Subterranea .

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Circa ottant'anni fa la civiltà sparì,lasciando posto solo a caos e desolazione. Niente più elettricità,niente più macchine,niente più produzione di beni primari,niente più esseri umani fatta eccezione per noi : i sopravvissuti. Quello che so l'ho imparato grazie alle lezioni di storia nella galleria 36 dell'aula del professor Irios. Mi è sempre piaciuta la storia,forse perché immaginare un altro tipo di realtà mi affascina. Immagino gli enormi grattaceli di questo continente ancora intatti e le strade senza folti ciuffi d'erba o crepe sull'asfalto grigio. Immagino i sorrisi delle persone che camminando per strada si ritrovavano in un abbraccio,incrociando lo sguardo di conoscenti. Immagino i bambini ancora bambini e gli adulti ancora genitori. Tutto questo non esiste più adesso. Non conosco niente che non sia combattere con coetanei o ragazzini appena strappati dalle braccia dei genitori in superficie e non ricordo come sia il calore della luce del sole sulla pelle. Il mio nome è Ethel, e sono figlia di sopravvissuti alla Grande Epidemia. La mia sfortuna prende vita dalla mia stessa fortuna.

Una delle più importanti regole stabilite dalla Confraternita per i Figli della Terra è :"NON FARE USO DELLE FACOLTA' CONTRO I PROPRI SIMILI". Mi resta difficile stamparmelo a mente quando il professor Kentack di lingua antica mi fissa impietrito,facendo cenno alle parole scritte con l'inchiostro sulla tela. La lunga pena nera dalle sfumature biancastre trema nella sua mano pallida ed i suoi occhi taglienti mi scrutano a lungo,in attesa di una risposta. Eppure sarebbe tutto così semplice se quella stupida regola non esistesse...mi basterebbe dare una sbirciatina tra i suoi pensieri ed il suo volto severo si muoverebbe in direzione di qualche altro fratello. Ma non posso,così abbasso lo sguardo sul pavimento roccioso e lascio che il mio viso sfugga al suo disappunto.

«Ethel,la lingua antica non è un gioco» afferma l'uomo tra un misto di amarezza e rabbia forzatamente celata «non stai lavorando bene. Ti assegnerò altri testi per domani mattina e li voglio tradotti dal primo all'ultimo. Chiaro?»

Sbuffo e sollevo gli occhi «chiaro».

La lezione con quel roditore di Kentack è l'ultima della giornata e non appena l'uomo ne annuncia il termine,io e gli altri fratelli ci solleviamo da terra e con una sgrullata sull'uniforme nera ci rimettiamo in cammino per la galleria 25 : la mensa. I corridoi sono tetri ed umidi,nonostante la luce delle fiaccole li adorni ogni mezzo metro. L'aria che respiro da quattro anni sa di muffa,polvere e chiuso. Ricordo che il primo giorno che sono arrivata qui mi sono sentita soffocare per la bellezza di una settimana. Mi mancavano gli alberi con quelle loro chiome sfavillanti che svettavano verso il cielo,mi mancavano le strade che seppur deserte mi facevano fantasticare su realtà antiche e mi mancavano i miei genitori,soprattutto,ma neppure una bambina ha il diritto di piangere per dei traditori. In quanto subterranea ormai divenuta dall'iniezione del siero solare,sapevo che non avrei più rivisto la superficie fino al compimento dei diciassette anni e dopo il rito di passaggio che mi avrebbe segnata come Figlia della Terra. Avrei rivisto l'azzurro cristallino del cielo al prezzo del sangue che i miei nemici avrebbero dovuto versare. La nostra storia è abbastanza banale paragonata a quella degli avi che nei secoli hanno costruito la grande città,eppure è articolata in così tante fasi all'interno delle lezioni di storia,che viene da chiedersi se molti fatti non siano stati inventati dalla fantasia della Confraternita per tenere i suoi soldati impegnati. Quando ottant'anni fa la grande epidemia rase al suolo la società,portando quasi all'estinzione l'essere umano,i pochi sopravvissuti si riorganizzarono e diedero vita alla Confraternita,costituita da un circolo di persone molto potenti che si passa il testimone da decenni per ereditarietà. La Confraternità creò in seguito la città Subterranea costituita da 127 gallerie dove i ragazzi tra i dodici e i diciassette anni avrebbero vissuto per essere addestrati a far parte dell'esercito dei Figli della Terra. Tutti noi figli dei sopravvissuti all'epidemia veniamo strappati dalle braccia dei nostri genitori al compimento dei dodici anni e spediti qui giù,dove c'è puzza di terra fino a contorcerti le budella. A diciassette anni puoi solo sperare di passare il test finale ed entrare a far parte dell'esercito,ma neppure allora puoi ritenerti privo di vincoli,perché la Confraternita ti spedisce nelle varie basi in superficie e passi la tua vita lì dentro e se tutto va bene speri di arrivare ai trent'anni senza essere ancora crepato di morte violenta. Contro chi combattiamo? Contro i ribelli ; a volte persone dalle facoltà piuttosto rare o altri poveri disperati che sono scappati nel tentativo di sfuggire al perverso sistema creato dalla Confraternita. Ragazzini nascosti ai confratelli dai propri genitori e spediti in zone capeggiate da anarchici senza scrupolo che da decenni cercano di far crollare l'organizzazione a cui sottostiamo. I miei genitori,entrambi ex Figli della Terra,erano traditori. Ricordo che un mese prima del mio dodicesimo compleanno irruppero dei soldati in casa. Erano cinque,interamente vestiti di nero,coi volti scarni e scoperti perché privi di dignità. Armati di mazze di ferro hanno abbattuto la porta del nostro appartamento a suon di calci. Mio padre mi guardò con quei suoi occhi color cielo e mi spinse sotto il tavolo della cucina,con la tovaglia troppo lunga e rossa che mi nascondeva alla vista dei suoi assassini.

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