𝑨𝒕𝒕𝒐 𝑭𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆(𝑀𝑒𝑟𝑐𝑜𝑙𝑒𝑑𝑖́)

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!L'ultima scena è stata ispirata a quella della terza stagione di Mare Fuori!

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!L'ultima scena è stata ispirata a quella della terza stagione di Mare Fuori!



«Chiudi gli occhi andiamo lontano
testa tra le nuvole»

Mercoledì

20 maggio
Verona
H:00:02

Salii le scale di pietra che portavano al Balcone di Giulietta cercando di non fare troppo rumore.

«Ciao» accennai un sorriso e mi avvicinai a lui.
«Ciao, Lucifer» rise appena scuotendo la testa, come sempre teneva le mani in tasca.
«Quanto è bella la mia futura moglie» alzai gli occhi al cielo.
«Quanto è ruffiano il mio futuro marito» ribattei sarcastica.

«Devi dirmi qualcosa?» alzò le spalle con noncuranza.
«Volevo solo vedere la mia Giulietta. Mi è permesso?» feci finta di pensarci su. «Mhhh, non lo so..» alzò gli occhi al cielo in modo divertito e mi prese un mano, avvicinandomi a lui.

«Che simpatica» mi prese in giro, sapendo bene che io ero tutto tranne che simpatica.
«Antipatica dovresti dire» ribattei sarcastica.

«Hai ragione» rispose prima di rubarmi un bacio.

«Senti, Enid sa tutto» aggrottò le sopracciglia e mi fissò perplesso.
«Di cosa?» roteai gli occhi, «Del matrimonio, e dice pure che dobbiamo decidere quando e dove farlo».

«Venti giugno» alzai un sopracciglio, «Il solstizio d'estate? Io lo odio il Sole» mi prese il volto fra le mani e sorrise.
«E tu sei il mio di Sole» mi sussurrò all'orecchio.
Mi lasciai scappare un sorriso e poggiai le labbra sulle sue.

«Dove?» «Qui, ovvio» mi guardai attorno e lo fissai, divertita.
«Oh ma certo, prendi pure un luogo turistico e organizza un matrimonio, con comodo. Eddai, sei scemo» alzò le spalle.
«Altre idee tu saputella?» lo fulminai con lo sguardo e sbuffai.

«Okay. Abbiamo esattamente un mese per pensare a tutto» sorrise e poggiò la fronte contro la mia.
«Quanta fretta, calmati un po'» chiusi gli occhi e ispirai il suo buon profumo.

«Ti amo» sussurrai, «Anche io» rispose con lo stesso tono di voce.

«Scommetto che sarai la prima sposa vestita di nero» alzai gli occhi al cielo, «Beh ovvio, manco morta mi vesto di bianco» rise piano alle mie parole.

«Sarai comunque bellissima» mi morsi un labbro e non risposi.
«Perchè lo dici sempre?» mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Forse perché lo penso?» abbassai lo sguardo, imbarazzata.

«Non potrò avere mio padre che mi accompagna all'altare e neanche fare il ballo di matrimonio con lui» sussurrai tristemente.

Intrecciò le nostre mani e mi fece fare una giravolta.
«Questo ballo?» rispose ad un centimetro dal mio viso.

«Tu sei un Galpin. Cosa faremo poi?» due lacrime mi rigarono le guance e lui le asciugò con il pollice.
«E tu una Addams» rispose lasciandomi un bacio fra i capelli.

«Costruiremo noi il nostro poi» lo baciai di nuovo, agganciando le braccia dietro il suo collo.
Avvolse la mia vita con una mano e con l'altra mi accarezzò la guancia dolcemente.

Ci staccammo soltanto per assenza di ossigeno e ci guardammo negli occhi.

«Devo andare» lasciò un altro bacio sulla mia guancia e sorrise.
«Sicura?» abbassai lo sguardo, «Non vorrei esserlo» sussurrai malinconica.

Un'altra lacrima scivolò solitaria sul mio viso e lui la asciugò con il dito. Mi alzò il mento con due dita.

«Tu non devi piangere, hai capito?» prese le mie mani tenendole insieme con la sua.
«Non spegnere la luce che hai dentro, va bene?» sorrisi appena con gli occhi lucidi.

«Ci proverò» feci una pausa e lo guardai intensamente.
«Ho paura. Tanta, paura» sussurrai trattenendo le lacrime.

«Di cosa?» mi chiese dolcemente.
«Che qualcuno possa farti del male, perché non riuscirei a vivere senza di te. Non posso vivere senza di te Tyler. Mi sono innamorata di te e questa cosa mi fa paura» sorrise baciandomi.

«Non voglio perderti» dissi con voce spezzata.
«Vieni qui Viperetta» mi strinse in un abbraccio, tutto quello che in quel momento avevo bisogno.
Un abbraccio.
Un suo abbraccio.

«Sei la cosa più importante della mia vita Mercoledì, e lotterò per noi ad ogni costo» poggiai la testa sulla sua spalla.
«Non lasciarmi ti prego, almeno tu» mi prese il viso fra le mani.

«Io non ti lascio, mi hai capito? Non ti lascio da sola. Noi ci sposiamo e andiamo via da qui, te lo prometto» annuii e lo baciai di nuovo.

«Sei tutta la mia vita» sussurrò al mio orecchio prima di sollevarmi da terra e farmi fare una giravolta facendomi ridere.

«Anche tu» risposi con un sorriso.
«Dovresti ridere più spesso, brilli quando lo fai» arrosii leggermente prima di poggiare le mie labbra sulle sue con più decisione.

«Vorrei stare qui per sempre, con te» mi sorrise, prendendomi le mani.
«Lo vorrei anch'io. Chiudi gli occhi adesso» obbedii, curiosa.

«Dammi la mano» gliela porsi e qualcosa di metallico si infilò nel mio dito.
«Pupi aprirli adesso» sorrisi quando vidi un anello d'argento avvolgermi l'anulare.

«Era di mia madre, ora è tuo, poi sarà di nostra figlia» risi appena, «Frena, già i figli pensi?» mi rubò un bacio e mi strizzò l'occhio.
«Io voglio fare tutto con te, vivere la mia vita con te, tutta la vita insieme» gli saltai addosso e lo sentii ridere.

«Ti piace?» indicò la mia mano con un cenno del capo.
«È bellissimo» risposi.

«Mercoledì» mi gelai sul posto, voltandomi lentamente e staccandomi da lui.

«Papá» in secondo tirò fuori la pistola, puntandola verso Tyler.
D'istinto mi misi in mezzo.

«Che ti avevo detto?» strinsi forte i pugni trattenendo le lacrime.
*«Tieni» mi porse l'arma e io lo fissai con gli occhi sgranati.

«Ora devi scegliere» feci saettare lo sguardo verso il ragazzo, prima di riportarlo su mio padre.

«L'amore passa, io sarò tuo padre per sempre. Non è difficile» disse come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

Annuii stringendo la pistola nella mano destra.

«Dammela» gli puntai l'arma alla testa e l'uomo mi guardò con un misto fra il stupito e l'infuriato.

«Non giocare con il fuoco Mercoledì, lascia andare quella pistola» non mi mossi, rimanendo con lo sguardo incastrato nel suo e gli occhi lucidi.

«Mercoledì» sentii la voce di Tyler chiamare il mio nome, ma non mi mossi.
«Viperetta» lentamente voltai la testa per guardarlo.

«Tu non sei così» una lacrima mi rigò la guancia e chiusi gli occhi, abbassando leggermente la pistola.

«Non sei così, lascia andare quell'affare. Non sei come loro Viperetta, capito? Dalla a me» tese la mano nella mia direzione e io la fissai, lasciando che le lacrime che avevo trattenuto scendessero sul mio viso.

«Dai» mi invitò con un velo di terrore negli occhi.
Aveva paura che facessi qualcosa che avrebbe avuto conseguenze più che gravi.

Abbassai lo sguardo sulla canna della pistola e mi passai una mano fra i capelli.

Il cuore batteva forte, il respiro irregolare e sudavo freddo.

Mi asciugai le guance con la manica del vestito e presi un respiro profondo.

«Mi dispiace» sussurrai.

«Mercoledì ferma!».

𝑪𝒐𝒎𝒆 𝑹𝒐𝒎𝒆𝒐 𝒆 𝑮𝒊𝒖𝒍𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 ᵐᵉʳᶜᵒˡᵉᵈⁱ́ˣᵗʸˡᵉʳDove le storie prendono vita. Scoprilo ora