CAPITOLO 14.2

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WINTER’S POV

<<Ti devo dire una cosa>>

Gli dico appena usciamo dal capannone.

<<Cosa?>>

<<Non qui, vieni con me>>

Afferro la mano di Alex e saliamo nella macchina dei miei genitori.

<<Qui in macchina?>>

Annuisco

<<Si ma, non è un bel panorama questo, andiamo da un’altra parte con la macchina>>

Si limita ad annuire.

Dopo circa 10 minuti siamo arrivati davanti al mare sotto il ponte di Seoul.

Quando ci andiamo a sedere Alex prende a fissarmi in attesa.

<<Sai Alex non sono mai stata brava con le parole, non sono mai stata brava ad esprimere i miei sentimenti mentre tu al contrario ci riesci con una facilità assurda>>

Mi ascolta senza parlare.

<<Ho avuto paura, una fottuta paura del cazzo, pensavo di perderti>>

<<Ma non è successo>>

<<E se fosse successo però?>>

<<Avresti vissuto tu per me>>

<<Non è così semplice Alex, lo sai>>

<<Winter, cos’è che ti preoccupa?>>

Non riesco a dirlo...

<<Tutto>>

<<Spiegami cos’è questo tutto per te>>

<<Ho paura di noi Alex>>

<<Ho paura di quello che siamo io e te, ho paura del tuo lavoro e sai perché? Ho visto la tua faccia mentre dicevi che non ti importava un cazzo di me, e lo so è per lavoro non potevi mostrarti debole>>

<<Hai sentito tutta la conversazione?>>

<<Tutta>>

<<Hai paura che non mi freghi un cazzo di te?>>

Annuisco.

<<Ma come te lo devo spiegare Winter?>>

Lo guardo.

<<È da quando avevamo 15 anni che mi sono innamorato di te, e ad oggi il sentimento non è cambiato>>

<<S-sei innamorato di me?>>

<<Si cazzo Winter sono innamorato di te, da quando eri solo una bambina timida, ma che mi regalava dei sorrisi meravigliosi, eri una dea, e tutt’ora lo sei. Sei diventata una Donna con la D maiuscola, una donna cazzuta e coraggiosa>>

<<Alex...>>

<<È vero ti ho trattato male, ma ero ferito, ferito perché non sono riuscito mai a dirti quanto ti amassi ero un coglione e lo sono tutt’ora per essermi perso nuovamente una ragazza che darebbe tutta sé stessa per me>>

<<Alex mi serve sapere una cosa>>

<<Dimmi>>

Non faccio in tempo a parlare però perché il suo telefono inizia a squillare.

Quando lo tira fuori lampeggia un nome, ma non un nome qualsiasi.

Alex mi guarda con gli occhi sbarrati.

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