Bonus💗

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Ciao a tutti, so che nessuno si aspettava un altro capitolo dato che avevo dichiarato la storia come finita, ma questo non è proprio un capitolo...
Stavo controllando le note da cancellare dal telefono e ho trovato un pezzo che avevo scritto su Natasha in inglese che non avevo mai pubblicato. Me lo sono tradotto e ho aggiunto un paio di cose, l'ho aggiunto al capitolo 6, quando Steve sta disegnando Nat.
Questo è quanto, fatemi sempre sapere che ne pensate, e spero che vi piaccia💗💗
ho modificato anche il capitolo 3

La storia di Natasha non era facile da spiegare a differenza di ciò che qualcuno potesse pensare... era confusa e dolorosa...
Lei fu presa dalla sua famiglia quando era solo una bambina... arrivarono a casa sua e uccisero tutti, tranne la piccola rossa: la presero.

Giocarono con la sua mente, facendole credere fosse una scuola di danza, ma era molto di più di quello...è stata cresciuta come un militare, una macchina, una potente macchina di morte.
Le fecero del male, le fecero capire cosa fosse il dolore: per essere sia in cigno bianco che il nero dovevi imparare a come infliggere il dolore e cosa fosse veramente... e lo imparò, in forse il più brutale dei modi
Mentre le altre ragazze motivano per gli esperimenti o per essere state uccise, lei era lì tutto il tempo. Vedeva le ragazze arrivare e andarsene, sentiva dolori che la maggior parte non riusciva a sopportare, ma era lì, e diventava ogni giorno più brava... diventò la loro gemma rara...diventò la perfezione
Ma la perfezione si acquisisce a un gran prezzo
Lei fece tutto quello che le dicevano di fare:
doveva hakerare un database , lo faceva
doveva sparare qualcuno, lo faceva
doveva tagliare la gola a qualcuno, lo faceva
doveva sopportare una punizione, lo faceva, anche se significava quasi perdere tutto il sangue che aveva in corpo.
Accettava tutto. Faceva di tutto per le missioni, tutto quello che le dicevano di fare, anche se significava essere usata come mai nessuna donna desirerebbe di essere usata.

Pensava di meritarselo, in un certo senso, non sapeva di preciso il perché ma... lei pensava solo che quella fosse la sua vita e doveva ubbidire e accettarla.

Poi è arrivata una luce di speranza quando è scappata allo S.H.I.E.L.D,; si rese conto di poter avere un'altra vita, migliore, dove poteva decidere.

Aveva sofferto molto, continuava a soffrire, riguardo a quel che aveva fatto, riguardo quello che avevano fatto a lei, riguardo la sua storia... portava i ricordi con se ogni giorno...ma lo tenne sempre segreti agli altri, facendo finta di nulla.

Non era forte come qualcuno potrebbe pensare, la sua forza era solo una copertura, era rotta.

All'inizio, piangeva fino all' addormentarsi ogni notte, e si svegliava nel cuore della notte a causa degli incubi del suo passato...

Con il tempo però consumò tutte le lacrime, ma i sogni erano ancora lì...

Nessuno lo sapeva
Non aveva intenzione di farlo sapere a nessuno, non voleva essere un problema, non voleva che altre persone vedessero la sua debolezza

Così, ha continuato con i suoi giorni, facendo finta di star bene, non parlando molto di se stessa e finendo per isolarsi, il che era peggio di quanto avrebbe mai ammesso.

Durante il tempo in fuga con il capitano, lui capì presto il perché non era mai risposta con loro troppo a lungo o perché quando si parlava di certi argomenti si zittiva.
La vide in un modo che nessuno l'aveva mai vista prima, comprendendo i suoi sentimenti... i suoi tristi sentimenti.
E lui sperava di poterla aiutare, perché l'amava profondamente, l'aveva sempre amata nel profondo... sapeva di non essere un dottore ma provava a migliorarle le giornate, anche se solo con piccole azioni, ed era grato di essere colui a farla sorridere, di essere quello con cui si addormentava tra le sue braccia, di essere quello con cui presto si era aperta e diede fiducia. E quando tornarono in America, si rese conto quanto fu stupido a lasciar tornare Carter da lui, mentre lasciava l'amore della sua vita scomparire, lasciandola da sola ancora una volta.
Si ricordava come fu senza la rossa attorno, era tutto vuoto, senza la sua voce o solo la sua presenza.
Le sue giornate si illuminavano solo a vederla passare per i corridoi dello shield, e faceva tesoro anche dei distaccati cenni del capo e dei saluti essenziali che gli riservava.
Lei era offesa e triste; il mondo le era caduto per l'ennesima volta addosso nel momento in cui vide Carter tra le braccia di quello che pensava potesse trasformarsi in qualcosa di più, ma si era resa conto che era solo una fantasia, che solo nelle favole c'era il lieto fine, e lei non era una bambina, ed era stata stupida a lasciarsi portare da un pensiero infantile. Anche lei senza il biondo si sentiva vuota, di nuovo, non sentiva più quella sensazione da quando avevano iniziato la loro fuga assieme; ma era tornata, era tornata la solitudine, il suo vuoto, che ben presto si riempì con le sue paranoie e i suoi dolori tornarono, facendo sì che l'anno assieme non fosse stato nulla. Era felice quando lo vedeva per i corridoi dello shield, ma era offesa e arrabbiata con lui per averla abbandonata...ma era solo un uomo, uno stupido e maledettamente fantastico uomo, che la sola presenza la faceva sentire felice e le toglieva le preoccupazioni, ed era arrabbiata con lui di averla lasciata sola e di aver fatto andare via quella bella sensazione di spensieratezza.
Ma sapeva che non era colpa sua, era lei a non doversi fidare, a non doversi lasciarsi andare, perché per lui non era significato niente... o per lo meno così era come lei pensava.
Così decise di ignorarlo, e ridurre gli incontri a dei semplici saluti o discussioni scarne che riguardavano solo i dettagli delle missioni assieme, quando capitava.
Per qualche colpo di fortuna però lei dovette cambiare delle cose a casa sua, dopo un anno fuori e la casa senza cure, c'era bisogno di manutenzione. E una mattina, finendo a parlarne per caso con Maria Hill, la canadese le propose di stare a casa sua, invece di dover andare in un albergo e la rossa, a sorpresa della mora che pensava di dover insistere, accettò. Sembrava quasi un segno dell'universo...E, il giorno in cui stava svuotando le valigie nell'appartamento di Brooklyn, qualcuno bussò alla porta e lei, aprendola, trovò Steve. All'inizio rimase senza parole, ma poi chiese:<<Che ci fai qui?>>
<<Ci vivo?>> rispose lui confuso<<Vivo con Sam all'appartamento qui avanti, volevo chiedere a Hill un martello e un cacciavite, devo aggiustare un mobile>>
<<Ah...si, credo siano in cucina. Entra pure>> disse per poi andare in cucina a cercare quello che le aveva chiesto.
<<Come mai invece sei qui? Credevo abitassi a Manhattan...>> chiese lui, erano entrambi un po' imbarazzati non sapendo bene come comportarsi dato il loro ignorarsi, però Steve le sorrideva ed era molto felice di vederla.
<<uhm si... solo che si devono fare dei lavori a casa. Hill mi ha proposto di stare qui, nel frattempo>> gli rispose mentre cercava dentro un mobile, prese una cassetta degli attrezzi e la posò sull'isola della cucina <<ecco qui...prendi quello che ti serve>>
Lui si avvicinò e aprì la cassetta, trovò quello che gli serviva e chiuse la cassetta. Si girò verso Nat, che era rimasta in piedi affianco a lui a rimuginare su cosa dirgli, cercando una scusa valida per giustificare il suo comportamento distaccato nei suoi confronti. Lui la guardava negli occhi, lei non distolse lo sguardo, Steve stava per dire qualcosa ma lei lo abbracciò.
Steve sapeva che quell'abbraccio erano le sue scuse, ma non gli servivano, non le voleva, anche se gli faceva piacere l'abbraccio.
Lei si staccò dopo un paio di secondi.
<<Scusa, non... Ne avevo bisogno>> disse facendogli un mezzo sorriso imbarazzato e cercando di guardare altrove con lo sguardo
<<Non ti preoccupare, mi è mancato abbracciarti...mi sei mancata tu>> affermò alla fine Steve
<<Be' sono qui ora>>
<<Come stai?>>
<<Come sempre>> disse facendogli un sorriso un po' forzato <<va tutto bene, sono un po' sola, ma va bene, davvero>>
Ormai lui sapeva riconoscere le sue espressioni, ma preferì non insistere, già era tanto che aveva detto di più di "bene".
<<Mi fa piacere>> rispose semplicemente <<Grazie per gli attrezzi, te li riporto subito >>
<<Di niente...>> stava pensando a che dirgli, gli domandò:<<Puoi aiutarmi con dei mobili?>> non è che ne avesse veramente bisogno, ma voleva una scusa per stare con lui<<Devo mettere il letto, la scrivania e due comodini. Ma se non pu...>
<<Ci penso io, non ti preoccupare>>
E da lì si ricominciarono a parlare e frequentare...

You Belong With Me -a romanogers storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora