Capitolo 8

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-Zayn

Complimenti Zayn, ora Liam si sta chiedendo che cazzo di problemi hai. Sono proprio bravo ad andare nel pallone. Oltre che dormire, non so fare altro. Fanculo alle emozioni.

-Cosa intendi, Zayn? - chiese Liam dopo un po'.

Delle lacrime minacciavano di scendere. Gliel'avrei impedito. Nessuno può prendersi il gioco di Zayn Jawaad Malik, né tanto meno queste stupide emozioni del cazzo.

-Niente, non capiresti. - dissi alzandomi in piedi. -Voglio andare a casa. -

Liam senza protestare si alzò e dopo aver tolto la sabbia dalle mani andammo verso l'auto. Mi riaccompagnò a casa.

A casa trovai Harry appoggiato alla ringhiera delle scale che fissava il muro. Che problemi lo affliggono?

-Harry, ma che stai facendo? - chiesi andando verso di lui.

-Oh, nulla. Stavo andando su per le scale ma ho dimenticato cosa dovevo fare. - spiegò un po' impacciato.

-Com'è andata? - chiese andando verso il divano.

Si sdraiò lì sul divano come la prima volta che entrò in casa mia dopo che i suoi genitori lo buttarono fuori casa. La testa fra le nuvole, come al solito. Quei ricci sono come i suoi pensieri: tanti, disordinati, senza senso. I capelli di Harry hanno una forma strana, come i suoi pensoeri: lui non pensa mai a qualcosa che abbia senso. Be', forse solo in casi rari lo fa.

Mi sedetti sulle sue gambe.

-Togliti, mi dai fastidio sulle gambe. - disse.

-E va bene. - sbuffai.

-Com'è andata all'app... - chiese ma lo interruppi.

-Uno schifo. - borbottai.

-Immaginavo. - mormorò.

-Sono andato in tilt, blateravo cose senza senso e ancora peggio lui forse l'ha capito. - mormorai trattenendo quelle stupidissime lacrime.

-Cosa ha capito? - chiese.

-Che mi piace, cretino. Ma lui sicuramente non ricambia e ora non vorrà più parlarmi. - mormorai.

-Dai, non è detto. - disse.

-Facile dirlo quando a fare le cose non sei tu. - mormorai.

-Harry

Avevo un immenso bisogno di sfogarmi. Di parlare, di dire cosa era successo quel pomeriggio. Ma con Zayn non volevo parlarne. Lui non lo sapeva, che vedevo e parlavo con i fantasmi, non sapevo se gliel'avrei detto.

Quindi, con la scusa di andare a comprare qualcosa da mangiare, andai a casa di Liam.

-Hei amico. - mi accolse con un sorriso.

-Ciao Liam. - sorrisi.

Mi fece entrare e mi disse di andare in camera sua perché nel salotto c'era la madre insieme a delle amiche. Mi acconodai sul letto mentre lui si stravaccò sulla poltrona.

-Quale buon vento ti porta qui? - chiese.

-Oh, Liam, ti prego, non parlare in questo modo. - borbottai.

Rise. -Si, scusa. Ad ogni modo, che ci fai qua? -

-Ho bisogno di parlarti. - dissi.

-Avanti, dimmi. -

-Questo pomeriggio sono andato al cimitero per testare che non fossi pazzo e che i fantasmi li vedessi veramente. - esordii. -Allora un uomo mi ha chiamato e... -

Don't Be Scared || Larry, Ziam.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora