10장: Manobal Lisa

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Tw: uso di droghe

Una volta scappata da quel posto, piena di rabbia avevo deciso di farmi una camminata in quella sera pericolosa per me, ma non mi importava perché dovevo schiarire le idee. Una volta che mi sentivo calma e potevo mettermi al volante, iniziai a guidare fino a casa di Gwen finendo per addormentarmi con la testa appoggiata contro il sedile e le braccia congiunte al petto. Non mi svegliai fino a quando qualcuno non bussò sul vetro della mia automobile. Saltai sul posto urtando con la fronte sul manubrio e poi mi voltai verso sinistra. Una donna dai capelli neri legati in una coda elegante mi guardava con gli occhi verdi. Restai un minuto in silenzio e poi realizzai che era l'avvocato di papà. Abbassai il finestrino e lei mi salutò esclamando: «Buongiorno!»

«A lei!» Risposi sentendo l’aria fresca del mattino invadermi il viso, non ero una persona mattutina. Anzi odiavo le persone che mi rivolgevano la parola di prima mattina, ma ora dovevo mostrarmi cordiale.

«Come stai?» C’era dolcezza nella sua voce, fatto che mi sorprese particolarmente.

«Bene, lei?» Mi stavo passando la mano sul viso, sfiorando il mio septum che ora si muoveva e il mio eyebrow che era così freddo.

«Bene. Possiamo parlare?»

«Qui?» Corrucciai la fronte indicando la macchina con il mio anulare dipinto di nero, lei scosse il capo divertita.

«In un bar, magari!» Rispose con la stessa dolcezza di prima, per essere un avvocato riusciva ad essere molto gentile.

«Va bene!» Aprii la portiera della macchina uscendo con il mio vestito nero corto con le calze nere a rete.

Solo in quel momento compresi che forse non ero al massimo della forma e visibilità, ma ero così stanca. Stavo seguendo quella donna mentre mi sistemavo il vestito corto che mi cingeva il corpo magro, mentre mi guardavo intorno toccando le braccia ricoperte dalla stoffa sottile di quell’indumento. Ero così fusa che la seguivo senza parlare molto, il lavoro mi distruggeva sempre, ma quando capitava di domenica mi sentivo sempre uno straccio.  Ero talmente stanca che mi trovai ad urtare contro la porta chiusa e la signora mi venne incontro aprendo la porta.
Mi fece accomodare e ordinò qualcosa per entrambe.

Quando si sedette, si chinò in avanti esclamando: «So che sei stata a casa di mia figlia!» Corrucciai la fronte nel sentire quella asserzione, forse era prima mattina per questo pensai che magari aveva detto altro.

«Scusi può ripetere?» Mi stavo massaggiando il viso pallido guardandola perplessa. Ero convinta che non avesse detto quella frase, che il mio cervello si era completamente fuso.

«So che sei stata a casa di mia figlia.» Ripetete e questa volta non potevo fingere di aver capito male.

«Scusi?» Ero diventata pallida, perché non sapevo che qualche mio amico aveva come madre un avvocato.

«Sei stata a casa di Jisoo Kim!» In quel momento compresi, non era una mia amica la persona che stava parlando ma una tutor  per i compiti.

«Jisoo è sua figlia?» Domandai ancora stordita, lei sembrò divertita dal mio modo di comportarmi. Ma ero particolarmente stanca, stordita e sconvolta da quella notizia.

«Sì, Micha ti ha riconosciuta nella foto che ho per tu sai cosa!»

«Sì, sono stata a casa sua!» Ero così stordita da non riuscire a dire altro.

Era buffo come una persona poteva farmi quell’effetto, o come di mattina sembrassi tutt'altra persona.

«Come sta?» Si era appoggiata con i gomiti sul tavolo, il corpo in avanti e lo sguardo preoccupato.

Not love || LisooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora