I can't stand anymore. I'll fall in the sin

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You are My apple sinCapitolo 10 "I can't stand anymore. I'll fall in the sin"


Amo sbagliare,amo farmi del male,ogni pezzo di pelle ti vorrei toccare.

Un lacrima scende non sa dove andare,come la pioggia improvvisa in un giorno di sole. 

- Emma, Resta ancora un po' PoV Jeremy


Sentivo un enorme peso sullo stomaco; era un po' come quando prima di salire sul palco di teatro mi sentivo morire, terrorizzato all'idea di dimenticare i passi, ma questa volta era peggio perché non avevo alcuna coreografia, non avevo neppure la minima idea di cosa fare.
Mi morsi il labbro inferiore mentre aspettavo nell'atrio di quell'enorme ed elegante edificio pieno di persone, arredato con i più fini tessuti, quadri firmati da autisti in voga e soprattutto ghermito da facce che conoscevo grazie ad alcune riviste che in quei giorni mi ero procurato.
Mi portai una mano libera allo stomaco e lo massaggiai cercando di rilassarmi, senza riuscirci.
Il nervosismo mi stava divorando da dentro, sembrava un enorme verme che mi stava strisciando nelle interiora e voleva risalire in alto, sempre più in alto e più saliva, più avrei solo voluto scappare.
-Scusa il ritardo! - mi salutò Conrad venendomi di fronte e abbracciandomi, baciandomi sulle guance come se fossi un amico di vecchia data e non il quasi figlio di Dominic e futuro fidanzato di questo.
Lo avevo capito che lui era diverso, ma come poteva supportare una relazione del genere? Anzi, come poteva anche solo appoggiarla e darle una mano a sbocciare?
-Non è niente. Siete il presidente qui, è normale che foste impegnato. - mi costrinsi a sorridere, mentre le mie gambe volevano solo muoversi da sole e andarsene.
Non ero mai stato un vigliacco, ma in quel frangente non riuscivo a capire davvero cosa mi stesse prendendo.
Era forse per Dominic? In quei giorni mi era sembrato strano, ma probabilmente erano solo le mie paranoie.
-Non darmi del voi, suvvia Jeremy. - mi diede delle pacche dietro la schiena un po' troppo violente, che mi fecero quasi cadere in avanti.
Ci sarebbe mancata solo una figuraccia proprio al centro dell'atrio davanti a tutti quegli occhi che mi stavano già abbastanza osservando; mi mettevano in soggezione, anche se in fondo, molto in fondo, lo apprezzavo.
Avevo sempre adorato essere osservato e al centro della scena.
-Forza andiamo, Dominic è già di sopra e ormai sarà pronto. - ecco l'agitazione tornare, non facendomi quasi respirare.
-Conrad...- strinsi la spallina della mia borsa con forza, mentre le goti mi si imporporavano leggermente.
-Agitato? - chiese come leggendomi nel pensiero ed io annuii, mentre anche la mia voce sembrava aver dato ascolto a quella parte razionale che ancora possedevo e se ne era andata al posto delle mie gambe.
Lui mi sorrise comprensivo e mi scompigliò i capelli con quel gesto caldo, paterno che mi fece sorgere di nuovo dentro quella nostalgia che ormai credevo non se ne sarebbe mai andata via e avrebbe per sempre fatto parte di me.
Lo guardai con i miei brillanti occhi verdi, pieni di tristezza, sconsolati, ma lui non perse il sorriso, ma anzi mi abbracciò.
-Andrà tutto bene Jeremy. - mi consolò, sussurrando nel mio orecchio e poi lasciandomi dolcemente, iniziando a condurmi là dove dovevo andare.

Mi portò nel camerino che mi era stato riservato; spazioso, con un enorme vetro e al di sotto un tavolo pieno di trucchi e altri strani oggetti di cui non riuscivo a comprendere l'utilizzo.
-Siediti, Natalia sarà qui tra poco. - disse accomodandosi anche lui su una delle sedie libere.
Mi tolsi la tracolla e la appoggiai in un angolo prima di andarmi a collocare davanti a lui.
-Natalia? - chiesi mentre mi torturavo le mani.
Lui ghignò, mentre quegli occhi azzurri luccicavano intensamente.
-Ti aiuterà coi vestiti, il trucco e i capelli. Anche lei co
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