Capitolo 18 (terza persona)

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"No! No! No! Ragazzo, così non va! Quel passaggio non va suonato così. Se continui in questo modo tanto vale rinunciare! E tu Nastia smettila di farlo distrarre con le tue smorfie!", sbraita esasperato il Maestro Oldman.
"Ma quali smorfie? E poi come fai a vedermi, sono dietro di te!", esclama Nastia trattenendo il riso.
"Perché sei la solita bambina di sempre Nastia. Stai facendo a Tiberius le stesse boccacce che facevi a tuo fratello quando era lui il mio allievo!"
Sono due mesi ormai che il maestro di musica dà lezioni a Tiberius, il ragazzo ha molto talento è intuitivo e impara velocemente, Nastia aveva ragione, ma non ha nessuno studio sistematico alle spalle e nessuna pazienza, a tratti all'insegnante sembra un'impresa titanica e senza speranza.
"Su, non tormentarlo, ha già la testa piena di nozioni di fisica completamente nuove! La musica deve essere anche un piacere e uno svago, altrimenti finirà per odiarla", lo difende Nastia.
"Io non spreco il mio tempo per dare lezione a saltimbanchi se questo è il vostro intento!" risponde stizzito il maestro.
"Scusate, potrei avere voce in capitolo visto che parlate di me?" Tiberius li guarda divertito. "Prendo la musica molto sul serio maestro, solo che oggi sono un po' stanco e non riesco a concentrarmi. Ma posso assicurare che non ho intenzione di diventare un saltimbanco", ha un'espressione semiseria mentre pronuncia questa ultima parola. Solo a casa di Nastia sente usare simili termini, se dicesse saltimbanco la sera fuori con gli amici tutti inizierebbero a sghignazzare.
Il Maestro lo guarda poco convinto, poi sospira: "Va bene, meglio che io vada. Continuate a fare i vostri assurdi duetti musicali che tanto vi divertono, siete la coppia peggio assortita che conosca. Ma se la prossima volta non esegui quel pezzo alla perfezione, scordati di vedermi ancora!", dice minacciando Tiberius mentre raccoglie le sue cose per andarsene.
Nastia e Tiberius si guardano muti aspettando di sentire i suoi ultimi passi in lontananza e poi scoppiano in una risata irrefrenabile.
"Devi smettila di farlo arrabbiare!" dice lei alzando un indice ammonitorio, imitando il Maestro.
"Ioo?? Ma senti chi parla! Come faccio a trattenermi se fai di tutto per farmi ridere alle sue spalle! Tu sei una gran commediante, passi per un angelo ma manipoli le persone!"
"Smettila di trovare delle scuse, sul quel pezzo non ti sei esercitato nemmeno una volta lo so benissimo. Ogni tanto dovresti anche studiare invece di passare le sere con dei fannulloni in giro per locali e a correre dietro a tutte le ragazze che vedi!". Tiberius la guarda stupito. È strano che Nastia lo rimproveri, di solito è curiosa e affamata di conoscere tutte le novità e i pettegolezzi della vita notturna cittadina.
"Che ti prende adesso? Nello studio ho ottimi risultati e mi sembra che qua mi si chieda quello. Chi frequento e come passo il mio tempo libero sono affari miei".
"Nessuno lo mette in dubbio, ma metti in secondo piano la musica: non hai mai pensato che potrebbe anche darti da vivere? Hai un grande talento e rischi di sprecarlo!"
"Non sto sprecando proprio niente Nastia, solo il maestro non può pretendere che faccia in due mesi quello che normalmente si fa in anni di studio! Non ne posso più di ore di solfeggio e esercizi ritmici, non so nemmeno se mi servano, a me piace suonare e in quello sono dannatamente bravo!" Gli occhi neri brillano di orgogliosa consapevolezza.
"Ma sì, hai ragione", sospira Nastia, "ma lo sai che vivo per queste cose, vorrei avere io il tuo dono...presunzione a parte...".
"Tu suoni bene l'arpa...", Tiberius finge di non cogliere la frecciata.
"Ho un ottimo livello tecnico ma nulla più purtroppo, lo so benissimo...Facciamo un tè? Che ne dici?"
Lo annoiano da morire le cerimonie del tè di Nastia, lei ci tiene che tutto sia perfetto, mentre a lui sarebbe sufficiente anche una semplice tazza sbeccata.
"Si è fatto tardi, dicono che nevicherà, è meglio se vado".
"Come vuoi, sappi che mi offenderò moltissimo", gli dice guardandolo seria con i grandi occhi chiari.
"Questo si chiama ricatto!"
"No, si chiama persuasione", adesso ha un delizioso sorriso.
"Ma niente servizi d'oro zecchino! Qualcosa di veloce!".
"Perché dove hai fretta di andare Tiberius?"
È Lev, comparso all'improvviso, lo ha quasi spaventato. Fortunatamente non lo incontra spesso qui dalla sorella, continua a non provare simpatia per lui.
"Nastia ti spiace estrarre una delle tue preziose tazze anche per me, io un tè lo prenderei volentieri, fa molto freddo fuori...", si accomoda su una sedia mentre appoggia sullo schienale il giaccone.
"Mi dice Nastia che il vostro strano connubio arpa e chitarra funziona".
"Già, anche tu suoni mi sembra di aver capito". Non gli piace per niente dover far conversazione con Lev, quanto mai si è fatto convincere da Nastia a restare.
"Sbagliato", gli risponde con un sorrisetto, "io suonavo, ma a diciotto anni, quando ho potuto scegliere, mi sono liberato del mio strumento".
"In che senso?"
"In senso letterale. L'ho buttato dalla torre più alta del castello, non è stato difficile era un violino".
"Potevi regalarlo a qualcuno", Tiberius è contrariato.
"Forse, ma in qualche modo sarebbe tornato, io dovevo liberarmene", dice alzando le spalle.
"Avresti sempre potuto riprendere a suonare!" interviene Nastia.
"Ecco, capisci cosa intendo?", dice Lev guardando Tiberius mentre indica con la testa la sorella, "non avrei potuto essere libero, è da quando sono piccolo che mi ossessionano con la musica. Sono stato drastico ma non c'era altro modo".
Tiberius è sempre più convinto che i due gemelli siano molto, troppo eccentrici, e l'atmosfera di quella casa continua a metterlo a disagio, per quanto si diverta a suonare con Nastia.
"Volevo parlarti di una cosa Tiberius", gli dice Lev ad un tratto.
"Forse è meglio se chiariamo definitivamente una questione. Sei amico di Nastia e non vorrei che sorgessero malintesi", parla molto lentamente, sembra divertirsi a tenere sulle spine Tiberius, che dal canto suo ostenta tranquillità.
"Sono perfettamente a conoscenza del fatto che frequenti Antea, e non è un problema".
Nastia sgrana gli occhi mentre Tiberius sostiene lo sguardo di Lev, poi gli risponde disinvolto:
"Frequento molte persone da quando sono qui, e non credo di dovermi giustificare. Per quanto riguarda Antea non ho niente da nascondere, non..."
"Infatti, non devi giustificare nulla, né te lo chiedo", lo interrompe Lev, "non sono abituato a dissimulare, ti ho detto che non è un problema, e se sei amico di Nastia sei anche mio amico. Perché non ti fermi a cena?"
Tiberius scambia uno sguardo interrogativo con Nastia, l'invito di Lev lo ha completamente colto di sorpresa.
"Senti Lev mettiamo le carte in tavola: a cosa devo tutta questa improvvisa gentilezza? Non c'è mai stato un grande simpatia fra noi". Lev lo guarda con autentico stupore.
"Forse io non ti sono simpatico, ma per quanto mi riguarda io non ho niente contro di te. Non nascondo di non amare i terrestri, ma è anche vero che non ne ho mai conosciuti, anche chi non nasce qua di solito ha la rivelazione molto piccolo, per questo tu sei l'essere più vicino a un reale terrestre che io conosca. Ma ciò che mi ha realmente colpito è che sei disinteressato a quello che la nostra famiglia rappresenta, non passi il tempo ad ossequiarci o compiacerci e per me è un sollievo". Fa una pausa: "E infine hai una gioia di vivere che mi è estranea, ti invidio e mi incuriosisci. Allora ti fermi?"
Tiberius ricambia lo sguardo di Lev con sospetto, sembrano studiarsi, poi sorride: "Solo se Nastia promette di non passare la cena ad insegnarmi come un perfetto gentiluomo usi le posate!"

Le due realtàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora