La partenza .

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Il fiato di Karma si abbatte caldo tra i miei capelli, sfiorandomi le spalle scoperte ed il profilo del collo. Sento la sua agitazione sulla mia pelle e poi mischiarsi con la mia. Adesso abbiamo entrambe qualcosa da perdere.

«Kiran è un bravo soldato» sussurra, per non svegliare le decine di ragazze ormai sprofondate nel sonno «ed io, come gli altri, farò in modo che non gli accada nulla».

Sospiro, e quel sospiro lascia trapelare ogni minuscola sfumatura del tormento che mi sento dentro.

Mi accarezza i capelli come fosse tenuta a proteggermi «puoi stare tranquilla, ok? Siamo i migliori soldati di cui Hira dispone».

Scuoto la testa come posso «e se le cose non andassero come pensate? E se vi tendessero una trappola e finiste uccisi tutti quanti?»

Il respiro di Karma accelera al pensiero delle mie parole «non puoi permetterti di pensarla così. Potresti finire schiacciata dalla tua stessa paura».

«ok,» mormoro, accondiscendente «ma non venirmi a dire che sia illecito provarla».

Dopo ore ed ore, divorate dall'insonnia, un fioco raggio di sole penetra all'interno del Fienile assieme al presentarsi dell'alba. E' il momento. Tengo gli occhi chiusi mentre Karma si scioglie dolcemente dall'abbraccio nel quale mi ha stretta per tutta la nottata. La sento sospirare, stiracchiarsi, e poi sollevarsi dal materasso deposto a terra. Apro gli occhi di scatto, ignorando la stanchezza o la fatica, e mi soffermo a guardarla.

«Credevo stessi dormendo» dice a bassa voce, con un velo di compassione.

Faccio leva con il palmo della mano e fisso il mio sguardo assonnato nel suo «ho bisogno di salutare una persona».

Annuisce con comprensione e, con estrema cautela, ci destreggiamo fuori da quell'intrico di corpi ancora completamente assopiti. All'uscita del Fienile troviamo i volti sorridenti di Janice e Savannah. Si tengono per mano, e alla nostra vista i loro volti dapprima si illuminano, poi vengono occupati dallo stupore.

«E tu che ci fai qui?» mi chiede Janice, aggrottando le sopracciglia «la vostra sveglia è tra un paio d'ore».

Karma interviene «colpa mia che ho fatto troppo rumore quando mi sono alzata» dice con disinvoltura, facendo spallucce.

La guardo, ringraziandola con gli occhi.

«Beh, allora puoi assistere alla nostra partenza» mi dice la ragazza, strizzandomi un occhio.

«Già» mormoro, priva di forze.

Seguo le tre ragazze sino ai bagni. Entro in uno dei tanti e mi specchio nella superficie polverosa ed opaca. Scuoto la testa piena di disappunto per il mio aspetto terrificante. Sul mio viso c'è ancora traccia dei lividi bluastri lungo lo zigomo, la fronte e la mandibola. Sotto gli occhi, dei solchi scuri fanno capolino, in rilievo sul classico pallore della mia pelle.

«Che schifo» borbotto tra me e me.

Mi sciacquo il viso più volte, poi prendo uno degli asciugamani umidi appesi alla parete di legno e lo intingo con l'acqua gelida contenuta nel secchio al mio fianco. Lo passo sul mio corpo e sussulto ogni volta che lo sento sfiorarmi la pelle. Mi rivesto in fretta e furia, poi esco, terrorizzata dall'idea che possano esser partiti nell'arco di quella poca manciata di minuti. Sospiro, quando mi rendo conto che non è così.

«Ricordi quello che diciamo sempre?» chiede Janice alla ragazza, imprigionandola in uno sguardo carico di elettricità statica.

La mora annuisce.

La Ribelle adagia il dorso della mano sul suo zigomo «abbiamo scelto la libertà, Savannah. Abbiamo scelto di poterci amare, eppure ogni giorno ne paghiamo il prezzo».

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