Capitolo 4

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"Cambiato idea?" ammicca Toby.
Mi chiedo come ho fatto a trovarlo simpatico...e anche Tiberius, non apre mai bocca. Come mi sono cacciata in questa situazione?
Camminiamo da un quarto d'ora, ormai siamo in aperta campagna, procedo leggermente arretrata rispetto a loro.
Chiacchierano senza tregua, sembra si conoscano da anni, io tanto per cambiare mi sento un pesce fuor d'acqua; però, faccio caso, parlano di argomenti banali e generali, niente che riguardi il motivo per cui stiamo camminando. E soprattutto nessun riferimento ad apparizioni e girotondi.
"Manca tanto?" chiedo spazientita.
"Lassù, lassù sulla collina" mi risponde indicando con un vago cenno Toby.
"Al castello Ferguson? Ma è pericoloso, a rischio crolli. Non si può andare lì!"
"Appunto!", mi risponde, con quel sorrisetto furbo che mi irrita sempre di più.
"Se ci muoviamo in una mezz'ora dovremmo esserci", interviene Tiberius.
"Sembri ansioso di arrivarci", gli dico.
"Sono ansioso di sapere cosa sta succedendo, semplicemente. Se c'è una cosa che non sopporto è starmene con le mani in mano e lasciare che le cose mi caschino addosso!"
"Ti riferisci a me?" replico.
"Non mi riferisco a nessuno, so solo che se la soluzione è là voglio andarci".
Mi guarda, i suoi occhi scuri risaltano sull'incarnato pallido. Resto un po' spiazzata da come si infervora, è strano vederlo così dopo che non ha quasi detto una parola, almeno a me.
"Scusa, non volevo essere aggressivo", aggiunge "sono confuso quanto te credo, ma non capire cosa succede mi fa stare peggio".
Gli sorrido "No scusa tu, anch'io non sono stata proprio cordiale..."
Continuiamo a camminare in silenzio.
Toby azzarda qualche battuta, ma questa volta anche Tiberius non gli dà corda.
Finalmente dopo l'ennesima curva appare il castello in tutta la sua imponenza. Il castello vero e proprio si erge alla sommità del monte, mentre lungo i pendii si inerpicano un numero sterminato di edifici: è una vera e propria città!
Mi rendo conto che l'ho sempre catalogato fra i diroccati, ma così non è. Mi è stato detto che era da evitare perché pericoloso, e io ho accettato questa come verità, non ho mai pensato di metterla in discussione.
"Ehi!"
Tiberius mi risveglia dai miei arzigogoli mentali.
"Perché ti sei fermata? Se hai nuovamente cambiato idea..."
"No, no arrivo. Guardavo il castello, mi sembrava diverso".
"Diverso?" Mi guarda. Le lunghe ciglia ombreggiano il suo sguardo attento.
"Si, diverso" insisto dubbiosa.
Toby ci ha distanziati di un po', sembra impaziente di arrivare. Ci sollecita con un urlo.
"Forza, cosa vuoi che ci succeda? Al peggio ci catturano. O ci uccidono" mi incoraggia Tiberius.
"La smetti? Ti diverti?"
"Ho notato che quando ti arrabbi hai più energia, altrimenti sei indifferente a tutto..." mi sorride.
"Ma tu che ne sai!" lo guardo sorpresa mio malgrado.
"E comunque hai ragione. Il castello non era così. Venivo spesso a giocare qui, ed era un rudere. Non riesco a capire quando abbiano costruito tutto questo".
"Tu non rispetti mai i divieti?" gli dico.
"Perché ? Non sono fatti per essere trasgrediti?" gli occhi gli brillano quando provoca.
Non gli rispondo e accelero il passo, ora anch'io sono impaziente di capirci qualcosa di più.
Varchiamo l'alto portone d'ingresso: ci sono ancora le catene di un ponte levatoio, ma il fossato, se c'era, è stato colmato perché ora intorno alle solide mura c'è soltanto erba.
Siamo entrati.
Uno stretto viottolo si arrampica attraverso un dedalo di costruzioni: sembra un borgo medioevale perfettamente conservato.
Non mi aspettavo esattamente questo.
Mi guardo intorno, una folla di persone si sposta per le viuzze antiche, tutti sembrano molto indaffarati e con un compito preciso.
Non riesco a capire, c'è qualcosa di strano, ma non afferro cosa.
Osservo con più attenzione la gente, escludo subito che per qualche ragione siamo tornati al passato, l'abbigliamento è moderno, le strade sono perfettamente pulite e in ordine. Sbircio l'interno di un negozio: la struttura è antica, ma vedo delle apparecchiature e dei pannelli luminosi il cui uso mi è completamente sconosciuto.
Toby si guarda intorno, sembra cerchi qualcuno.
"Ehi Gamon! Finalmente! Lo sai che ho fretta!" esclama all'improvviso.
"Sì Toby, grazie. Vai pure ai vivai, non ti preoccupare hai tutto il tempo".
Toby si allontana frettolosamente senza nemmeno voltarsi, restiamo impacciati a guardare il nuovo arrivato.
"Benvenuti, mi chiamo Gamon, Toby si è scordato le presentazioni. D'altra parte a lui interessano solo le piante, scusatemi, sarei dovuto venire io a prendervi, ma ho avuto un imprevisto".
È molto muscoloso avrà poco più di vent'anni. Ha un viso particolare, largo, con gli zigomi accentuati e un corto naso aquilino. I capelli lunghi e corvini, che porta divisi in due bande laterali raccolte sulla nuca, rendono più luminosi gli occhi allungati e cangianti che variano tra il marrone e l'ocra.
"Spero che Toby non vi abbia spaventati, non è un grande oratore..."
"Toby non ci ha detto proprio niente!" sbotta Tiberius.
"Abbiamo camminato quasi un'ora e non ha fatto altro che ridacchiare allusivo: si può sapere dove siamo? Questo di certo non è il Castello Ferguson!" continua.
"SÌ che lo è", gli risponde Gamon senza scomporsi.
"È quello che sarebbe se voi non l'aveste lasciato cadere in rovina. Siamo in un'altra dimensione dove si ha più cura delle cose".
Guarda Tiberius con aria compiaciuta, sa di averlo lasciato senza parole.
"Ora andiamo", dice con un gesto di noncuranza, "vi ho già anticipato troppo, è Antea che si occupa di accogliere i nuovi arrivati".

Le due realtàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora