Erranti .

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Il cielo si scolora lentamente sotto il mio sguardo impassibile ed assopito. Il terzo giorno di marcia sta per cominciare, ed io, di nuovo, perderò un paio d'ore di sonno per colpa di un sogno. Quando ero ancora nella città Subterranea mi capitava raramente di sognare, forse perché completamente stremata e bisognosa di crollare , il mio cervello si spegneva completamente abbandonandosi alla notte. Qui sono ancora più stanca fisicamente, piena di vesciche, graffi sulle braccia prodotte da rami intricati che non volevano saperne di farmi passare, con le gambe tremolanti e la pelle perennemente velata di sudore, eppure...eppure l'ossigeno vero fa un effetto diverso sulla mia mente. Camminare equivale a pensare, e pensare equivale a far riemergere sgradevoli sensazioni che credevo di aver sepolto lontano tempo fa.

Mi aggiravo tra le rovine della città con fare incerto. Avevo otto anni o forse poco più, e l'unica cosa che i miei occhi curiosi erano in grado di cogliere, era quel misto di squallido grigiore e desolazione tipico di quel che è abbandonato ormai da decenni. Grattacieli pieni di crepe che svettavano verso un cielo opaco e nuvoloso, lampioni a terra, macchine divenute monumenti dal metallo così scorticato e arrugginito, da sembrare un tutt'uno con la strada stessa. Sporcizia, cartacce, le vetrine dei negozi ricoperti da una spessa coltre di polvere e andate in frantumi non appena la Grande Epidemia scoppiò. E poi c'erano loro : tre volti mascherati. Nel bel mezzo della strada deserta, le persone parlavano animatamente di qualcosa, ed io osservavo, catturata, quelle misteriose figure prive di viso. Poi uno dei tre si allontanò, e gli altri due sembrarono notarmi. Ero felice e saltavo orgogliosa per catturare la loro attenzione. Le maschere caddero a terra e quei volti mi fissarono. Io li riconobbi all'istante : erano mia madre e mio padre.

Il mio piccolo giaciglio fatto di rami e foglie non è poi così comodo come avevo pensato. Mi fa male la schiena ed ogni volta che mi giro la mia testa impatta contro qualcosa di duro : sassi. Samuel dorme profondamente al mio fianco. I capelli neri sporchi e scompigliati, quegli occhioni grandi ora chiusi, la bocca semiaperta e le mani sotto la nuca. Avrei voglia di abbracciarlo adesso. Avrei voglia di aggrapparmi al suo corpo e di respirare il suo calore per provare a riprender sonno, per tranquillizzarmi. Ma per qualche ragione mi sembra completamente sbagliato. Nella città Subterranea ci era severamente proibito di avere relazioni tra aspiranti Figli della Terra. Ci venne sottoscritto il primo giorno, assieme al divieto di utilizzare facoltà se non espressamente richiesto dagli addestratori. Dicevano che una relazione ci avrebbe distratti dal nostro scopo primario : l'apprendimento, e dicevano che ci avrebbe resi deboli e vigliacchi e che ci sarebbe stato concesso il lusso di farci una famiglia solamente dopo la fine del servizio per la Confraternita. Ma, come qualunque altra regola, vi erano comunque delle persone pronte ad infrangerle. Tra di noi erano ben note le relazioni tra i ragazzi della città, ma tacevamo tutti di fronte agli insegnanti ed agli addestratori, perché sapevamo il tipo di punizione al quale sarebbero andati incontro. C'era anche chi...sì, insomma, si vociferava di chi, nei corridoi più remoti della città, faceva quella cosa. Ma non sono mai stata troppo ghiotta di pettegolezzi, mentre Kayla sì. Kayla. Sospiro e mi rigiro di nuovo tra le foglie. La notte muore e il giorno rinasce, ma nel mezzo il cielo è in bilico tra morte e vita. Siamo noi quel cielo : sempre pronti a morire e rinascere senza mai riprender fiato. Sempre ad annaspare e a maledire il buio e quando poi è buio malediciamo il sole perché ci fa avere paura della notte.

Prima di riprendere il cammino, il gruppo si riunisce, come al solito. Yuri e Karma, affiancati l'uno all'altro, si ergono su di una roccia e ci scrutano a lungo. Gli occhi della ragazza si soffermano sul mio viso più a lungo degli altri. Indugiano appena nello spostarsi e guizzano in quelli del gemello.

«Ci restano non più di due giorni di cammino.» esordisce Yuri, con il suo solito tono di voce profondo ed autoritario «Vi chiedo quindi di tenere duro e di non mollare ora che siamo giunti quasi al termine.» fa una pausa e si sofferma ad osservare le due prigioniere «Per quanto riguarda voi, verrete scortate da adesso fino alla fine dell'intero viaggio e non vi verrà concessa più alcun tipo di libertà».

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