Capitolo 3

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Abito in una minuscola cittadina, direi anzi un paese, caratterizzato da molti palazzi antichi, alcuni maestosi, altri un po' diroccati, ma tutti suggestivi a modo loro. A dire il vero quasi tutte le abitazioni hanno almeno un secolo, con l'unica eccezione delle scuole: quelle al contrario sono modernissime, all'avanguardia. Concentrate in questo piccolo borgo ci sono moltissime scuole, di ogni genere, per questo gli alunni arrivano da tutta la nazione, ma quasi nessuno risiede qui: terminate le lezioni ritornano nelle loro città, e sembra non vedano l'ora.
Io sono sempre vissuta qui, il mio unico viaggio è stato nella capitale con la scuola, qualche anno fa. Non ricordo nulla, cioè non ricordo nessun particolare di questa esperienza, ma sono certa di collegarla a una sensazione positiva perché ogni volta che si nomina la capitale provo un desiderio struggente di visitarla. I miei mi hanno detto che proprio durante questa gita mi sono sentita male, che sono di salute cagionevole e da allora hanno deciso che è poco prudente espormi a inutili rischi.
Non ho ragione di dubitarne, anche se non mi pare di essere così delicata, ma dopotutto a parte questa storia della capitale, io sto benissimo qua e non aspiro ad andare da nessuna parte. Anzi sì, vorrei vedere il mare.
Riemergo dai miei pensieri, mi ero completamente scordata di Tiberius, non sono abituata ad avere compagnia.
"Ma tu abiti qui?"gli chiedo.
"A Pomerìade intendi? si certo, dove se no?" a me non sembra così scontato, visto che praticamente tutti i miei compagni abitano altrove, ma non ribatto. Continuo a non capire perché mi stia accompagnando, comunque visto che non è particolarmente chiacchierone non fa molta differenza, aveva detto solo un pezzo di strada, ma siamo arrivati fino a casa, la mia rientra nella categoria dei diroccati.
Manca ancora qualche decina di metri e vedo un ragazzo seduto sul muretto. Mi sorride in lontananza, sembra che oggi tutti vogliano fare amicizia con me.
Ha una fisionomia amichevole a prescindere dal sorriso, gli occhi sono vivaci, incorniciati da corti ricci rossastri.
"Bene, bene, oggi doppia rivelazione: è un evento! Antea si starà affilando le unghie!" Esclama.
Guardo Tiberius come se potesse darmi risposte, ma è disorientato quanto me.
"Ah ah scusate, mi diverto sempre a prendervi un po' in giro: dovreste vedere le vostre facce!"
Pare si diverta solo lui, non mi è più così simpatico.
"Avete visto cose strane oggi, giusto? Non siete pazzi, tranquilli, era tutto reale".
Sono sempre più confusa: forse ho davvero inciampato nella radice questa mattina e sto sognando..
"Ma cosa stai dicendo? E chi sei?"
Gli chiedo.
"Ah scusate! Toby. Mi chiamo Toby. Opheline e Tiberius giusto? Seguitemi, vi spiegheranno tutto loro. Io non sono un granché con le parole..." e ridacchia.
Tiberius scrolla le spalle
"Perché no? Tanto non ho niente da fare, e poi è tutto oggi che vedo strane cose".
"Ah grazie! E siccome non avevi niente da fare, allora ti sei appiccicato a me senza darmi una minima spiegazione!" gli dico, "Io non vengo da nessuna parte! Buon divertimento".
E mi dirigo verso casa.
"Come vuoi" sogghigna Toby mentre si avviano.
Sto per aprire la porta e vedo o credo di vedere per un istante tre ragazze che fanno un girotondo.
"Aspettatemi! Vengo anch'io!!!"
Sono terrorizzata.

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