14. L'inizio della fine

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Al mio risveglio non ero da sola.
Quando mi resi conto di avere la testa esattamente sul petto di Nick, mi si fermò il cuore. Restai immobile per non svegliarlo, questa era l'unica idea che avevo per il momento... L'altra era quella di cogliere l'attimo giusto per sgattaiolare via e fingere che non fosse accaduto nulla.

Ma la realtà era ben diversa:
Stavo condividendo le lenzuola con un uomo,
lo stesso letto, la stessa stanza, lo stesso profumo.
Sembrava di stare in una bolla.
Riuscivo a sentire il suo cuore, qualcosa di così nuovo per me. Stavo pensando di voler restare su di lui per il resto della vita. Il mio braccio era poggiato sul suo corpo, fino a toccare il collo. Si poteva forse definire un abbraccio? Beh... Si, stavo letteralmente abbracciando un pezzo di legno con un cuore che batteva forte.

Non era più caldo come la sera prima e questo probabilmente significava dover rifare i conti con il Nick odioso di sempre. Chissà cosa si prova ad avere il mondo in mano come lui...
Era così bello, così misterioso, quasi tenebroso.
Inebriante. L'unico che mi faceva desiderare di conoscere più a fondo l'amore. Qualcosa di così lontano da me, eppure...
non l'ho mai percepito così vicino come in quel momento. Un momento tutto nostro.
Forse tutto mio,
ma che stavo condividendo con il figlio dell'agente che avrebbe dovuto prendersi cura di me, eppure... al mio fianco non era mai stato troppo a lungo.

D'un tratto si girò. Sgranai gli occhi e cercai di non respirare. Il suo fiato mi scaldava le labbra e quel braccio che usò per bloccarmi a sè, mi fece arrossire di brutto. Il cuore mi stava esplodendo. Avrei voluto urlare. Avrei... non lo so, diamine. Non lo so.
Mi stava abbracciando anche lui e dominare le mie emozioni, non era mai stato tanto difficile.
Mi sentivo minuscola, vulnerabile... una bomba ad orologeria, sotto quel braccio. Per non parlare della sua mano, che senza alcun preavviso, iniziò a stringermi il girovita, obbligandomi a trattenere un sospiro di puro piacere. Stavo sudando freddo e non riuscivo a capire quale fosse la cosa più giusta da fare.

Un mugolio uscì dalle sue labbra serrate. Lo osservai mentre iniziò a corrugare la fronte, per poi nascondere il viso nell'incavo del mio collo. Deglutii. Alzai lo sguardo al soffitto e dopo un secondo lo sentii prendere parola:
«Sei calda» borbottò, dal nulla. La sua voce di prima mattina aveva tutto un altro sapore e quasi mi piaceva più del solito. Probabilmente perché il fatto che avessimo dormito insieme, era più reale.

«Potresti... potresti allontanarti?» chiesi timidamente, scostandolo con la mano. Fu tutto inutile, dal momento che buttando fuori una mezza risata, mi strinse ulteriormente al petto.

«No! Non lo farò»
Cominciai dunque a dimenarmi tra le sue braccia. Quel posto mi agitava. Lui. Lui mi agitava.
«Cos'è? Non sei mai stata abbracciata?» rise.

«Non mi piacciono gli abbracci.»

«Se stai ferma ti faccio vedere che poi non vorrai più farne a meno» forse era proprio questa la mia paura.
Non avevo mai cercato un abbraccio da parte di qualcuno prima d'ora e non avrei voluto certo iniziare dopo quello.

Con uno strano movimento riuscii a catapultare la situazione e a prenderla completamente in mano. Troppo in mano. In un attimo mi ritrovai seduta sul suo bacino, lo stavo guardando dall'alto mentre le mie mani stavano andando a fuoco sopra al suo petto.
«Ti ho detto che non voglio i tuoi abbracci.»

Restò a fissarmi per un po', passando dalle mie guance rosse fino ad arrivare al punto in cui i nostri corpi si congiungevano, così da sfoggiare un sorrisino.  Mi bastava guardare quello per riuscire a sentire i suoi pensieri sporchi, ma fortunatamente, Matthew entrò spalancando la porta. Mi girai subito verso di lui, che imbarazzato, abbassò la testa.

«Nick, vostro padre sta cercando di mettersi in contatto con voi»

«Lo raggiungo subito, grazie» con un cenno della testa gli fece intendere di dover chiudere la porta. Dopodiché portò le sue mani sulle mie cosce.
«Potresti liberarmi? Sazierò le tue fantasie da verginella la prossima volta» quello sguardo provocatorio mi fece scattare in piedi.

«Che schifo. Non mi avrai mai» urlai puntandogli un dito contro «E poi non sono assolutamente una "verginella".» mentii spudoratamente. Non avevo voglia di farmi prendere in giro ancora.

Inspirò, poi cacciò le gambe fuori dal letto, pronto ad alzarsi. Mi guardò con la coda dell'occhio e sussurrò: «Non ci credi neanche tu, Raperonzolo»
...

"Out of control" - Gabriel Guevara FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora