𝑨𝒕𝒕𝒐 𝑽𝑰 𝒔𝒄𝒆𝒏𝒂 𝑰𝑰: (𝑀𝑒𝑟𝑐𝑜𝑙𝑒𝑑𝑖́)

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«Io e te fermiamo il mondo quando siamo insiemeAnche se dura un secondo come le comete»

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«Io e te fermiamo il mondo quando siamo insieme
Anche se dura un secondo come le comete»

Mercoledì
3 Maggio
Jericho
H:23:07







Guardai il paesaggio davanti a me e l'aria fresca primaverile fece svolazzare i miei capelli.

Il Sole stava scomparendo all'orizzonte in un bellissimo tramonto.

Sfiorai i lucchetti attaccati alla ringhiera e sorrisi appena.
Mi inginocchiai quando ne trovai uno che stava per cadere.

Lo presi fra le mani e aggrottai le sopracciglia.

M+T







Aprii gli occhi passandomi una mano fra i capelli.

«Non di nuovo» sussurrai scocciata.
Era sempre lo stesso sogno.
Lo facevo sempre da quando ero uscita dall'ospedale di Verona due mesi prima.

Il rumore di un tuono di fece sussultare e alzai le coperte fino al naso.
Chiusi nuovamente le palpebre ma non riuscii lo stesso a prendere sonno.

Sbuffando mi alzai in piedi, infilando la vestaglia nera.

Proprio quando ero finalmente riuscita a superare tutto quello che mi era accaduto, questi sogni avevano preso a perseguitarmi.

Aprii la portafinestra e mi affacciai al piccolo balconcino della mia camera.

«Vaffanculo» sussurrai infuriata.
«Non ci posso credere» guardai in basso e deglutii a vuoto.

Mi era capitato spesso dal giorno in cui mia madre e mio fratello erano morti, di suicidarmi.

Ma avevo mio padre, e mi ero resa conto che era l'unica persona di cui potevo fidarmi.

Non era tuttavia raro che tornasse a casa con graffi o macchie di sangue addosso. Dopo l'evento di quel maledetto primo marzo, la sua sete di vendetta si era moltiplicata.

Io non avevo né la voglia né la forza di dirgli niente.
Avevo imparato anche io ad odiare profondamente persone che conoscevo appena.

Imitavo mio padre in tutto. Viaggiavo addirittura sempre con un coltello in tasca.

Avevo smesso di piangere, di arrabbiarmi e persino di cercare vendetta.
Ero stanca, come una candela spenta che aveva perso definitivamente la sua luce.

Picchiettai le dita sul ferro della ringhiera con aria distratta.

Quella casa mi sembrava così vuota da quando mio fratello e mia madre non c'erano più. Non avevo più nessuno che mi desse consigli o qualcuno da torturare.

𝑪𝒐𝒎𝒆 𝑹𝒐𝒎𝒆𝒐 𝒆 𝑮𝒊𝒖𝒍𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 ᵐᵉʳᶜᵒˡᵉᵈⁱ́ˣᵗʸˡᵉʳDove le storie prendono vita. Scoprilo ora