𝑨𝒕𝒕𝒐 𝑽𝑰 𝒔𝒄𝒆𝒏𝒂 𝑰 (𝑀𝑒𝑟𝑐𝑜𝑙𝑒𝑑𝑖́)

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«And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand»

Mercoledì
1 Marzo
Verona
H: 22:43



Aprii gli occhi e gemetti di dolore.

Mi tirai a sedere, massaggiando la testa con una mano. Sicuramente la avevo sbattuta.
Non sapevo per quanto avessi perso conoscenza, ma dall'ora che il mio orologio da polso segnava, almeno due ore.

«Stai bene?» feci scattare lo sguardo su Tyler, che mi fissava preoccupato.

Abbassai lo sguardo e notai una ferita da arma da fuoco nella mia gamba destra.

«Che è successo?» farfugliai confusa.
«Mi sto facendo la stessa domanda, ora sta ferma» si tolse la felpa e la legò sulla mia gamba, fermando l'emorragia.

«Stai sanguinando» indicai un taglio che aveva sul braccio e lui alzò le spalle, «Anche tu, e direi più del doppio. Devo portarti in ospedale» alzai un sopracciglio.

«Ma davvero? E che cosa raccontiamo? Siamo stati incoscienti per due ore e neanche sappiamo cosa ci è successo» risposi ovvia.

«Vuoi morire di infezione?. Sta' zitta e fammi chiamare qualcuno» sbuffai e non ribattei, limitandomi al silenzio.

***

Aprii gli occhi e mi guardai attorno.
Era tutto molto bianco.

Notai la flebo attaccata al mio braccio destro con un ago e storsi il naso.

«Signorina Addams, finalmente sveglia» un uomo in camice bianco varcò la soglia della camera in cui mi trovavo.

Ero in ospedale.

«Che cosa mi è successo?» il medico rivolse uno sguardo ad una ragazza che stava al suo fianco.

«Mercoledì, sono l'agente Collins, FBI. Devo dirti una cosa» alzai un sopracciglio e la fissai, in attesa che parlasse.

«C'è stata una sparatoria poco lontano da voi. Erano coinvolti suo fratello e sua madre» spalancai gli occhi.

«Sua madre e suo fratello..» lasciò la frase in sospeso e due lacrime mi rigarono le guance.

«Chi è stato?» sussurrai con il sapore salato delle lacrime in bocca.
«Non lo sappiamo, ma stiamo indagando» mi passai una mano fra i capelli.

«I Galpin, sono stati loro. Volevano che mio padre soffrisse» singhiozzai, «Mi lasci sola» la donna annuì leggermente, prima di abbandonare la stanza.

Coprii il viso con le mani, soffocando i singhiozzi che non riuscivo a fermare, come le lacrime.

«Perchè tutto a me?» continuavo a ripetere con voce spezzata.

Come aveva potuto finire così?
Avevo perso tutto.

Mio padre in lotta fra la vita e la morte per colpa mia, mia madre e mio fratello non c'erano più ed ero stata capace di fare allontanare anche Tyler da me.

Ogni cosa mi si era sbriciolata fra le mani, senza che io me ne accorgessi.
Ed ormai era tardi per tornare indietro.

Soffocai un urlo sotto al cuscino, sporcandolo di mascara colato.

𝑪𝒐𝒎𝒆 𝑹𝒐𝒎𝒆𝒐 𝒆 𝑮𝒊𝒖𝒍𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 ᵐᵉʳᶜᵒˡᵉᵈⁱ́ˣᵗʸˡᵉʳDove le storie prendono vita. Scoprilo ora