Capitolo 5

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"Ma chi è questa Antea? Ne ha già parlato Toby", gli chiedo.
"Lev e Antea, la coppia reale, li conoscerete fra pochi minuti".
"Sono i sovrani di questo posto?" chiede Tiberius con una smorfia.
"Ah ah questa è bella! Sei spiritoso sai?"
Gamon lo guarda divertito.
"No no, nessun re e regina, siamo tutti uguali qua. Più o meno", dice alzando un sopracciglio.
"Li chiamo così perché sono belli, fidanzati, e perfetti: dei leader naturali. O almeno Antea", aggiunge con un'espressione strana.
"Fate attenzione a lei, ha un caratterino da prendere con le pinze", ride.
Nel frattempo siamo saliti per una stradina laterale e sbuchiamo in una piccola piazza gremita di platani. Gli alberi spogli mi permettono di vedere una bellissima fontana centrale, d'estate deve essere un posto splendido.
Gamon cammina a passo spedito e passiamo sotto un grande arco, sulla chiave di volta noto un bassorilievo che raffigura una mostruosa Gorgone, e sento il mio stomaco aggrovigliarsi proprio come gli orribili serpenti della testa di quella medusa.
Mi rendo conto che fino a quest'istante non avevo dubitato che stasera avrei raccontato la mia strana avventura alla mamma, e che l'avremmo commentata e analizzata insieme, magari ridendo: ora ho la precisa sensazione, oltrepassando quell'arco, che non rivedrò i miei genitori.
Mi sento male.
Prendo la mano di Tiberius e la stringo forte, senza dire una parola lui ricambia la stretta.
Dall'arco si accede a un luminoso atrio e poi immediatamente entriamo in un grande salone. Le pareti sono verdi, e ogni singolo spazio è occupato da trofei di caccia, persino i numerosi lampadari che pendono dal soffitto sono realizzati con corna di cervo. Unico arredo della stanza un lungo tavolo e alcune sedie sparse, quasi tutte occupate.
Tutti i presenti si voltano di scatto, mi sento avvampare, Tiberius invece sembra rilassato, ma continua a tenermi la mano. Ci saranno circa una trentina di persone, ragazzi e ragazze, tra i sedici e i venticinque anni. Sono sparpagliati per la stanza, alcuni seduti altri in piedi, vedo ora che sul tavolo c'è una specie di buffet con bibite e tartine.
"Eccovi finalmente!"
Una voce femminile sonora e decisa, è sicuramente lei, Antea.
Si fa strada tra i presenti, che sembrano riverirla, è molto alta, indossa un'attillata tuta nera che mette in risalto le forme scultoree.
Il viso volitivo ha un'espressione indagatrice che accompagna un sorriso forzato, mentre gli occhi da gatta verdi e brillanti sono incorniciati da bellissimi e lunghi capelli rossi. Porta un curioso copricapo: una piccola calotta di pelle verde con cuciture che formano un disegno a spicchi.
"Tiberius, Opheline, che piacere! È da oltre un anno che nessuno ci raggiunge! Stiamo festeggiando."
"Gamon, hai già accennato loro qualcosa?" Sorride sorniona al nostro accompagnatore che ha preso posto su una sedia.
"Quasi nulla", le risponde ricambiando il sorriso.
"Ecco, come al solito tocca a me la parte più spiacevole!", dice assumendo un'espressione accorata.
Si vede benissimo che non aspetta altro!
La conosco da mezzo minuto e già la detesto e sento che sarà così per sempre. Almeno questo mi aiuta in parte a sopportare la paura e il dolore che provo.
"Meglio andare subito al punto allora. Qui siamo in un'altra dimensione, identica e parallela alla vostra. Il viaggio fino a qua è senza ritorno, in altre parole non rivedrete più le persone e i luoghi che hanno fatto parte della vostra vita fino ad oggi".
Mi sento mancare.
Sono certa che lei ne è perfettamente consapevole e la cosa la diverte: ci osserva come fossimo insetti.
"Perdonatemi, non sono stata precisa, tecnicamente i luoghi sono gli stessi, ma quattrocento anni li hanno resi molto diversi, ve ne siete già resi conto vedendo il castello immagino".
La guardiamo increduli.
Lei alza gli occhi al cielo.
"Ogni volta spero sempre che per qualche ragione siate già informati, invece devo raccontare tutta la storia dall'inizio", sospira.
"Helmut", si rivolge a un ragazzo biondo e ricciuto che prontamente si alza, tutti sono al suo servizio. È tarchiato e muscoloso, sembrano tutti molto allenati qui. Ha gli occhi celesti e gentili.
"Ecco, Helmut è il nostro storico, a lui interessano tutte queste vicende morte e sepolte. Vi racconterà come siamo arrivati quattrocento anni fa, e come incautamente i nostri avi mischiarono il loro sangue al vostro, dando origine a degli impuri come voi".
Impuri? Questa è folle penso.
"Ehi Antea, non giocare, tutti siamo bastardi qui, solo Lev ha sangue puro e..." tenta di dire Helmut.
"Questi sono stupidi dettagli Helmut!" si inalbera Antea. "In ogni caso loro hanno avuto la rivelazione solo ora, quasi al limite. Non sono certo come noi!".
"Come vuoi", risponde indulgente Helmut. "Ragazzi, vi spiegherò tutto con calma i prossimi giorni, mi pare sufficiente per oggi", prosegue rivolgendosi infine a noi.
"Bene! Sono d'accordo! passiamo a cose importanti", Antea batte le mani soddisfatta e guarda improvvisamente me.
"Tu cosa sai fare?"
Oddio sono alle solite, non so cosa dire.
"Beh mi piace scrivere..."
"Non mi interessano i tuoi hobbies", mi interrompe immediatamente. "Mi riferisco a materie scientifiche, non mi parlare di filosofia, letteratura e simili inutilità".
Deglutisco.
Agli ordini.
"Sono brava, molto brava", preciso, "in biologia e chimica".
"Bene. Nient'altro?"
Alzo le spalle.
"No, visto che il resto è inutile". Non la sopporto.
"E tu? Bel tenebroso?"
Ma sentila, ha un'atteggiamento completamente diverso con Tiberius.
"Io sono un campione in matematica e fisica e con le ragazze", le risponde prontamente con un sorriso smagliante.
"Credo che qui ti troverai bene Tiberius", gli sorride maliziosa.
"Lev, tu hai qualche domanda?" si rivolge a un ragazzo seduto contro la parete.
Se lei ci ha guardati come fossimo insetti, lui sembra non ci veda nemmeno. Ha un'espressione assente e annoiata.
È bello quanto lei, ma in una maniera completamente diversa.
Quanto la bellezza di Antea è prorompente e aggressiva, i tratti di Lev sono delicati e armoniosi.
Ha i capelli biondo scuro con riflessi ramati, e gli occhi, li vedo quando alza lo sguardo, sono grigi molto penetranti. Mi fissa un istante, poi si gira nuovamente disinteressato.
"Penso tu abbia già fatto loro il terzo grado. Forse vorranno vedere i loro alloggi".
Sembra che gli costi fatica perfino dire questa breve frase.
"Io ho una domanda", una vocina si leva da in fondo la sala.
Tutti si girano contemporaneamente.
Resto a bocca aperta.
Non ho mai visto una ragazza così bella: credo che le ninfe incantatrici della mitologia fossero così.

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