it's a blessing in disguise (I sold my soul for you)
I see my reflection in your eyes

- Reflections, The Neighbourhood

Il mattino successivo Max si svegliò sul divano del suo appartamento. Si guardò intorno e notò il suo amico dormire in una posizione al quanto discutibile. Non lo avrebbe mai dichiarato apertamente ma non avrebbe mai ringraziato abbastanza Daniel per tutto quello che faceva per lui, per esserci sempre nonostante le sue stronzate.

Si alzò e andò in bagno. Si sciacquò il viso, dopodiché vide il suo riflesso attraverso lo specchio. Neanche dopo il rifiuto di Charlotte finì in quelle condizioni. Forse perché adesso era innamorato davvero...

Ritornò in salone trovando l'australiano sveglio intanto a prendere dal frigo qualcosa da mangiare per fare colazione.

«Che cosa hai intenzione di fare adesso?» chiese il riccio.

«Non posso fare più nulla, lei mi odia. Ed ha ragione, anche io mi odierei» esclamò dopo aver scosso la testa alla domanda di Ricciardo. L'amico restò in silenzio.

Qualche ora più tardi Max finì di preparare la valigia che lo avrebbe portato dall'altra parte del mondo per disputare il Gran Premio che si sarebbe tenuto ad Austin. Forse per la prima volta realmente nella sua vita non aveva voglia di entrare in una monoposto, poi si ricordò le parole di Jos Verstappen di quando ancora era un bambino.

"Azzardati a non salire su una macchina solo perché non ne hai voglia e giuro che ti affondo, Max. Chiaro?"

Max non aveva mai saltato una gara, neanche se stava male. E nemmeno quella volta lo avrebbe fatto. Si sarebbe preso anche la vittoria ad Austin mentre il suo cuore aveva perso l'amore, l'unico vero e sincero che aveva mai trovato nella sua vita. E alla fine, che senso avrebbe avuto essere campione del mondo se nella vita reale perdeva costantemente?

Caricò i suoi bagagli in auto e mise in moto. La strada che avrebbe dovuto fare per prendere l'autostrada che lo avrebbe portato a Nizza lo costringeva a passare davanti casa di Charles. Guardò fuori dal finestrino e vide una chioma castana che avrebbe riconosciuto ovunque. La ragazza era seduta su una panchina con le gambe portate al petto, rannicchiata su sé stessa.

Osservò Sophie e vide che anche lei non se la stava passando bene. Ripensò all'accaduto della sera precedente e si rese conto che forse aveva esagerato con le parole. Si sentiva ferito, lei, che definiva la sua migliore amica, era stata protagonista di una farsa che lo avevano portato a stare male, ma soprattutto lo avevano portato ad essere lo zimbello del paddock. Eppure, lui li aveva visti Charles e Sophie e credeva nelle loro parole quando dicevano che si erano innamorati. Le parole possono mentire ma i gesti, gli occhi non sono in grado di farlo. E lui lo aveva capito con Rory.

Scese dall'auto e si avvicinò alla ragazza. Si rese conto che stava singhiozzando. Le mise una mano dietro la schiena per infonderle calore, come per dirle "io sono qui". Sophie alzò la testa spaventata ma si tranquillizzò subito appena vide che si trattava di Max. Con la coda dell'occhio vide la sua auto parcheggiata a bordo strada.

«Che ci fai qui?» chiese a quel punto l'olandese, sedendosi poi al suo fianco.

«Potrei farti la stessa domanda» rispose prontamente l'amica asciugandosi le lacrime che ancora scendevano dai suoi occhi.

«Passavo di qua prima di dirigermi in aeroporto.»

Ci fu un momento di silenzio, che entrambi apprezzarono per rimettere in ordine i pensieri. Per molti aspetti, Max e Sophie erano così simili; eppure, così diversi: lui glaciale, fermo e razionale; lei sentimentale, impulsiva e iperattiva.

Anima Gemella || Max Verstappen|| Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora