Una festa da non dimenticare .

233 20 2
                                    

Percorro la scalinata con lo sguardo basso. Il dolce soffio del vento che mi scarmiglia i capelli annodati e li spinge contro il viso. I miei piedi si muovono svelti ; lo so perché li fisso mentre corro a perdifiato. Tocco di nuovo l'erba scura, e mentre sto per sfrecciare via da tutto e tutti, una mano mi afferra con violenza.

«Ethel, che cos'hai?» chiede una voce roca, colma di preoccupazione.

«Lasciami!» grido, divincolandomi dalla sua presa.

Le mie mani si aggrappano al suo petto e poi lo spingono via. Lontano, lontano da me. Non sollevo il viso per non incrociare il suo sguardo. Non ho intenzione di vederlo né ora, né mai più. Vorrei che sparisse dal mondo. Vorrei non averlo mai incontrato.

E invece l'ho fatto.

«Che ti ha detto, eh?»

Alzo lo sguardo e incontro il suo. Il volto contratto in una smorfia insofferente, le mani tra i capelli, le labbra assottigliate...quei suoi occhi contaminati dalla notte che ora mi scrutano alla ricerca di risposte.

«Sei un dannato bastardo!» urlo, mollandogli un altro spintone.

E' come se tutta la rabbia e la frustrazione che ho provato sino ad ora si fossero sciolte e mescolate col mio sangue. La mia persona si annebbia, i muscoli tremano e poi e s'irrigidiscono. Mi scanso i capelli dal viso e sento l'umido incollarsi sui polpastrelli. Lacrime. Una fitta mi divora lo stomaco.

«Ethel» mormora il ragazzo, scuotendo la testa.

Tenta di afferrarmi con le sue lunghe braccia snelle, ma io scatto all'indietro, disgustata. Ci guardiamo per lunghi secondi che paiono imprimersi in un istante infinito. Lo vedo con il passamontagna a coprirgli il viso, incrocio il suo sguardo indifferente per la prima volta, sento la sua voce perdersi nei meandri della foresta. Kiran mi urla contro, Kiran mi salva la vita, Kiran mi cura e mi trascina via dalla notte. Kiran è un falso schifoso.

«Faceva tutto parte della missione, non è così?» grido tra i singhiozzi, piena di rancore «Seguivi gli ordini di tuo zio e nient'altro!»

Il Ribelle si avvicina addolorato, io mi allontano, di nuovo. Un'altra folata di vento che spettina quelle sue ciocche morbide e dismesse.

«E' per questo che ti comporti come una bambina offesa?» mi chiede, alzando la voce.

Scuoto la testa, portandomi una mano al petto «mi fai schifo. Tutte quelle cose che mi hai detto...» un singhiozzo mi violenta più forte «tu sapevi tutto!»

Non risponde, ma abbassa lo sguardo. Si morde un labbro e si passa una mano tra i capelli. Quest'ultima certezza è una coltellata inflitta in pieno cuore.

«Non azzardarti mai più ad avvicinarti a me, mi hai capita? Mai più! Tu meriti solo sangue, violenza e distruzione. Sei la persona perfetta per questo mondo, Kiran. Le mie congratulazioni».

Mentre corro per raggiungere il Fienile, sento gli occhi dei Ribelli imprimersi sul mio corpo. Il fumo che il falò sprigiona nella notte, il caldo e il freddo, i piedi che falciano il prato e la terra che s'incolla sotto le suole. Le lacrime, le mie lacrime, che verso per una persona che mi ha fatta sentire vulnerabile. Non c'è posto per le debolezze in questo modo. Non c'è posto per nessun "Noi". Ci sono io, ed io, ed io, e basta. Mi basto? No, non lo so. Dovrei, ma non lo so. Una volta dentro, tento invano di portare via le lacrime ; il problema è che non si asciugano e che non appena riesco ad ucciderne una, la successiva rispunta dal nulla e mi fa la linguaccia. Nella sezione femminile ci sono diverse Ribelli. Intravedo Janice in un angoletto che parla con un'altra ragazza. Poi, mio malgrado, noto Karma e Karma nota me. Mi viene incontro con passo svelto e man mano che si avvicina la sua espressione si fa più cupa. Devo smetterla di piangere, devo smetterla di piangere!

RebellionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora