«E dunque hai già avuto modo di conoscere Nick» pausa per aumentare la tensione «mio figlio» il colpo di grazia. Avevo appena capito che avrei dovuto condividere la cella con il pezzo di merda che molto probabilmente mi aveva già tradita.
Quel bacio, il bacio di Giuda era. Dovevo saperlo.
Perché avvicinarsi ad una come me se non per essere ricompensati da mia madre?!
"Io penso che ci rivedremo molto presto, invece...", mi rivennero in mente le sue ultime parole.
Era ovvio, avrei dovuto capirlo.
«Spero che riuscirai a cambiare idea su di noi, non vogliamo altro che il tuo bene»«Ah si?! Lo vedo» iniziai a ridere come una pazza. Se questo era per il mio bene, allora cosa avrebbero fatto se avessero dovuto punirmi? Mi avrebbero uccisa? «È assurdo.» dissi, guardandolo dritto negli occhi, tra il marrone e il verde.
«Mi spiace, Harley. Al momento non posso dirti di più» iniziai a scuotere la testa, perché non poteva? Era davvero più giusto farmi restare ignara di ciò che stava accadendo lì fuori? Perché? Strinse le labbra, annuendo. Mi guardava, come si guarda un uccellino in gabbia e lottando chiaramente contro se stesso, si chiuse la porta in faccia. Non sentii il rumore della chiave, e questo significava un po' di libertà.
Emanai un sospiro di sollievo.
Dovevo mettermi all'opera,
ero cresciuta con un solo motto:
O si agisce o si resta fermi,
ma restando fermi non si possono cambiare le cose.Mi avvicinai all'armadio possente per poter estrarre dei jeans stretti con una maglietta nera. Così piccola da pensare che non mi entrasse. Non mi stupii vedere così tanti vestiti della mia taglia. Essendo da sola, dopo essermi assicurata di non essere spiata da alcuna telecamera, mi infilai in bagno per una doccia veloce e dopodiché subito intimo, jeans e maglietta:
Vedermi con abiti normali mi faceva sentire davvero strana, non ero abituata a questo, ma quanto lo desideravo. Sistemai i capelli lasciandoli sciolti e senza neanche badare al trucco uscii dalla stanza trovandomi in un corridoio immenso, ancora mi chiedevo come fosse stato possibile non essermi accorta di nulla, soprattutto, però, la domanda che più mi circolava nella mente era: "chi mi ha trasportata fin qui? Chi mi ha tenuta fra le sue braccia, assicurandosi di portarmi a casa sana e salva?".Ad ogni piccolo passo non potevo far a meno di guardarmi attorno, come se avessi voluto studiare tutti questi particolari che rendevano le mura di questo posto a dir poco affascinanti. Le decorazioni erano in oro e lo stile era sicuramente poco sfarzoso, ma ugualmente elegante. Mi sembrava anche meglio della villa in cui ero cresciuta.
«Signorina...» una voce maschile mi fece sussultare, cogliendomi alla sprovvista. Eppure, non appena mi girai per guardarlo negli occhi, lo fulminai amaramente. Non lo facevo apposta, era solo il mio modo di entrare in contatto con una persona e non farmi sfiorare l'anima. Era una sorta di barriera che mi serviva per proteggermi, mettiamola pure così.
«Matthew, giusto?» chiesi, pur essendone certa, senza mai smettere di fissare gli occhi scuri, veri e quasi trasparenti, che avevo davanti: ben presto mi resi conto che erano un pugnale allo stomaco. Matthew era un uomo alto, muscoloso, ammaliante certo, ma con del chiaro terrore che si spostava da una parte all'altra delle sue pupille.
«Esatto» affermò con tono debole, distogliendo lo sguardo dai miei occhi «Mi dispiace...» non riuscì a dire altro. Il senso di colpa stava continuando a divorarlo, aveva ancora le mani che tremavano e la coda fra le gambe.
«Mi è già parso di sentire questa parte. Non hai nient'altro da dirmi?» per un nano secondo ci fissammo senza parlare, e subito dopo, come sempre, trassi le mie conclusioni, dovevo andare via; così, proprio come mi ero prefissata di fare, cominciai a girarmi, fermandomi dopo neanche un passo.
«No, aspetti...» non feci nulla per fargli intendere che l'avrei ascoltato, ma Matthew continuò, prendendo più forza «Il signor Leister mi ha chiesto di informarle del pranzo che avrà luogo fra qualche ora al piano di sotto»
«Non ho fame, grazie!» ed evitando di sprecare fiato con chi non meritava neanche il più piccolo degli sguardi, mi diressi altrove. Non sapevo dove, ma andai. Avevo una maledettissima voglia di perdermi e lasciarmi coccolare dal silenzio, come quando ero piccola: amavo correre in giardino, trovando sempre le parti più nascoste dove potermi rifugiare, aspettando che qualcuno mi venisse a trovare per portarmi fuori, alla luce del sole, al cinguettio degli uccellini. Forse anche perché intrufolarsi in luoghi sconosciuti, mi faceva sentire in un posto diverso.
Camminavo, camminavo, camminavo... e quando vidi una quercia in lontananza, cominciarono a brillarmi gli occhi. La cosa più bella degli ultimi minuti, pensai. Ottenni terreno fino a fermarmi ai piedi di essa e cominciai ad accarezzarla.
Avevo freddo, ma restare ferma, al silenzio, al sicuro, mentre il vento mi sfiorava il corpo era molto meglio che entrare dentro e sentirsi prigioniera... tuttavia, ovviamente, se non ero io a stare dentro, era la prigione a venire fuori:«Avevo ragione!» esordì Nick, facendo chiaramente riferimento al momento in cui scommise che ci saremmo rivisti presto.
«Traditore»
«Ti sei tradita da sola»
«Fanculo» a poco lasciai la quercia e con un semigiro, me lo ritrovai esattamente dinanzi. Il mio cuore perse un battito e questo non doveva accadere.
Nick Leister: bello come il sole, rigido come l'acciaio. Il suo sguardo mi percorse dalla testa ai piedi, e come sempre, glielo permisi senza alcun timore. Amavo vedere la faccia di chi ne restava ammaliato, di chi mi desiderava senza potermi avere - ma considerando il fatto che io sia in casa sua, mi ha avuta eccome «Vedo che il regalo non è stato di tuo gradimento»
«Touche» risposi fiera, cogliendo un leggero alone di divertimento nell'espressione del mio nuovo nemico. Mentii, non avevo ancora aperto quel pacchetto, e non avevo intenzione di farlo «Cos'è che la diverte tanto, signor Leister?» chiesi, con una strana intonazione provocatoria. Quel "lei" di cortesia che tanto mi colpiva, fino ad usarlo come arma.
«Quello che "lei" prova a mostrare. Una strana forza che non percepisco a dovere» disse, facendosi più vicino alla sua preda, cioè me.
«Sa? Non mi dispiace. Se non vede forza, non avrà modo di difendersi.»
«Signorina, le consiglio di sciogliersi... deve passare un bel po' di tempo con il sottoscritto, non vorrei che questa permanenza le potesse risultare poco piacevole»
«Mi duole distruggere i suoi piani, ma le dirò che questo posto non mi piace per niente e non ho alcuna intenzione di restarci a lungo.» mentii ancora, spudoratamente, con la mia solita aria altezzosa «Lascereste in gabbia un uccello che chiede di uscire?»
«E lei, Harley? Aprirebbe le porte, se qualcuno volesse spiazzarlo?» ... «Ovvio che no!» sentenzia, dopo aver studiato a fondo la mia strana espressione perplessa.
«Si spieghi meglio», incalzai, rifissando quegli occhi penetranti. Il suo, era uno di quegli sguardi difficili da reggere, ma che avrei continuato a sfidare fino a perdere la testa «Chi è che vuole spiazzarlo?» per quanto le mie parole fossero serie, Nick non riuscì a fare a meno di sfoggiare un altro dei suoi sorrisi, uno di quelli che ammiravo e allo stesso tempo odiavo...
«Oggi mi sento buono. Ma non si abitui» sbruffone «Venga, le insegno una cosa» non ricevendo nulla in cambio, eseguì un altro passo per azzerare da solo la distanza fra noi «tenga bene a mente che la curiosità, uccide chi ne è affetto» sussurrò con un sorriso alquanto smorfioso, come se giocare con la mia mente, quella della sua avversaria, gli piacesse particolarmente. «Ne ha mai sentito parlare?»
«E lei tenga bene a mente che se non risponde alle mie domande, le risposte, le prendo da sola.»
«È una sfida?» ed è in questo momento che capii di essere caduta in trappola. Non parlare, non dare risposte, non soddisfare il mio sapere... era esattamente il suo piano dall'inizio, e lo capii tardi. Troppo tardi. «Mi faccia sapere appena qualcosa le sarà chiaro, "ribelle". Sono curioso anch'io!»
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"Out of control" - Gabriel Guevara FF
Fanfiction© napoesja - 2024 Harley, "la ragazza dal destino scritto su un pezzo di carta prima ancora che venisse al mondo", è così che si definisce quando ripensa alla sua vita. Nonostante tutto, dimostrerà di avere un carattere molto forte e un'altrettanta...