Ægon
Non sapeva cos'altro fare. L'Akademie era in subbuglio dal giorno precedente.
Dopo lo scontro si era scatenato il caos. Così tante persone erano corse via per tutta Sol; tante altre avevano assaltato negozi e vetrine.
Ægon aveva capito subito di dover tornare a casa, all'Akademie. Miguel lo strattonò per il gomito. «Dobbiamo andarcene.»
Ægon annuì con un cenno del capo. Si sentiva confuso. Poi alzò lo sguardo. «Djævel?»
Herica sbuffò, accucciandosi contro Miguel. «Non lo so. Ma oggi non siamo di turno e dobbiamo nasconderci. I ribelli o i pazzi potrebbero prendersela con noi perché siamo studenti dell'Akademie.»
Ægon aggrottò la fronte. Avrebbe voluto ribattere, ma Miguel lo anticipò, scuotendolo. «Ægon, andiamo. Siamo dalla parte del Governo per loro, Herica ha ragione. Ci serve un nascondiglio.»
Ægon mosse il capo. Si guardò intorno, ancora frastornato. Era troppo preoccupato per Djævel. Se gli fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato.
Ma i suoi amici lo trascinarono lontano dalla folla. Miguel camminava avanti, spedito tra le strade di Sol, con una sicurezza quasi disarmante.
Ægon lo osservò. Dopo essersi guardato alle spalle per l'ennesima volta, accertandosi che nessuno li avesse notati o li stesse seguendo, tornò a prestare attenzione al suo migliore amico. «Mi dici come diavolo conosci queste strade?»
Miguel fece un sorrisetto divertito. Si strinse infine nelle spalle e diede un calcio a una cancellata incrostata dalla ruggine.
Davanti a loro si aprì una vecchia villa abbandonata, avvolta da una strana atmosfera misteriosa. Alcuni uccellini cinguettavano dalle finestre opacizzate dal tempo e dalla polvere.
Ægon deglutì, scambiandosi un'occhiata con Herica, che decise di parlare per prima. «Miguel, come conosci questo posto?»
Il ragazzo si grattò la nuca imbarazzato. «Era la vecchia Villa della mia famiglia... prima dell'Incidente, sapete.» Sospirò. «Vivevamo qui da bambini, ma quando mio padre si ammalò dopo il siero, mia madre vendette casa per guadagnare qualcosa. Così ci allontanammo dalla città, trasferendoci in periferia. Lei voleva così tanto che io e mia sorella entrassimo in Akademie o alla Mostra. Ma il giorno del trasloco mia sorella scomparve e noi dovevamo muoverci.» Il suo sguardo si spense di colpo. «Mi manca; spero che, ovunque sia, stia bene.»
Ægon abbassò per istinto lo sguardo. Poi abbozzò un sorriso incoraggiante. «Magari possiamo aiutarti a cercarla... nel frattempo visitiamo questa fantastica catapecchia potenzialmente mortale per un soggetto allergico.»
Spinse in avanti le cancellate, ripulendosi poi le mani sui pantaloni. Forse, una volta, dovevano essere imponenti, adesso scricchiolavano soltanto, riproducendo un suono triste e inquietante, piegate sotto il peso degli anni e dell'abbandono. Le piante rampicanti, con i loro lunghi tralci intricati, avevano preso possesso dei cancelli e delle mura della Villa, avvolgendole in un abbraccio naturale, o forse mortalmente soffocante, celando gran parte della loro struttura originale.
Percorsero il viale dissestato, che si snodava attraverso un giardino selvaggio. L'erba era così alta che gli gnomi da giardino erano stati divorati. Si mossero attenti a non inciampare nei rovi. Herica ridacchiò quando rischiò di crollare col volto per terra. «Potremmo proporre al Comandante di fare qui qualche allenamento.»
Tra le foglie ingiallite e i rami spezzati, emergevano frammenti di statue in rovina e fontane ormai secche. Miguel fece uno sguardo malinconico, osservandole. «A volte, durante le ronde vengo qui, nella speranza di rivedere mia sorella.»
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𝐒𝐡𝐚𝐝𝐨𝐰𝐬 𝐚𝐧𝐝 𝐂𝐡𝐚𝐨𝐬
AdventureSol è una città di luce e futuro. Che poi nasconda il proprio volto crudele e disumano nelle piccole zone d'ombra, non è un mistero. A seguito dell'Incidente, il mondo è diviso tra il futuro in Akademie e quello alla Mostra. Una linea sottile divide...