Prologo

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•They call me the freak of the fall
You feel like a badboy? Well, I'm KingKong
I'm the new high and you're the same bong
I know I'm, I know I'm hot, don't cry
Talksick3 in the fall
I'm that new album, you're the same song
They say I'm sick, and it won't take a long
'Til my sickness spreads worldwide (drop it)
Ju-ju-just watch!
Darkness comes and darkness stays
Face your fears and don't be afraid
Darkness comes and darkness stays
Face your fears, don't be afraid, ooh•
(Intro, Infected)

Game over.
You lose.

𖣔𖣔𖣔

Tossì.

Erano in dieci e all'improvviso si ritrovarono in due. Sentì le urla di Kristoff in lontananza.

Morto.

Restava solo lui.

Uno schianto lo fece sobbalzare, così provò a nascondersi nel retro di un locale. L'insegna luminescente rossa rischiarava appena un po' la notte fredda e umida.

Sarebbe morto. Doveva chiamare i rinforzi. Premette lo schermo del quadrante digitale sul polso, ma il segnale non sembrava funzionare. Il sistema intero era offline.

«Cazzo.» Diede un'ultima controllata alla propria arma. Aveva pochi proiettili ancora con sé. Come avrebbe fatto?

Thanatos era andato a cercarli tutti. Faceva domande strane, chiedeva di nomi che non gli erano mai stati così familiari.

La bile gli bruciava la gola. Tremò come un bambino. Era solo un guardiano comune, un umile servo del sistema che li aveva cresciuti. Che colpe aveva?

Premette le dita contro le tempie. Doveva scappare, ma dove?

Thanatos lo avrebbe trovato e gli avrebbe dilaniato il corpo. Era un mostro, uno di quei demoni che non andavano evocati e che invece erano stati creati dalla smania di potere.

Gli faceva male il fianco. Era scappato.

Era andato contro i suoi principi: mai le spalle.

Facile urlarlo in accademia, quando il mostro non lo inseguiva. Quando aveva capito che non avrebbe trovato altra via d'uscita se non dandosela a gambe, aveva ascoltato l'istinto. Era fuggito.

Si tastò il petto. Gli avevano da poco dato una nuova medaglietta al valore, la puliva ogni mattina davanti allo specchio. Suo padre era così orgoglioso di lui.

«Ti prego! Non so cosa cerchi!» Urlò, quando percepì dei passi in vicinanza.

Sentì una risata roca, simile al latrato di un cane. La figura in nero gli si avvicinò. Teneva la maschera metallica calata sul volto e macchiata di rosso: sangue cremisi che grondava a terra. Il sangue dei suoi colleghi, con cui lui aveva pranzato fino a poco prima.

«Invece sì, che lo sai. Eri lì, di guardia. L'uccellino me l'ha detto.» Thanatos lo afferrò per il polso, prima che potesse sfuggirgli. Lo spinse contro la parete sporca, premendo il braccio contro il suo collo.

«N-non capisco-»

«Non importa che sia tu a capirlo.»

Il ragazzo provò a liberarsi della presa. Strinse la pistola tra le mani, pronto a sparare i suoi ultimi colpi, ma alla Morte non poteva sfuggire. Thanatos fu più veloce. Gli schiacciò il cranio contro il muro.

Una, due volte. Il sangue schizzò ovunque. Quando il corpo fu percorso da un ultimo spasmo, Thanatos indietreggiò.

Inclinò la testa e le labbra gli si incurvarono all'insù da sotto la maschera. «Che peccato. Tanto talento dell'Accademia sprecato.» Sfilò dalla tasca dei pantaloni un fiammifero e gli diede fuoco. Lo lanciò in direzione del corpo, dopo averci versato su dell'alcol, che teneva in una bottiglietta della tasca interna della giacca. «Addio.»

Osservò le fiamme lambire quel corpo inerme. Un giovane che avrebbe potuto davvero dare tanto nel loro mondo, ma aveva preferito essere servo di demoni ben peggiori di lui stesso.

Presto li avrebbe scovati tutti.
Li avrebbe uccisi tutti.
E avrebbe guardato il mondo bruciare.

𝐒𝐡𝐚𝐝𝐨𝐰𝐬 𝐚𝐧𝐝 𝐂𝐡𝐚𝐨𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora