Mercoledì 9 aprile 2003

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Un pomeriggio andammo in biblioteca, ma non quella di facoltà, bensì in Sala Borsa, in mezzo a un sacco di altri studenti. Non ero una studiosa ma avrei voluto dedicarmi veramente allo studio, per una volta.

Ma Valeria non la pensava così.

Mi ero di nuovo fermata a pranzo da Cinzia e di nuovo avevo incrociato Vale che si era fatta mettere giù pochi grammi di pasta. Quando Cinzia si era offerta di accompagnarmi in biblioteca, ci era venuto spontaneo invitare anche la chioma azzurra, che ci aveva pensato a lungo, salvo poi declinare, tornandosene in stanza.

Fui comunque contenta di avere la compagnia di Cinzia durante lo studio, perchè anche lei era una che quando metteva il naso nei libri, difficilmente si schiodava. Ma non sapevo ancora cosa mi aspettava.

Eravamo in biblioteca da circa tre quarti d'ora, in un tavolo non molto appartato, quando Vale spuntò dal fondo della sala con uno zainetto talmente floscio da sembrare vuoto, guardandosi intorno, cercando disperatamente qualcosa che potesse catturare la sua attenzione. Pensavamo che le interessasse sedersi con noi, ma si limitò a farci un ok con il pollice per poi proseguire il giro della stanza, rifilando occhiate interessate a tutti quelli di sesso maschile tra i venti e i venticinque.

Infine venne ad accomodarsi, per poi proporre subito «Andiamo a prenderci un caffè?» scoccando uno sguardo furbetto a un gruppo di ragazzi al tavolo vicino.

Fu solo l'inizio, condito da un paio di visite di maschi alla macchinetta mentre bevevamo un caffè che faceva canonicamente schifo. Fiorirono i suoi tentativi di interruzione, mandando a puttane la nostra concentrazione sui libri e sugli appunti. Valeria non aveva alcuna intenzione di studiare in silenzio, e in realtà non aveva nessuna intenzione di studiare. Ogni volta che vedeva un ragazzo interessante, si interrompeva e cominciava a raccontarmi posti in cui sarebbe voluta andare il sabato successivo, cercando in tutti i modi di attirare l'attenzione.

«Rei, cazzo, se vuoi andare a ballare, giuro, ti ci trascino!» sibilai tra i denti.

Per diversi minuti, prima di quell'esasperato ultimo atto, avevo cercato di farle capire che quello non era il momento adatto per parlare di quelle cose. Ma Valeria era determinata a farsi notare, alzandosi in piedi per prendere un libro da uno scaffale lontano, cercando di camminare in modo appariscente, ridendo ad alta voce o facendo commenti sottovoce.

Fino a che non la inchiodai con quella frase, e lei subito si ritrasse.

Io intanto cercavo di tornare sui libri, sperando che si calmasse e si concentrasse finalmente sullo studio, mentre Cinzia ci guardava e rideva, anche lei ormai arresasi all'evidenza dell'impossibilità di leggere.

«Passano gli anni, ma siete sempre uguali, voi due.»

Mi imbarazzai a quella frase, a dire il vero, e forse anche Vale. Sta di fatto che finalmente quest'ultima si placò. Ma Cinzia continuava a sorridere sotto i baffi.

«Cos'hai da ridere tu?» le chiesi.

«No, niente, mi domandavo dove andrete a ballare sabato, specialmente la pantofolaia» replicò, indicando Valeria con la punta della matita.

Forse era vero che non eravamo cambiate, perchè nell'istante stesso in cui la Cinzia aveva puntato la matita su Vale, a me era scattato quell'istinto di protezione che avevo dai tempi delle superiori.

«Te non ti preoccupare, io e Rei ci arrangiamo facile facile. Te piuttosto, sabato cosa ti metti?»

«Eh no, cocche belle, io sabato devo vedere Simone.»

«Allora» aggiunse Valeria, quasi nascosta dietro la mia spalla «ci fai un po' di sesso virtuale o ancora aspetti di vederlo in carne ed ossa?»

«Ci sto lavorando. Tu pensa per te, gattina.»

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