Eros
Era trascorsa una settimana, ma ogni volta che si metteva a letto, non riusciva a smettere di pensare a Djævel e a come appariva in fin troppo ottimi rapporti con la Procreatrice.
Non voleva credere che fosse come tutti, in fondo. Gliel'aveva promesso, gli aveva detto che aveva pianificato tutto con Lysa. Eppure, perché gli bruciava così tanto?
Si rigirò nervoso nel letto, tirandosi le coperte fin sopra la testa. Tremò appena, il freddo gli congelava le ossa. Sudava, sudava così tanto da giorni. Si rannicchiò su se stesso, provando a riprendere un po' di fiato.
Forse solo una piccola dose lo avrebbe aiutato a star bene. Sbuffò scocciato e scalciò le coperte.Sentiva le labbra umidicce dei suoi clienti baciargli la pelle sensibile del collo. Le loro dita gli tiravano i capelli, gli graffiavano la braccia e la schiena. Di colpo era di nuovo di schiena su quella scrivania e fissava le luci rosse al neon della sua stanza, chiedendosi quanto altro tempo sarebbe durata quella tortura. Gli mancava l'aria e le pareti iniziavano a restringerglisi attorno. Catene invisibili lo tiravano al letto, lo costringevano a inginocchiarsi. Rimbombava nella sua testa il rumore delle zip che si abbassavano e l'odore acre e pungente dei sigari. Sentiva i loro ansimi, più simili a dei grugniti, e la bile acida gli risaliva su per la gola. Lo stomaco gli bruciava e voleva rimettere anche la sua stessa anima.
Eros era stanco. Stanco di continuare ad avere quelle visioni che gli dilaniavano l'anima. Era distrutto. Aveva solo bisogno di una piccola dose per pugnalare e lacerare i ricordi, lasciando che si appannassero ancora una volta nella sua testa.
Si tirò in piedi per avvicinarsi alla piccola scrivania della sua camera e osservò gli oppiacei che Thanatos gli aveva preparato. Sfilò un accendino dalla tasca dei pantaloni e accese una di quelle sottospecie di sigarette fatte da quel pazzo. Si chiese dove avesse trovato tutta quella roba.
Si accasciò di nuovo sul letto, prendendo a fissare il soffitto. Era anche terrorizzato. Mancavano poche ore alla sua prova e stava letteralmente morendo. Forse anche l'ansia iniziava a giocargli brutti scherzi. Iniziò a camminare in avanti e indietro per la stanza, con la sigaretta penzolante tra le labbra.
Rabbrividì in tensione e sussultò, quando sentì bussare alla porta. Si voltò di scatto e aprì.
Thanatos lo stava osservando. Quegli occhi rossi gli risultavano ancora parecchio inquietanti, ma stava imparando a farci l'abitudine.
«Come ti senti?»
Avrebbe voluto urlargli che si sentiva morire senza una dose. Le mani gli tremolavano dalla stanchezza e aveva assolutamente bisogno di sentire qualcosa di diverso dai suoi incubi. Riusciva a rivivere ogni istante all'Eden e sentiva le mani dei clienti esplorargli il corpo, ogni volta che socchiudeva gli occhi.
«Bene.»
Thanatos lo scansò ed entrò nella sua stanza. «Stronzate. Menti malissimo, lo sai?»
Eros roteò gli occhi al cielo. «Grazie.» Bofonchiò, allontanando dalle labbra la sigaretta. «Perché sei qui?»
Thanatos gliela sfilò dalle mani e la stritolò in un pugno. «Hai fumato abbastanza per oggi. Volevo vedere come stessi qualche momento prima della prova.»
«Di merda, ti piace di più come risposta?» Eros si mordicchiò il labbro poco dopo, pentendosi di essere stato così brusco. Per istinto, arretrò, serrando le palpebre. Di solito Poul non prendeva bene le sue mancanze di rispetto e lo colpiva ripetutamente. «Scusa.»
Thanatos ciondolò il capo di lato. «Per cosa?» Poi sospirò piano, tirandosi in piedi verso di lui. Eros si spalmò contro la parete, sentendosi di nuovo all'interno di quell'insopportabile salottino rosso. Thanatos si bloccò di colpo. «Non ti colpirò come faceva lui. Non sono il tuo padrone, Eros. Ho intenzione di distruggere quel contratto.»
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𝐒𝐡𝐚𝐝𝐨𝐰𝐬 𝐚𝐧𝐝 𝐂𝐡𝐚𝐨𝐬
AdventureSol è una città di luce e futuro. Che poi nasconda il proprio volto crudele e disumano nelle piccole zone d'ombra, non è un mistero. A seguito dell'Incidente, il mondo è diviso tra il futuro in Akademie e quello alla Mostra. Una linea sottile divide...