Lost within four walls

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You are My apple sin

Capitolo 19

"Lost within four walls"

Il coraggio percorre una distanza breve; dal cuore alla testa,ma quando se ne va non si può sapere dove si ferma;in un'emorragia, forse, o in una donna,ed è un guaio essere nella corrida quando se n'è andato,dovunque sia andato.

Ernest Hemingway

Pov Jeremy

Il viaggio in macchina fu silenzioso, entrambi ancora ognuno sulle nostre posizioni.

Io ce l'avevo ancora con lui, per quella decisione, che mi sembrava una palese dichiarazione di abbandono, mentre lui arrabbiato perché avevo sottovalutato il suo amore e non avevo fiducia in lui. Forse la mia rabbia era davvero ingiustificata, ma allora non ero ancora del tutto lucido. Avevo appena tentato il suicidio, ero emotivamente instabile e depresso, ma a me sembrava di stare bene; anzi, ero sicuro che non ci avrei più provato, tuttavia se me lo avessero chiesto non ci avrei messo la mano sul fuoco.

La sua macchina sportiva volò leggera fino a un'enorme edificio appena fuori dalla città, abbandonando l'asfalto e prendendo una stradina sterrata. Davanti all'edificio vi erano già tre uomini col camice bianco pronti ad accoglierci, ma sapevo che Dominic non mi avrebbe accompagnato; un po' anche perché io non lo avrei permesso. Non lo volevo con me, se doveva lasciarmi allora che lo facesse totalmente, senza compatirmi, senza guardarmi con quegli occhi neri che volevo ricordare solo nei momenti in cui avevamo fatto l'amore.

L'auto si fermò, Dominic si slacciò la cintura e io imitai il suo gesto, ma non scese, si voltò verso di me e io feci lo sbaglio di ricambiare quello sguardo. Perché quei suoi occhi nonostante la ferita che gli avevo inferto erano ancora pieni di amore? Com'era possibile se voleva lasciarmi come tutti gli altri?

-Ti amo. – ripeté, accarezzandomi il volto con il dorso di una mano e poi poggiando un bacio sulla mia fronte. Avrei voluto scostarmi, ma non lo feci, fu lui il primo ad allontanarsi e il mio corpo si mosse istintivamente nel vano tentativo di fermarlo, prendendolo per un polso.

Mi mossi senza pensare, prima che il mio cervello potesse anche solo capire cosa il mio cuore mi stava dicendo. Mi protesi e lo baciai, sentendomi bene, sentendomi respirare per la prima volta dopo giorni.

Lui ricambiò dolcemente, ma poi si scostò sorridendomi.

-Dobbiamo andare. – disse posando un altro casto bacio sulle mie labbra e poi scendendo dall'auto, mentre la mia rabbia tornava. Perché era così gentile se poi voleva abbandonarmi come un cane in una specie di canile?!

Scesi anche io dall'auto e poi sbattei la portiera, mentre Dominic prendeva i miei bagagli dal baule e i medici si avvicinavano, scendendo le scale.

I due uomini a lato dovevano essere degli infermieri, entrambi erano mori, corpulenti e molto forti, quello al centro, invece, doveva essere il primario della struttura o almeno un medico: aveva lunghi capelli biondi raccolti in un morbido codino che posava sulla sua spalla, gli occhi grigi, ma dalle tonalità azzurre, un paio di occhiali spessi a nascondere leggermente il suo volto bello e delicato; quasi da fotomodello.

-Benvenuto, Jeremy. – mi prose la mano proprio quest'ultimo, sorridendo in modo irritante. Lo guardai fulminandolo con lo sguardo, senza accettare quell'arto che non volevo toccare nemmeno per sbaglio. Lui sembrò non dargli peso, prendendo la mia mano e stringendola. Era più forte di quanto pensassi in realtà.

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