15. Non voglio piu vivere in questo inferno

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Dopo la sua uscita di scena,
restai a contemplare la parete un po' più del previsto.
Non facevo altro che ripensare al suo sguardo sottile e alla mia bugia gigantesca. Mi imbarazzava il solo pensiero, mentire in quel modo idiota non era da me, non ne avevo mai avuto il bisogno.
Mi sentivo quasi sporca.
Sporca e stupida.

In realtà non avevo mai desiderato avere qualcuno al fianco e neanche perdere la verginità, eppure...

Mi girai con la pancia in sotto,
il letto di Nick era più comodo
di quello che era stato destinato a me.

Ad ogni modo,
escludendo Nick e suo padre dalla mia lista...
l'unico uomo rimasto in quella reggia era Matthew!
Quelle poche volte che ci eravamo beccati, sembrava pendere dalle mie labbra. Con lui sarebbe stato facile arrivare al mio scopo e a quel punto, beh...
non avrei più dovuto mentire a riguardo.

Scattai in piedi,
mi fiondai in camera mia,
presi i primi stracci (che tanto stracci non erano, dato che era letteralmente impossibile trovarne lì) e corsi in bagno per indossarli.
L'obiettivo del giorno era quello di trovare Matthew, sedurlo e andarci a letto. Una sola volta. Poi minacciarlo e continuare la mia inutile vita qui dentro.

Tuttavia,
le uniche persone che riuscii a beccare furono proprio Nick e suo padre. Cercando di non farmi vedere, mi aggrappai alla porta - la mia curiosità prima o poi mi condannerà: Henry sembrava preoccupato, Nick invece furioso più del solito.

«Dovremmo riportarla a casa» sentii uscire dalla bocca dell'agente.

«Se qui non è al sicuro, come pretendi che lo sia lì?!» il mio cuore si fermò a queste parole.

«Restando in questo posto, la sua vita non è l'unica in pericolo, Nick. Quella gente è imprevedibile. È disposta a qualsiasi cosa.» abbassai lo sguardo, colpevole. Non riuscivo a capire a chi si stesse riferendo o a cosa... ma sapevo che qualsiasi cosa fosse successa, sarebbe stata colpa mia.

«Lo abbiamo sempre saputo, ora perché stai cambiando idea?» nessuna risposta «questa conversazione mi sta stancando.» fece per andare via, ma il padre lo richiamò.

«Cerca di restare in casa il più possibile con lei e per qualsiasi anomalia non esitare a chiamarmi. Io mi occuperò dell'esterno, come sempre. Non possiamo abbassare la guardia» iniziai ad allontanarmi dalla porta, la conversazione ormai non sapeva di nulla, sarebbe finita da lì a poco.

Mi scaraventai in cucina, in cerca di un po' di cibo, ma la verità è che il mio stomaco era chiuso, di nuovo, e la mia vita, quindi, in pericolo. Cosa che avevo già intuito, ma avendo osservato dei volti così preoccupati per me e per loro, mi aveva un po' destabilizzata.

«Sembra tu abbia visto un fantasma» mi colse alla sprovvista Nick, chiudendo svogliatamente il frigo al posto mio. Abbassai lo sguardo, stringendo tra le mani una bottiglia di latte. «Qualcosa non va?» avanzò verso di me, con aria incuriosita.

«Ho sentito la vostra conversazione.» buttai fuori senza indugiare ulteriormente. «Voglio tornare a casa.»

«Allora avrai capito che lì non saresti al sicuro» il suo tono duro mi fece gelare il sangue.

«Non lo sono neanche qui. Ma so difendermi.»

«Si...» con una mezza risatina mi strappò la bottiglia dalle mani per versare un po' di latte nella pentolina già sui fornelli «Lo abbiamo visto tutti» disse, alludendo palesemente al fatto che per portarmi qui fosse bastato poco.

«Quanto vi paga mia madre? Io sono stanca di stare con voi. Posso darvi il doppio.» mi avvicinai a lui. L'uno di fronte all'altro «Ti prego. Posso darvi tutto quello che desiderate»

Lo scorsi a stringersi la mascella e a guardarmi dall'alto. «Mi piace vederti supplicare. Ma no.»

Mi aggrappai al suo braccio e lo fermai prima che potesse lasciarmi da sola. «Liberami. O giuro... mi libero da sola.»

«Harley. Pensi che per me sia divertente dover restare con te tutto il giorno, tutti i giorni? Sei una palla al piede. Potessi, ti aprirei anche subito le porte.» scrollò il braccio per farmi allentare la presa «tuo padre è stato un codardo, questo non significa che lo siano tutti. Ha preferito farla finita non appena le cose sono diventate un po' più complicate per voi. Ha scelto la strada più semplice... io, ho dato la mia parola, e tu uscirai da qui solo quando sarai al sicuro.»

«A proteggermi non dovresti essere tu.» gli urlai contro non appena mi voltò le spalle. «Se sono una palla al piede per te, allora non farlo. Non sei obbligato.»

«Se bastasse una sola persona a guardarti le spalle, lo farei. Tu non sai chi hai contro.»

«E allora mostrameli. Io non ci credo che non ci sia un modo per far finire questo inferno.» serrai i pugni, con la gola che mi andava a fuoco e una gran voglia di urlare, ma che alle fine, si rivelò più basso del previsto il tono che mi uscii di bocca: «io... vorrei soltanto avere una vita normale, Nick...» il suono spezzato delle mie parole, lo obbligò a ruotarsi completamente verso di me. «Sono esausta» La sua mano calda che inaspettatamente si posò sul mio volto bagnato, mi rese di nuovo rossa. Quel gesto delicato che usò per spazzare via una lacrima, mi fece tremare il cuore e mi scombussolò lo stomaco.

«E l'avrai.» mi disse, guardando dritto nei miei occhi lucidi, in un modo che mai nessuno aveva fatto prima, e che sapeva tanto di conforto «Te lo prometto, Harley.» — Te lo prometto.

"Out of control" - Gabriel Guevara FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora