13. Testarda come un mulo

94 3 2
                                    

Eccoci.
La camera era in perfetto ordine, ma qualcosa ancora mi bloccava all'ingresso. Quel letto mi disgustava. Non avevo mai condiviso le mie cose con qualcuno e sapere che era addirittura stato usato da una coppia per fare sesso... anche no. Forse se non l'avessi visto con i miei occhi mi ci sarei buttata senza problemi, ma la realtà era ben diversa.

Mi avvicinai all'armadio per prendere il mio pigiamino - non proprio mio, ma va bene così - lo infilai subito; era caldissimo. Mi specchiai per sistemare i capelli neri e mossi, e subito fuori dalla stanza, diretta verso la camera di Nick. Perché caro, se non avessi avuto la brillante idea di aprire una discoteca in casa, tutto questo non sarebbe successo. È colpa tua e devi pagare.

Bussai due volte.
Niente.
Ribussai ancora, aprii piano.

«Nick.», lo chiamai, ferma, ancora sull'uscio. Strinsi la maniglia d'oro e feci capolino. Non avevo dimenticato la scena di qualche ora prima, ma alla fin fine non m'importava poi chissà quanto, o almeno, non tanto da impedirmi di chiedergli di cambiare letto. Era una questione di vita o di morte. Non c'era tempo per l'imbarazzo. Invece, tornando a noi, per quanto potesse sembrare impensabile, Nick era a letto, già sotto le coperte. A dirla tutta, neanche pensavo di trovarlo in camera, forse era questo a darmi tutto il coraggio che mi serviva, infatti, il fatto di doverci fare i conti per davvero, mi fece seccare la gola senza preavviso «Tutto bene?»

«Di cosa hai bisogno a quest'ora, Harleen?» brontolò, con noncuranza. Non potevo vederlo bene in faccia, per via della luce che scarseggiava e della sua posizione, ma sicuro sicuro aveva le sopracciglia corrucciate.

«Ho una proposta da farti» sgambettando mi buttai ai suoi piedi. Sul materasso. Sopra le tante e gonfie coperte bianche. Misi le mani fra le mie gambe piegate in un modo strano sotto di me e mi sporsi verso di lui, attivando la modalità "ruffiana". I miei occhi, più grandi del solito, iniziarono a squadrarlo intensamente, quasi a volerlo catturare. Tutto sfatto mi sembrava ancora più bello del solito. Avrei tanto voluto infilarmi sotto le coperte e restare appiccicata a lui per tutta la notte. Solo per stare più calda, sia chiaro. Un colpo di tosse richiamò la mia attenzione, così buttai indietro le spalle e aprii bocca: «Allooora... Mi diresti mai di no?» chiesi, teneramente, senza però ottenere la reazione sperata.

Inspirò. Si sistemò, sedendosi meglio, ma sempre con aria annoiata, come se fossi la cosa peggiore che gli potesse capitare; strinse gli occhi, a voler leggere fra le righe. Continuai a tenere quello sguardo da cucciolo bastonato, ma le mie speranze scomparirono in fretta, non appena aprì bocca, per l'esattezza «Certo. Per molte cose in realtà» rispose in fine, tutto d'un fiato.

«Mh» storciai le labbra, contrariata. Tuttavia, come se non avesse detto niente, buttai comunque fuori la mia proposta: «Ti va di cambiare camera?» non ero pronta ad arrendermi. Accennò un piccolo sorriso, inclinando di poco la testa.

«Perché dovremmo?»

«Perché ieri i tuoi amici hanno sporcato il mio letto con le loro effusioni d'amore» incrociai le braccia al petto e lo guardai male quando di colpo esplose in una risatina piuttosto divertita «io non ci metterò più piede lì dentro. È vomitevole.»

«Sono certo che abbiano cambiato le lenzuola» il suo tono ovvio mi stizzì particolarmente.

«Lo so. Ma quella immagine dai miei occhi non è così facile da cancellare come cambiare le coperte» alzai gli occhi al cielo. Si, ok?! Non sono mai stata a letto con un uomo. Con chi avrei dovuto farlo? Nessuno restava con me per più di un saluto. Ero forse gelosa? No. Si. Può essere! Fatto sta che non volevo entrarci.

«Harley... no» sentenziò serio.

«Ma io non voglio andare di là.» mi alzai in piedi, capricciosa. Era la prima volta che qualcuno (diverso da mia madre) decidesse di mettermi i bastoni fra le ruote, e non ero preparata a questo. Non sapevo neanche come affrontare la situazione. Dovevo arrabbiarmi di più? Forse essere più calma? Magari chiedere per favore? Cosa avrebbe funzionato con lui?

"Out of control" - Gabriel Guevara FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora