Capitolo 6

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È minuscola e perfetta, sembra una statuetta di porcellana. Si alza in piedi e viene verso di noi, guarda fisso Tiberius, anzi sembra non veda che lui.
Comincia a essere fastidiosa questa preferenza assoluta che tutti gli dimostrano.
"Io sono Nastia, visto che nessuno mi presenta", dice dirigendo una vaga occhiata ai presenti. Ha gli occhi grigi madreperla, così chiari da sembrare trasparenti, le lunghe ciglia nere contrastano con i capelli chiarissimi e rendono lo sguardo profondo e particolare.
Anche Tiberius per una volta sembra colpito.
"Uno di voi due per caso si dedica a quell'arte inutile che si chiama musica?", il sarcasmo verso Antea è evidente, evitano di guardarsi.
È strano, nonostante la sovrasti di venti centimetri abbondanti, ho la sensazione che la rossa la tema.
Scuoto la testa in segno di diniego e guardo Tiberius.
Lui sorride tranquillo e guarda dritto negli occhi la piccola ninfa.
"Dipende, anni fa suonavo la chitarra elettrica. Non ero male, ma poi mio fratello se ne è andato di casa e l'ha portata con sé. Sicuramente l'avrà venduta perché non sapeva suonare nemmeno una nota..."
Leggo un'espressione delusa sul volto di lei.
"Io suono l'arpa".
Un lampo attraversa i begli occhi neri di Tiberius.
"Direi che potremmo formare un duo perfetto!" esclama, si trattiene dal ridere.
"Mi stai prendendo in giro?" ha una voce soave, ma l'espressione è tagliente.
"No, no. Solo, insomma mi sembrano un po', come dire, distanti come strumenti" le dice titubante.
"Le cose non si sanno finché non si provano, ti aspetto domani da me, nel salone della musica". E nel dire questo si allontana senza aspettare repliche e abbandona la stanza.
Tiberius guarda prima me, poi Antea e gli altri.
"Ma, ma sta scherzando vero? se non ne avessi voglia? Sono obbligato? L'arpa? È ridicolo!"
"È quello che penso anch'io!" Interviene Antea.
"Nastia non può intromettersi mentre parliamo di cose importanti e trattare gli altri come sudditi".
Senti chi parla, penso.
"Lev, sta a te dirle qualcosa! Le permetti tutto!", continua.
Il ragazzo si alza, ha più o meno la stessa corporatura e altezza di Tiberius.
"Naturalmente non sei obbligato", dice avvicinandosi a Tiberius.
"Ti chiedo scusa, Nastia è un po' stravagante. Ma adora la musica e quasi nessuno qui coltiva questo hobby", dice guardando fugacemente Antea.
"Mi rendo conto che arpa e chitarra elettrica sono un accostamento insolito, ma la faresti felice".
"Se la metti così, d'accordo", risponde perplesso Tiberius.
"Ti ringrazio, ora scusatemi mi attendono. Antea te la cavi brillantemente da sola, mi sembra", le dice dandole un lieve bacio sulla mano. Noto che lei ha un anello con un bellissimo rubino e lui ne porta uno identico.
Conosco abbastanza le pietre perché mio padre è un gemmologo, ho una fitta pensando a lui.
Faccio caso che lei porta l'anello al mignolo, mentre lui all'indice, entrambi alla mano destra, lo trovo un po' strano.
Lev si muove leggero fra i presenti, mi trovo involontariamente sulla sua traiettoria, e mi sposto velocemente. I nostri sguardi si incrociano un istante, mi sento ancora più insignificante di prima.
Antea lo osserva allontanarsi, poi, come colta da un pensiero improvviso, si gira verso di noi.
"Helmut, accompagnali nelle loro stanze, penso che siano un po' stanchi".

Le due realtàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora