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Our secrets moments in a crowded room,
they got no idea about me and you.

Le luci dei flash mi infastidivano gli occhi, al contrario di Emma, che le cercava con desiderio e gioia. Io, accanto a Thomas, procedevo su quel tappeto rosso, isolando totalmente le domande dei giornalisti, che urlavano il mio nome, cercando in tutti i modi di avere la mia attenzione.

Le porte dello Space Needle erano spalancate e la hall aveva le luci accese, e alcune persone eleganti parlavano tra di loro. L'ambiente interno era decisamente più tranquillo, perciò volevo avviarmi lì il più in fretta possibile. Era strano come solo pochi passi potessero dividermi dallo schiamazzo dei giornalisti.

Il ragazzo, accanto a me, mi prese per mano, come a darmi conforto. Alzai il viso, cogliendolo già con lo sguardo su di me. Ci sorridemmo, dandoci supporto a vicenda, anche se era più Thomas a supportare me. Dopotutto, lui è sempre stato abituato a quel tipo di situazione.

Prima di entrare nella hall dello Space Needle, mi voltai, restando sul ciglio dell'ingresso, guardando Emma parlare con un giornalista, mentre quelli accanto a lei la tempestavano di foto e altrettante domande. Probabilmente la mia amica stava raccontando a tutti di come lei fosse la mia migliore amica da anni. E, chiaramente, i giornalisti provavano ad estorcerle qualche risposta che io non avrei mai concesso.

Le regalai qualche altro istante, attendendo alla fine del tappeto, mentre altre fotocamere erano puntate su di me e su Thomas, ancora mano della mano. Dal fondo del tappeto vidi arrivare Daniil Medvedev, il terzo tennista sul ranking mondiale. Indossava un tailleur verde scuro, con delle scarpe nere lucide. Al fianco aveva Maria Sakkarī, l'ottava tennista donna nel ranking. Il suo corpo era avvolto in un vestito lungo azzurro, e i capelli raccolti in due trecce alla francese.

Salutarono i giornalisti, sorridendo, e regalando loro qualche minuto di attenzione. Si fermarono un paio di volta a parlare con loro e a mettersi in posa per degli scatti. Era surreale come si sentissero a loro agio tra tutte le grida e i flash.

- Olivia, tutto apposto? - mi domandò Thomas, attirando la mia attenzione. Sentii il suo pollice accarezzarmi con affetto il dorso della mano.

Non stavo affatto bene, mi sentivo come un pesce fuor d'acqua. Tutto quel rumore era angosciante e stressante. Più restavo lì, in piedi, ancora sotto il mirino dei giornalisti, più l'ansia cresceva, facendomi sudare le mani. Volevo sparire, tornando a casa mia. Emma era ancora a parlare con i giornalisti, come se aspettasse quel momento da tutta la sua vita. Avrei voluto avere la sua stessa scioltezza.

- Si, sto bene Tommy - gli sorrisi, cercando di apparire rilassata e serena. Il tocco della mano di Thomas era l'unico appiglio di salvezza in quel momento. Già mi immaginavo gli scoop dei giorni seguenti in cui io e il mio amico ci trovavamo in prima pagina, mano nella mano, con qualche teoria amorosa come didascalia.

Tornai a guardare davanti a me, vedendo comparire all'inizio del tappeto perfino Novak Djokovic, con sua moglie, una bellissima donna con un abito nero e bianco. Salutarono tutti, e si fermarono a parlare con Daniil e Maria.

Il loro sguardo, qualche secondo dopo, finì su di me. Mi sorrisero tutti e quattro, facendomi poi un cenno della mano in segno di saluto, che ricambiai. Volevo avvicinarmi a loro, ma quello equivaleva dire trovarmi di nuovo al centro del ciclone, in un'apparente quiete, ma circondata dal caos.

- Vuoi entrare? - mi chiese Thomas, con voce tranquilla. Riusciva in qualche strano modo a sovrastare il casino attorno a me, come se lui fosse l'unica persona, in quel momento, a cui il mio cervello riusciva davvero a dare una reale importanza.

Curls in the darkness || Riccioli nell'oscurità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora