Rules

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You are My apple sin


Il peccato è il boia del buon Dio e l'assassino dell'anima.

È il peccato che ci sottrae al cielo per precipitarci nell'inferno.

Ciononostante, noi lo amiamo!

Giovanni Maria Vianney

PoV Dominc

Abitavo con lui da una settimana ed ero già esausto e al mio limite.

Ogni mattina quando mi svegliavo lui era lì col suo viso accanto al mio, quegli occhi verdi aperti e vigili che mi fissavano e quelle labbra che mi sorridevano poco gentilmente, maligne, come se avessero intenzione di fare qualcosa.

Vedendomi sveglio poi si alzava e mentre si dirigeva nel mio bagno, perché dopotutto quella era la mia stanza, si toglieva la maglietta del mio pigiama, di cui sembrava essersi impossessato e camminava sensuale, con indosso i suoi boxer neri o a volte anche bianchi, quasi trasparenti.

Il mio "Jeremy autocontrollo" era al limite ed era proprio per questo che quella sera avevo fatto più tardi del solito.

Avevo bisogno di una chiacchierata confidenziale con mio padre, un drink, una sigaretta e due sane ore in presenza di persone che non fossero così dannatamente sexy e che giravano praticamente nude per casa.

Quella sera, però, non arrivai poi molto più tardi del solito orario che mi ero imposto di rispettare. Non importava se il mio lavoro aveva orari allucinanti, una schedina piena di impegni che si infittiva giorno dopo giorno; fin da quando avevo saputo dell'esistenza di Jeremy avevo voluto a tutti i costi essere libero per l'ora di cena e almeno le due o tre ore seguenti.

Sapevo quanto fosse importante cenare almeno la sera insieme, a me quella sensazione era mancata per molto tempo.

Non avere nessuno di fronte, anche solo con il rumore delle posate che stridono contro il piatto, faceva sentire ancora più soli e da quello che ormai avevo capito Jeremy ne aveva bisogno più che mai.

Era un ragazzo che si era perso, che ormai non credeva più nella bellezza dell'amore o della vita.

Mi ricordava un po' me stesso quando ormai avevo perso le speranze di venir adottato; credevo ci fosse qualcosa di sbagliato in me, che fossi io la causa di tutto, anche se non era vero.

Lui, invece, credeva solo che nessuno gli avrebbe potuto dare amore. Probabilmente per lui quello non esisteva, oppure era semplicemente un sentimento che a lui non avrebbero mai potuto donare perché indegno ed era per questo che si feriva ed io ne ero certo.

Si era definito errore quella notte. La sua definizione mi aveva fatto davvero paura.

Non era un semplice errore matematico o di qualche stupidaggine.

Lo aveva detto con una serietà e un buio nel cuore, che aveva fatto fermare il mio.

Era come se dentro di sé, in parte, lui credesse che la sua vita fosse inutile.

Entrai in casa pensando proprio a ciò, ma il mio flusso di pensieri fu infranto da dei rumori che provenivano dalla cucina: gemiti.

Lo aveva fatto un'altra volta!

You are My apple sinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora